[12/07/2010] News toscana

Piana: la lista degli interventi infrastrutturali previsti è conciliabile con l’infrastruttura-parco?

FIRENZE. Metti una sera a cena un termovalorizzatore, un aeroporto da rifare, un nuovo insediamento urbano di oltre 170 ettari del comune di Firenze con compresa "Cittadella viola", altri insediamenti residenziali, commerciali e industriali pianificati dalle altre municipalità, un nuovo raccordo autostradale (Prato-Signa), una terza corsia da realizzare (sull'A11) e una in via di completamento (il tratto fiorentino dell'A1), una strada a grande scorrimento (la Perfetti Ricasoli-Mezzana, cioè Firenze-Prato) e forse pure lo sbocco della ipotetica tangenziale fiorentina, che in uno dei progetti ipotizzati prevede di avere la sua testata ovest proprio accanto all'area di Castello.

E poi aggiungi quello che fino a pochi anni fa era solo un "convitato di pietra", e cioè il Parco della Piana, e che invece, fin dagli ultimi mesi della giunta Martini (l'approvazione del Masterplan risale al febbraio 2010) e poi con decisione (almeno negli annunci) nei primi mesi della giunta Rossi ha assunto una reale dignità urbanistica, al pari di tutte le altre funzioni previste nella attuale pianificazione.

Tutti presenti all'appello, quindi. Ma ciò che di solito passa sotto traccia, e solo saltuariamente si affaccia nel dibattito, è il fatto che la Piana non è e non può essere un "deposito" di funzioni urbanistiche da riempire fino all'orlo: ciò significa che la lista delle priorità in termini di opere da realizzare, che secondo quanto dichiarato sabato 8 luglio dall'assessore regionale all'Agricoltura Gianni Salvadori vede al primo posto il termovalorizzatore di Case Passerini e subito dopo il Parco della Piana, è nella sua versione attuale troppo ingombrante, e necessita di uno sfoltimento.

E non va dimenticato, peraltro, che la Valutazione di impatto sanitario sul termovalorizzatore, risalente al 2005, indicava sì Case Passerini come la localizzazione più razionale, ma imponeva anche imponenti opere di mitigazione: dalla creazione del "Bosco della Piana" (che è cosa diversa dal "Parco", anche se ne costituirebbe parte integrante con i 24.000 alberi di cui è prevista la piantumazione), a più generali interventi finalizzati alla «rinaturalizzazione dell'area» (ed ecco la motivazione fondamentale del Parco in via di pianificazione) e ad azioni nel campo del «teleriscaldamento e negli interventi sulla viabilità e traffico».

Ora, al di là del teleriscaldamento - che potrà essere posto in atto in seguito alla prevista realizzazione del termovalorizzatore e che comunque solo in questi mesi sta "vedendo la luce", nella Piana, in seguito all'inaugurazione dell'impianto a biomasse di Calenzano (Fi) - e del "Bosco" per la neutralizzazione delle emissioni (riguardo al quale peraltro vari esperti, anche di livello accademico, hanno posto in dubbio l'effettivo dimensionamento in termini di piantumazioni previste, che a molti appaiono insufficienti), ben poco appare essere stato fatto in termini di "interventi per la viabilità e il traffico". Anzi, le opere di supporto alla mobilità fisica previste (alcune di per sé più razionali, come la bretella Prato-Signa, altre apparentemente più insensate come l'ampliamento dell'A11 proprio accanto all'aeroporto pure in via di riprogettazione) vanno tutte nella direzione opposta sia alle indicazioni contenute nella Vis sia ad una logica di sostegno alla mobilità sostenibile e minimizzazione del traffico privato e su gomma, mentre ben poco è stato fatto, finora, per supportare i progetti di realizzazione di una metro-ferro-tramvia o comunque di una rete ferrata urbana destinata alla mobilità nella Piana, proposta sollevata ormai da anni da Legambiente e che, nonostante abbia ricevuto le "adesioni" del presidente Rossi e di vari esponenti della Giunta, comunque resta ancora al palo.

Il punto focale in questo senso è comunque l'idea di Parco che si vorrà realizzare negli oltre 3400 ettari facenti parte del territorio perimetrato dal Masterplan, e che poi avrà "a cascata" significative conseguenze riguardo alla pianificazione di tutte le altre infrastrutture previste: al di là delle idee che emergeranno dall'ampio percorso partecipativo attivato a riguardo (processo che, finora, appare tra i meglio organizzati in direzione della progettazione partecipata tra i vari progetti attivati in regione), comunque le ipotesi fondamentali restano due: il Parco (che certo non potrà mai essere un'area protetta nel vero senso del termine, per ovvi motivi legati al contesto in cui esso è inserito) potrebbe essere più che altro uno strumento destinato ad arginare lo sprawl urbanistico e ad introdurre elementi ordinativi nello sviluppo della Piana - è sostanzialmente l'idea di esso che aveva l'ex-assessore alle Infrastrutture Riccardo Conti, che ne è stato tra i principali fautori - oppure può essere incentrato sull'«intreccio con le politiche agricole del territorio» e sul sostegno all'agricoltura di qualità, come dichiarato sabato dall'assessore Salvadori.

O un parco come strumento urbanistico di (parziale) tutela o comunque di pianificazione ecologica del territorio, quindi, oppure un parco agricolo sulla falsariga di quelli già posti in atto in vari contesti nazionali che condividono con la Piana fiorentina una forte pressione urbanizzativa e infrastrutturale incidente su aree che in buona parte non hanno ancora perso del tutto la loro storica natura agricola, sia per quanto riguarda l'occupazione (cioè il lavoro) sia per l'organizzazione del territorio.

E, se da una parte è chiaro che una visione di parco non esclude l'altra perché le due finalità citate sono tra loro più che integrabili, dall'altra parte è altrettanto chiaro che la lista dei progetti per la Piana, così come è ora prevista nella sua imponenza, esclude la possibilità di dare al Parco un vero significato urbanistico, poiché se davvero tutti i progetti citati (che peraltro sono solo i principali) dovessero giungere a compimento lo scenario futuro vedrebbe una Piana ricolma di grandi impianti di elevato impatto non solo emissivo, ma anche paesaggistico, che certo vanificherebbero sostanzialmente sia le ipotesi di "parco agricolo" sia soprattutto la prospettiva di porre in opera, almeno in quei benedetti 3400 ettari, una pianificazione che sia prima di tutto ispirata alla sostenibilità ambientale e sociale.

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