[25/06/2010] News

L'Ue al Portogallo: troppo cemento sulle coste, state distruggendo gli habitat e le dune

BRUXELLES. La Commissione europea, presieduta dal portoghese Manuel Barroso, ha chiesto al Portogallo di vigilare «Perché i progetti di sviluppo costiero situati in delle zone naturali sensibili siano perfettamente conformi alla legislazione europea in materia di protezione dell'ambiente».

La commissione è preoccupata per i permessi a costruire che sono stati dati a grandi progetti in zone naturali protette nei distretti di 'Alcácer e di Grândola, nel nord dell''Alentejo, all'interno dell'area di Comporta‑Galé che fa parte di Rete Natura 2000, e per quelli che una nota dell'Ue definisce «Gli effetti nefasti che questi progetti avranno probabilmente»

Infatti se i progetti di sviluppo fossero realizzati così come previsti dai piani approvati, alcune aree protette molto sensibili potrebbero essere completamente distrutte. «Questo affaire ha delle implicazioni importanti - scrive la Commissione - dato che altri progetti di sviluppo simili situati nella regione sono in corso di esame. Il Portogallo dispone di due mesi per conformarsi a questa richiesta, che assume la forma di avviso motivato nel quadro delle ,procedure di infrazione dell'Unione europea, dopo di che la Commissione potrà adire alla Corte di giustizia dell'Unione europea».

Le licenze a per costruire riguardano due grandi stazioni balneari, Costa Terra e Pinheirinho, che si estendono su 200 ettari e 2 km di coste, con conseguenze pesantissime sugli habitat e diverse specie protette compresi nelle direttive europee. Nel fare la sua Valutazione dio incidenza ambientale, ha ammesso che habitat locali come le dune, i boschi e la fascia costiera a ginepro, 10 specie di anfibi, 15 di rettili, 130 di uccelli e 21 di mammiferi, patiranno delle conseguenze ambientali. Las valutazione di incidenza portoghese invece non tiene conto degli effetti cumulativi di questi danni né di quelli della frammentazione degli habitat.

Nonostante questo il Portogasllo afferma che «Tutte le conseguenze negative sarebbero compensate attraverso un nuovo piano di gestione per la zona, che includerà una zona di conservazione privata».

Ma finoo ad ora nessuna iniziativa in questo senso è stata presa e comunque siamo alle solite: la proposta del "giardino" privato mentre il cemento si mangia le risorse ambientali pubbliche.

Il commissario europeo all'ambiente, Janez Potočnik, spiega ai portoghesi che «Per "sviluppo sostenibile" si intende "apprendere a vivere con quel che abbiamo e a non sprecare delle risorse naturali per realizzare un profitto a breve termine. Chiedo al Portogallo di adittare istantaneamente una visione a lungo termine per questa regione e di agire con diligenza per assicurarle una protezione adeguata».

Ma non è tutto: la Commissione Ue ha contestato tutti i 5 progetti edilizi, previsti nella stessa area protetta. Oltre a quelli di Costa Terra e Pinheirinho, hanno avuto il permesso altre 3 stazioni balneari: Herdade da Comporta/Carvalhal (347 ettari per 4.973 letti), Herdade da Comporta/Comporta (377 ettari perr 5.974 letti) e Costa de Santo André (4 alberghi e un villaggio turistico per 1.200 posti letto). Incredibile ma vero, «L'effeto cumulativo delle diverse stazioni non è stato valutato».

Diverse procedure simili sono già in corso: degli ultimi 3 avvertimenti per quel che riguarda delle stazioni turistiche all'interno di siti della Rete Natura 2000, due sono arrivati per la regione dell'Algarve e uno nel sud dell'Alentejo.

La Commissione pretende che la parte di Rete Natura 2000 che occupa il litorale tra Lisbona e l'Algarve non sia più seriamente minacciata dalla cementificazione.

L'Ue fa rilevare che «Nonostante la stretta protezione prevista dalla direttiva Habitat, gli habitat delle dune sono sottoposti ad una pesante pressione nell'insieme dell'Unione europea e sono stati considerati l'anno scorso come l'habitat protetto il cui stato di conservazione lascia più a desiderare nell'Unione europea. Lo sviluppo costiero e il punto dolente degli Stati membri, che lo considerano come la principale minaccia. Dal 1900 l'Europa ha perso il 40% dei suoi habitat dunali, di cui un terzo dal 1977».

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