[13/07/2010] News

Italia regina del biologico in Europa

LIVORO. Palazzo Chigi, nella consueta newsletter che invia settimanalmente fornisce i dati (in parte anche già da noi pubblicati) relativi all'agricoltura biologica. «L'Italia - si legge nella nota -  mantiene il primato in Europa per numero di operatori certificati impegnati nella filiera  dell'agricoltura biologica e resta leader europeo per ettari di superficie coltivati secondo il metodo biologico, con esclusione dei boschi e pascoli, dove il primato va alla Spagna». Toni giustamente enfatici che  riguardo appunto agli ultimi dati, riferiti al 31 dicembre 2009, forniti al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dagli Organismi di controllo sulla base delle elaborazioni del SINAB (Sistema d'informazione nazionale sull'agricoltura biologica).

La superficie interessata - si dice poi - , interamente convertita ad agricoltura biologica oppure in conversione, risulta pari a 1.106.684 ettari, con un aumento rispetto all'anno precedente circa del 10,4%: tra i prodotti più coltivati i cereali, la frutta, gli agrumi;  un'ampia percentuale è rappresentata da foraggi, prati e pascoli. Seguono le superfici dedicate all'olivocultura e alla viticoltura.

Gli operatori del settore sono 48.509; tra questi, ad esempio, sono 40.462 i produttori esclusivi, 2.564 le aziende che effettuano sia attività di produzione che di trasformazione; 56 importatori esclusivi; 204 importatori che effettuano anche attività di produzione o trasformazione. Rispetto ai dati riferiti al 2008 si rileva una riduzione complessiva del 2,3%, e sono soprattutto i produttori a risentire di un calo, mentre i trasformatori che operano in regime di agricoltura biologica continuano a crescere (+3.5%).

 Le regioni con la maggiore presenza di aziende agricole biologiche sono la Sicilia, Calabria e Puglia; alle regioni del sud spetta anche il primato per superfici agricole condotte secondo il metodo biologico (Sicilia, Puglia e Basilicata); l'Emilia Romagna, seguita dalla Lombardia, vanta invece il maggior numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore.

«Bisogna fare ancora di più per sostenere le imprese agricole biologiche, che si impegnano in un settore che fa della qualità, per i prodotti e per l'ambiente, il suo asse portante», ha detto il ministro Galan nel commentare i dati. «Per favorire la conversione di nuove aziende verso il biologico, in accordo con le Regioni, abbiamo rimosso una serie di ostacoli che fino ad oggi hanno reso difficile o poco conveniente per gli operatori l'accesso agli aiuti previsti dai Programmi di sviluppo rurale».

Il Ministero dell'agricoltura - conclude la nota che è stata ripresa direttamente dal Ministero dell'agricoltura - è da tempo impegnato nello sviluppo del settore, con l'obiettivo di favorire quanto più possibile l'accesso delle imprese agricole ad un mercato in forte espansione e rispondere così alle richieste dei consumatori; ne sta quindi supportando la promozione, anche attraverso la semplificazione amministrativa, per ridurre gli adempimenti burocratici a carico delle aziende biologiche.

Alla fine della lettura si pone una sola domanda: davanti a un patrimonio del genere, ad un made in italy sostenibile come questo. Di fronte ad un primato europeo, uno dei pochi di cui l'Italia può vantarsi. Vale davvero la pena darsi agli Ogm al di là di tutte le altre implicazioni? C'è bisogno nel nostro Paese davvero di mettere a rischio questo patrimonio? Ma in nome di cosa? Certamente non della sostenibilità.  

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