[14/07/2010] News

Il rapporto Istat fotografa un'Italia dove è ancora predominante la quota di combustibili fossili

GROSSETO. L'Italia per rispettare gli obiettivi europei dovrà raggiungere una percentuale pari al 17% di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo (che nel 2005, anno di riferimento era del 5,2%) oltre a ridurre i gas serra del 14% sempre rispetto al 2005.
Ma stando ai dati del rapporto pubblicato da Istat sul sistema energetico italiano, i passi da compiere per raggiungere quell'obbiettivo sono ancora molti, seppure si rilevi che la disponibilità di energia da fonti rinnovabili sia aumentata di 1,8 punti percentuali rispetto al 2008, e sia diminuita di 1,3 punti quella da combustibili solidi. Ma rimane pressoché stabile la quota da petrolio e diminuisce di 0,9 punti la quota di gas naturale utilizzato.

Secondo l'Istat infatti nel 2009 risulta ancora predominante la quota dei combustibili fossili, in particolare dei prodotti petroliferi, che incidono per il 41% sul consumo interno lordo mentre la quota relativa al gas naturale è stata del 35,5%, quella da fonti rinnovabili del 10,7 % e dei combustibili solidi del 7,4%.
Una situazione che pare più promettente se si analizza il periodo 2000-2009, in cui invece, risulta notevolmente diminuita la quota di disponibilità di energia da petrolio (-8,5 punti percentuali), mentre è salita la quota da fonti rinnovabili (3,8 punti percentuali) e quella da gas naturale (4,1 punti percentuali). Quindi si è registrato un processo di sostituzione tra le fonti energetiche a favore delle rinnovabili e del gas e si è anche avuto una progressiva (a partire dal 2005) riduzione dell'intensità energetica primaria (ovvero il rapporto tra il consumo interno lordo di energia espresso in milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep) e il Pil), attestandosi nel 2009 al di sotto dei 150 tep per milione di euro prodotto, per effetto della crisi economica e della contrazione del Pil del 5,1%.

Sempre nel 2009 le importazioni di prodotti petroliferi sono diminuite del 5,9% anche in corrispondenza di un incremento dei relativi prezzi, che hanno fatto registrare rialzi consecutivi nel corso dell'anno.
Nella produzione complessiva di energia elettrica si è registrato un calo della produzione termoelettrica tradizionale, che passa dall'81,2 % del 2004 al 76,4 % del 2009, a vantaggio della quota di rinnovabili, la cui incidenza sulla produzione complessiva passa dal 18,8% del 2004 al 23,6 % del 2009, vicina quindi al target europeo fissato al 25 % al 2010.

Tra i settori utilizzatori finali di energia, la quota più elevata (pari al 35,2 %) nel 2009 è attribuita al settore degli usi civili (compreso il domestico, il commercio, i servizi e la PA); seguono il settore dei trasporti (32,2%) e quello industriale (22,6%). In quest'ultimo è la siderurgia a consumare di più essendo responsabile di circa il 19% dei consumi dell'intero comparto, seguita dalla chimica e petrolchimica (15%) e dal settore materiali da costruzione (15 %); un comparto in cui nel 2009 si è rilevata una forte flessione della domanda energetica (-19,6 %) che, come per il 2008, ha riguardato, in generale, tutti i settori manifatturieri, al contrario di quanto è accaduto nel settore degli usi civili, in cui vengono i consumi energetici sono aumentati del 4,8 % nel 2008 e di un ulteriore 3,5% nel 2009.

Tra i prodotti petroliferi si è avuta uno spostamento dei consumi, con una diminuzione d'incidenza dell'olio combustibile che nel 2009 cala di circa 14 punti rispetto al 2000 mentre è aumentata di circa 13 punti percentuali l'incidenza del gasolio, i cui impieghi rappresentano oltre il 36% dei consumi di prodotti petroliferi (erano il 27,4% nel 2000).

In particolare, tra i consumi finali di gasolio la quota predominante è rappresentata dal gasolio per autotrazione, che da sola copre nel 2009 il 33,9% dei consumi totali di prodotti petroliferi (20,5 %  del 2000), mentre la quota di gasolio utilizzata per riscaldamento ammonta appena al 2% ed è dimezzata rispetto alla percentuale del 2000.Quindi ad aumentare fortemente sono stati i consumi di gasolio per autotrazione (in valore assoluto di oltre il 38% nel 2009) nonostante l'incremento del prezzo del gasolio per auto del 19,7% rispetto al 2000. Mentre si è osservato nello stesso periodo una contrazione di percentuale analoga dell'uso della benzina.

Riguardo alla riduzione delle emissioni di gas serra, dopo un aumento del 9,7 % registrato nel periodo 1996-2005, dal 2005 al 2007 si sono ridotte del 3,7% circa. Anche per gli obiettivi che riguardano la riduzione delle emissioni di gas serra si fa riferimento al 2005, anno per il quale si dispone di dati affidabili e verificati sia per il sistema comunitario ETS (emissioni verificate a livello di impianto) sia per le emissioni di gas serra complessive degli Stati membri comunicate nell'ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc).

In Italia, l'obiettivo del 14% in meno rispetto al 2005 dovrà essere raggiunto tramite riduzioni del 21% delle emissioni relative al settore ETS (tra cui produzione elettrica da combustione, produzioni di materiali ceramici, vetro e carta, cementifici, raffinerie di petrolio e acciaierie) e del 13% delle emissioni relative al settore non-ETS tra cui rilevanti sono il trasporto stradale, marittimo, aereo e l'agricoltura.

 

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