[24/06/2010] News

I giovani e l’energia

ROMA. Ha scritto un grande sociologo tedesco che ogni rivoluzione è anche una rivoluzione generazionale. La stessa etimologia della parola "rivoluzione" implicitamente conferma questa affermazione. Rivoluzione significa ribaltamento, un cambiamento radicale che fa emergere gli opposti.

Anche Einstein affermava qualcosa di simile quando sentenziava che non si possono risolvere i problemi guardando le cose sempre dalla stessa prospettiva. Per questo chi ha causato un problema generalmente non riesce a guardare la realtà da altre angolazioni.

Eppoi un altro grande scrittore diceva che l'essenza di un viaggio non è andare da un paese ad un altro ma di riuscire a guardare lo stesso paese sempre con occhi diversi.

Tutti questi pensieri convergono verso uno stesso punto. Sociologia, fisica e poesia affermano che per affrontare con creatività la vita, rimuovendo i problemi che ciclicamente emergono, occorre avere la mente libera per riuscire a pensare diversamente.

E questa libertà è tipica dei giovani, di coloro che ancora non hanno sovrastrutture che ostacolano la visione e che non hanno posizione di privilegio da difendere. Due fattori entrambi importanti perché per definizione l'arte e la creatività non possono avere condizionamenti e perché nelle rivoluzioni, e quindi nei cambiamenti, alcune situazioni di privilegio e alcune rendite di posizione devono essere eliminate a favore di altre opportunità che si aprono per i pionieri.

Ma chi sono i giovani? Se abbiamo ragazzi che hanno già sovrastrutture o che vogliono difendere i privilegi (magari dei loro padri), questi non possono essere considerati idonei al cambiamento.  Invece alcuni piccoli o grandi paesi che stanno sgomitando per trovare un ruolo nella scena internazionale possono invece essere considerati "giovani".

Probabilmente l'arretramento dello stato sociale in Europa porterà a un ringiovanimento della popolazione perché rimuovendo i privilegi automaticamente eliminerà una delle cause che ostacola la creatività. A quel punto si potranno verificare due situazioni: una parte dei giovani cadrà vittima della depressione mentre altri libereranno le loro energie e inizieranno a progettare nuove imprese.

Bisognerà capire quale delle due parti avrà un peso maggiore all'interno della società. Se prevarrà la depressione questa potrà portare a rassegnazione e povertà. Se prevarrà la seconda, invece, magari dopo una fase di rivolte anche violente si inizierà una fase di ricostruzione.

Con queste premesse, il ruolo della politica oggi è più che mai essenziale per guidare la riscossa dei giovani cercando di arginare la violenza delle rivolte. Occorrerebbe mettere a fuoco un progetto comune intergenerazionale.

Dal mio punto di vista questo progetto non può che essere basato su nuove forme di relazione con l'ambiente e con il futuro. E poiché la questione ambientale è fondamentalmente una questione energetica, dobbiamo affrontare il significato della energia nel nostro presente e nel nostro futuro.

L'energia nucleare è un sogno delle grandi imprese e non può svolgere questo ruolo sociale: può essere l'energia del futuro ma non è quella del presente.

L'efficienza energetica intesa come ottimizzazione dei mini sistemi energetici, e quindi connessa con i piccoli impianti di energia rinnovabile e con le auto elettriche (cioè alla casa ed al sistema di mobilità), può invece avere un ruolo socio-politico.

Ma non resta molto tempo. Se vince la parte di popolazione che cade in depressione dobbiamo aspettare nuove generazioni per poter programmare un riscatto. Potrebbero passare molti anni e forse nel frattempo i migliori di noi seguiranno i propri sogni fuori dal proprio paese.

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