[22/07/2010] News toscana

Memorie attorno al santuario dei cetacei inquinato

LIVORNO. Nel 2004 la Provincia di Livorno predispose una proposta di PTC, che innovativamente, con il supporto di una ricerca fatta svolgere alla Scuola Superiore di S.Anna, prevedeva di pervenire a una zonizzazione e normazione del mare territoriale.

Tutto ciò derivava dalla consapevolezza, maturata a livello tecnico e politico, che il mare altro non era che una diversa forma del territorio.

L'accoglienza della proposta fu tiepida, se non proprio ostile (nella primavera del 2004 si era, se non in campagna elettorale, alle dispute per le candidature), sia a livello provinciale che regionale.

Con la successiva legislatura la proposta di piano fu accantonata. Forse perché c'era in formazione il PIT, forse perché la legge 1 del gennaio 2005 sanciva di fatto il totale depotenziamento del ruolo della pianificazione provinciale e l'avvento della stagione degli accordi di pianificazione.

Il problema del governo del territorio - mare è rimasto così intatto. Anzi, se vogliamo, si è aggravato, perché il santuario dei cetacei e un segno sulla carta e niente più, le aree marine protette non sono state realizzate.

Eppure qualche segnale positivo si è intravisto e si intravede.

E' il caso per esempio di Marina di Campo che dice no ad usi impropri del mare tra Montecristo e Pianosa, di Portoferraio che ha previsto aree marine di tutela nel regolamento urbanistico vigente, che ne prevede ora altre in una logica di continuità terra - mare in occasione della definizione della variante al piano strutturale per la realizzazione del sistema della portualità turistica, in località Le grotte e Salina di S.Giovanni; che sta studiando altre formule per normare gli usi del mare al fine di garantire la sicurezza della balneazione, le attività amatoriali di pesca, il diving, la sicurezza della navigazione, la protezione delle praterie di posidonie.

Cioè, qualcuno almeno ci prova, forse ci può provare perché a Portoferraio si è concretizzata una sostanziale accettazione di una delle più antiche aree marine tutelate d'Italia. Quella dello Scoglietto, istituita con un decreto ministeriale del 1971, che senza particolari imposizioni, se non il divieto di alcune forme di pesca, di navigazione e di ormeggio, è divenuta uno dei luoghi più amati per le attività di diving perché qui il pesce c'è e lo si può ammirare.

Così sembra si possano scontare maggiori difficoltà a far capire ai turisti che i sassi della splendida spiaggia delle ghiaie non possono e non debbono essere asportati perché appunto sono protetti, in quanto vera e propria rarità; d'altra parte non è di tutti i giorni avere una spiaggia marina che sembra fatta di "pilloli di fiume", ma che è invece il prodotto di un delicato processo di trasformazione del territorio, cioè lento disfacimento delle falesie dominate dal caolino di Padulella, Capo bianco ed oltre, e deposizione dei sassi alle ghiaie.

Se poi si deve trovare un senso a questi fatti viene da pensare che se la regione Toscana vive tanto di mare, non ha una visione marittima di se stessa. Scherzando si dice che è colpa dei fiorentini perché la sede regionale è a Firenze, però, forse, nello scherzo qualche briciola di verità sussiste e non guasterebbe ripensare alle politiche per il mare.

 

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