[19/07/2010] News

Peperoncino, asini e fari… come impedire i raid di elefanti, ippopotami e leoni

LIVORNO. La competizione tra uomini e fauna selvatica affonda le sue radici nella notte dei tempi «Ma oggi le cose si complicano, in particolare in Africa - spiega René Czudek, un esperto di forestazione e fauna selvatica della Fao - La popolazione del continente, che ospita le più vaste riserve di fauna selvatica del pianeta, passerà da uno a due miliardi di abitanti nel corso dei prossimi 40 anni. Gli africani si affolleranno nelle città, ma le loro colture agricole eserciteranno una pressione crescente sul territorio popolato dalla fauna selvatica».

Per questo la Fao, insieme a Fondation Internationale pour la Gestion de la Faune, International Conservation Service, Crocodile Conservation and Consulting, African Wildlife Management and Conservation, Conservation International e Wwf, ha presentato "Les conflits humains-faune en Afrique - Causes, conséquences et stratégies de gestion", una pubblicazione che contiene le linee guida per l'attenuazione dei conflitti fra fauna selvatica ed esseri umani, che vuole contribuire a proteggere la popolazione, il bestiame le coltivazioni dagli animali selvatici, ma anche a proteggere quest'ultimi dall'uomo.

La pubblicazione suggerisce strategie e consigli pratici per rendere la coabitazione ravvicinata più sicura per tutti e la Fao la riassume così: «Gli attacchi degli elefanti ci preoccupano? Nessun problema con uno spray al peperoncino. I leoni, i ghepardi oppure le iene maculate attaccano i vostri animali d'allevamento? Pensate a procurarvi un asino per montare la guardia. I babbuini vi danno del filo da torcere? Offrite loro un sandwich al serpente».

Secondo la Fao non c'è niente da ridere: con una popolazione umana mondiale che aumenta ad un ritmo di circa 75 milioni di persone all'anno e che disputa sempre di più spazi vitali agli animali selvatici, bisogna aguzzare la fantasia se si vuole davvero riuscire a gestire i rischi del conflitto già in atto e le crescenti minacce alle vite umane ed ai mezzi di sussistenza, così come alla salute a causa delle malattie trasmesse dagli animali».

Il confine, il velo che teneva a distanza e in una relazione di equilibrio gli esseri umani e la fauna sembra essersi strappato per la crescita della popolazione e secondo il Comitato tecnico per la fauna selvatica della Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe, «Gli animali selvatici rappresentano il problema numero uno per le popolazioni rurali, tanto per la loro sicurezza personale che per i danni economici che producono».

Le cifre dei danni causati dagli animali non si conoscono, ma Czudek evidenzia che «Per una famiglia, la perdita di un campo di mais vandalizzato dagli elefanti può significare la perdita delle sue disponibilità alimentari per un anno intero e fare la differenza tra l'autosufficienza e la miseria».
Gli elefanti sono un vero e proprio flagello per i campi di mais e manioca e i costi dei loro raid vanno in media dai 60 dollari per contadini dell'Uganda ai 510 dollari per gli agricoltori del Camerun, cifre insostenibili.

La Fao sottolinea che «Cacciare dalle proprie terre un elefante maschio adulto è naturalmente più facile a dirsi che a farsi, ma la buona notizia è che tutti gli elefanti hanno un tallone di Achille: detestano il peperoncino! La soluzione potrebbe essere la Mhiripiri Bomber, una pistola di plastica che spara palle da ping-pong che contengono un super concentrato di peperoncino che esplode a contatto con la pelle dell'animale». Un altro metodo proposto è quello di disseminare il perimetro dei campi con contenitori al peperoncino a cui dar fuoco appena arrivano gli elefanti.

Il contato con i grandi erbivori può essere evitato anche coltivando specie che non solo loro gradite, mentre quello con i carnivori ha bisogno di misure di protezione soprattutto nei luoghi di abbeveramento, aree nelle quali però l'uomo deve consentire l'accesso anche alla fauna selvatica.
Il problema si presenta particolarmente difficile in Zambia e Mozambico a causa degli attacchi portati al bestiame dai grandi coccodrilli del Nilo, alcune barriere sarebbero sicuramente utili, ma da quel che si è visto i coccodrilli attaccano molto meno gli uomini e il bestiame se hanno a disposizione abbondanti stock di pesce, quindi evitare la sovra-pesca neri fiumi sarebbe un modo efficace per diminuire il pericolo. Un altro strumento efficace contro i grandi felini e gli altri predatori sono i cani da guardia, in Kenya si è invece scoperto che gli asini sono un altro avversario dei grandi carnivori e li attaccano a morsi e a calci mentre lanciano l'allarme. Avere un serpente a disposizione fa invece scappare a gambe levate i babbuini che si introducono spesso e volentieri nella case per rubare cibo.

Gli ippopotami (l'animale che fa più vittime umane in Africa) fanno spesso scorribande notturne nei campi coltivati, ma sembrerebbero molto disturbati dalla forte luce dei fari che hanno però una controindicazione: li fanno letteralmente infuriare.

Il kit "Conflits homme-faune sauvage" punta proprio a rafforzare le capacità delle comunità locali di prevenzione e risoluzione dei conflitti con gli animali, «Naturalmente - spiega la Fao - le persone abbandoneranno le loro posizioni di sospetto o di ostilità verso gli animali solo se le loro comunità trarranno dei benefici tangibili dalla loro coabitazione, spesso pericolosa, con le popolazioni animali. Una soluzione potrebbe essere quella di versare loro una percentuale dei guadagni prodotti dal turismo, di remunerarle per i servizi ambientali resi, o di offrire loro un indennizzo per i danni causati alle colture o per i danni fisici subiti». Czudek sottolinea l'urgenza di agire: «Quali che siano le misure adottate, è importante che siano introdotte senza perdere tempo e applicate a regola d'arte. Nel caso contrario, rischiamo di veder sparire progressivamente la fauna selvatica in una gran parte dell'Africa, il che rappresenterebbe una tragedia per tutta l'umanità».

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