[27/07/2010] News

E’ nucleare l’accordo strategico Usa-Pakistan

LIVORNO. Ieri, per tranquillizzare l'opinione pubblica statunitense (e dei Paesi Nato) dopo la pubblicazione di documenti riservati da parte del internet Wikileaks che svelavano il doppio gioco dei servizi segreti pakistani in Afghanistan, la Casa Bianca La Casa Bianca ha detto che la situazione in Pakistan è radicalmente cambiata negli ultimi mesi, anche grazie all'accordo bilaterale strategico sottoscritto dal segretario di Stato Hillary Clinton con il governo di Islamabad.

Di cosa si tratta davvero lo spiega con toni venati di trionfalismo nazionalista "Pakistan Ledger": «Il dialogo strategico Usa- Pakistan a Washington ha spianato la strada per un accordo nucleare con il Pakistan. A Washington, gli americani ci hanno ascoltato. Questa è stata la prima volta da lungo tempo che l'intera leadership civile e militare dei due Paesi discute sotto lo stesso tetto e viene ascoltato il punto di vista pakistano. A Washington, per la prima volta, gli americani non hanno detto di no ad un accordo sul nucleare civile col Pakistan. A Islamabad, durante il secondo summit  strategico Usa- Pakistan, gli americani hanno detto di sì. Si è cominciato con un forse non definitivo, ma alla fine è diventato un si definitivo. Sia l'ambasciatore Holbrooke che il segretario di Stato Hillary Clinton hanno riconosciuto la necessità di un accordo sul nucleare civile con il Pakistan e si sta lavorando ad esso. Si tratta di mettere sul tavolo una cooperazione energetica a breve e a lungo termine e diversi team sono impegnati per un accordo nucleare tra Washington e Islamabad».

Che tutto questo avvenga in un Paese dotato di armi nucleari, in guerra fredda con un'altra potenza nucleare come l'India, che partecipa alla guerra calda afghana con gli occidentali e intanto sostiene l'integralismo islamico e che soprattutto non ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), sembrerebbero cose trascurabili, eppure per molto meno il confinante Iran è stato sottoposto a nuove sanzioni da parte dell'Onu, ulteriormente inasprite dall'Unione europea e dagli Usa.

D'altronde, lo stesso Pakistan del boicottaggio all'Iran se ne è sempre allegramente fregato e continua a fare lucrosi affari energetici con Teheran e da terra di transito per traffici leciti ed illeciti. Il perché di tutto questo lo spiegava il giornale britannico The Guardian qualche giorno fa: «Un accordo sul  nucleare civile, che fornirebbe tecnologia e combustibile alle centrali nucleari, potrebbe essere la necessaria la carota per il Pakistan perché tagli definitivamente i suoi legami con gruppi di jihad. Una varietà di incentivi a partire dal 2001, compresi equipaggiamenti militari ed aiuti civili, non hanno funzionato, dicono gli esperti».

Anche qui la differenza con l'Iran è stridente: si premia un Paese che ha accertati legami con il terrorismo islamico e si punisce la Repubblica islamica dell'Iran accusata di appoggiare Hamas a Gaza e i movimenti integralisti sciiti (legali) in Libano ed Iraq.

L'impotenza della politica statunitense ed occidentale verso il rebus del Pakistan la spiega  bene Christine Fair, della Georgetown University di Washington: «Abbiamo bisogno di una grande idea per il Pakistan, per trasformarlo da una fonte di insicurezza per la regione in un Paese impegnato a eliminare il terrorismo e a garantire che la proliferazione nucleare non avvenga di nuovo. Stiamo cercando di ottenere che il Pakistan faccia cose che sono nei nostri interessi strategici, ma non nei loro».

Il Pakistan è bravissimo a giocare su più tavoli confondendo carte e partite e gli americani si sono spaventati molto quando ha chiesto ai cinesi di dargli una mano a raggiungere la parità nucleare con l'India, l'avversario comune fin dall'indipendenza e che con i due Paesi ha anche aperti conflitti sui confini.

I pakistani non hanno tirato giù l'accordo nucleare Usa-India, sottoscritto da Bush e ratificato da Obama, che a loro avviso sconvolgerà l'equilibrio di potere nell'intera Asia meridionale. Secondo Shaun Gregory, direttore della Pakistan security research unit alla Bradford University, «Attraverso l'accordo, l'India è diventata un membro de facto del club nucleare e il Pakistan non capisce perché non gli sia stata offerta la stessa cosa. Il Pakistan ritiene di avere un ruolo uguale a quello dell'India».

Naturalmente il nuovo accordo nucleare Usa-Pakistan ha sollevato subito le ire della destra indiana che accusa Washington di aver ceduto alle minacce di Islamabad dopo il suo accordo nucleare con Pechino condito da esercitazioni militari comuni nel turbolento Xinjiang della ribellione islamica uigura.

Ma la Clinton il 19 luglio ha rassicurato: «Nel nostro dialogo con il governo pakistano, abbiamo chiaramente detto che lavoreremo con loro per l'energia nucleare civile». Al traballante e corrotto governo pakistano è stato promesso un accordo nucleare sul modello di quello Usa-India. Si tratta ora di vedere se Islamabad rinuncerà all'accordo con la Cina che prevede la fornitura di due reattori nucleari.

Il nucleare è veramente un inestricabile garbuglio, fatto di ricatti reciproci basati su un equilibrio del terrore che da bipolare è presto diventato un puzzle: gli Stati Uniti, che fanno l'accordo nucleare strategico con il Pakistan, accusano Pakistan e Cina di violare con il loro accordo le norme sulle forniture di materiale nucleare a Paesi non aderenti al Tnp (come l'India e Israele) e per questo hanno chiesto al Nuclear Suppliers Group ulteriori chiarimenti e di occuparsi della cosa.

Hillary Clinton però non vede contraddizioni in questo atteggiamento schizofrenico sugli accordi nucleari ha detto all'Indian Express: «Ci sono voluti anni per farlo con l'India. Ma siamo impegnati a proseguire ed a superare gli ostacoli che potrebbero sbarrare la strada, perché pensiamo che sua molto importante ottenere varie fonti di energia da connettere alla rete e per impedire la riduzione di potenza che ora è un problema così difficile per la popolazione. Così stiamo cercando di capire come aiutare il governo pakistano a realizzare un sistema energetico, che richiede non solo di guardare ad ogni forma di energia, come facciamo, ma anche come metterla insieme e distribuirla». L'accordo firmato dagli Usa con Islamabad prevede intanto numerosi   interventi energetici soprattutto sull'idroelettrico, con realizzazione di dighe anche in funzione dello sviluppo agricolo. Un altro tema, quello dell'utilizzo delle risorse idriche che divide da sempre India e Pakistan e che rischia di diventare fonte di nuovi conflitti in tutta l'Asia centro-meridionale e nell'Himalaya.

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