[28/07/2010] News

Dietrofront Libdem: la Gran Bretagna punta su nucleare (privato!) ed eolico

LIVORNO. La marcia indietro sul nucleare di Chris Huhne, il nuovo ministro dell'energia del governo di coalizione britannico conservatore-liberaldemocratico, é clamorosa e scontenterà probabilmente molti elettori "Libdem" da sempre schierati per il no all'energia atomica. Ieri alla Camera dei Comuni Huhne ha detto che «L'energia eolica e l'energia nucleare finanziata dal settore privato sono gli strumenti con i quali il Paese potrebbe evitare la crisi energetica che lo minaccia».

Nella sua relazione annuale sull'energia il ministro liberaldemocratico ha annunciato un'imminente rivoluzione energetica nel Regno Unito: «Come le altre rivoluzioni industriali, la rivoluzione delle basse emissioni di carbonio sarà condotta dagli imprenditori, dal settore privato, dalle comunità locali, dagli individui e dalle iniziative degli scienziati e degli ingegneri, e non dal governo. Attualmente, l'economia Britannica è dipendente dai combustibili fossili. Con il declino della produzione di petrolio e gas nel Regno Unito, siamo maggiormente esposti alla volatilità dei prezzi in un ambiente di concorrenza mondiale accresciuta. Il governo si é impegnato a superare la sfida di realizzare l'energia rinnovabile, a terra e a mare, e di collegare questa energia alle reti nazionali per distribuirla».

Ma ora per Huhne, che ha fatto la sua campagna elettorale sui costi insostenibili delle centrali nucleari, l'energia nucleare é diventata «Una soluzione accettabile, sotto la direzione delle imprese private. L'accordo di coalizione stipula chiaramente che I nuovi impianti nucleari possono proseguire fin tanto che non beneficino di sovvenzioni pubbliche. Il governo si impegna ad eliminare tutti gli ostacoli non necessari agli investimenti nelle nuove centrali nucleari. Sono convinto che le nuove installazioni nucleari avranno il loro ruolo nel rispondere ai nostri bisogni energetici».

Quello di Huhne del nucleare "privato" sembra più un trucco semantico per tenere in piedi la coalizione di governo che non può buttare soldi nel nucleare mentre è alle prese con un deficit pubblico record che ha raggiunto i 153 miliardi di sterline. La sua insistenza sulla rivoluzione a basse emissioni di CO2 che non sarà gestita dal governo fa i conti soprattutto con tagli fino al 40% ai ministeri con la necessità di smantellare e sostituire le obsolete centrali nucleari che stanno raggiungendo o hanno già superato la loro durata di vita, centrali fino ad oggi finanziate dal governo.

Huhne, pur non dicendo più che la colpa è della scelta nucleare-petrolifera, è ancora preoccupato per le difficoltà nel raggiungere l'obiettivo del 15% di rinnovabili entro il 2020: «La parte di energia rinnovabile nella nostra produzione di energia è la terza più bassa dell'Ue, cioè la stesso posto che nel 1997. Sul lungo termine dovremo affrontare le sfide della volatilità del mercato petrolifero e del rialzo delle importazioni di energia. Noi realizziamo tre grandi passi avanti: creare un mercato del risparmio energetico con il Green Deal, assicurare il buon funzionamento del mercato dell'elettricità e aumentare il costo del carbone».

Il Green Deal è il programma centrale del governo di Londra, con investimenti per 90 miliardi di sterline che prevedono prestiti alle famiglie per il risparmio energetico e prestiti agevolati e di lungo periodo agli imprenditori, rimborsabili con le fatture energetiche. Huhne ha detto che sarà difficile mobilitare i capitali di investimento necessari per le nuove infrastrutture energetiche a causa della volatilità dei costi dei combustibili fossili e l'incertezza prolungata su quelli del carbonio che rende questi investimenti molto rischiosi, aumentando i costi e rallentando lo sviluppo: «Conto di contrastare questo fenomeno sostenendo il prezzo del carbonio, pagato per le emissioni di alcuni gas nell'atmosfera». il ministro libdem ha anche annunciato una completa revisione del mercato elettrico britannico e del ruolo dell'autorità di controllo indipendente, l'Ofgem. Inoltre il governo presenterà proposte per la creazione della Green Investment Bank, una banca di investimenti ecologici. Come si vede la mano invisibile del mercato è ben sostenuta da quella visibile dello Stato,

L'industria nucleare incassa il cedimento liberaldemocratico, per tutti ha parlato Graeme Leach, direttore politico dell'Institute of Directors, «Siamo soddisfatti che Chris Huhne abbia indicato chiaramente che i nuovi impianti nucleari giocheranno un ruoloo per rispondere ai bisogni energetici del Regno Unito. Il messaggio delle imprese è senza ambiguità: rispondete al problema della sicurezza energetica e cominciate a rispondere subito. Sarà necessaria un'autorizzazione speciale per la pianificazione di un vasto programma di costruzione di centrali nucleari. E' da troppo tempo che la politica energetica non si è sufficientemente concentrata sulla riduzione dei rischi molto seri di interruzione dell'elettricità entro il presente decennio».

L'opposizione laburista, da sempre nuclearista, tace ma a rompere questo clima di ritrovata concordia nazional-nucleare ci pensa il nuovo outsider della politica britannica, il Green Party che punta al cuore dell'elettorato già deluso dai libdem dopo aver eletto una deputata con i voti dei laburisti. Il portavoce dei Verdi per il commercio e l'industria, Darren Johnson AM, ha scritto a The Guardian per smentire Paul Spence, direttore della strategia del colosso nucleare statale francese Edf (che ha forti interessi in Gran Bretagna), che anticipando Huhne, aveva assicurato che l'industria nucleare era pronta a pagare l'intero costo della dismissione delle vecchie centrali nucleari per realizzarne nuove. «Le sue parole sulla "nostra piena condivisione della gestione delle scorie e i costi di smaltimento" sono state scelte con cura - dice Johnson - Il documento di consultazione rivela che Edf ritiene che la sua quota di questi costi sia di circa il 20 % del totale. Visto che il nostro rapporto "Nuclear Power? No Point!" ha evidenziato lo scorso anno che il nucleare produce solo il 4% dell'energia consumata nel Regno Unito, molta più energia può essere risparmiata attraverso misure di efficienza energetica nelle case e nelle aziende. Concentrarsi sull'industria nucleare richiede molte risorse e allontana la realizzazione di nuovi impianti di energie rinnovabili, che, con una sufficiente volontà politica, potrebbero fornire elettricità più che sufficiente al Regno Unito».

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