[04/08/2010] News

Il fantasma di Bataan, la centrale nucleare filippina mai entrata in funzione

LIVORNO. Gli Emirati Arabi Uniti si apprestano ad investire un bel mucchio dei loro petrodollari nell'avventura nucleare, ma qualcosa non convince il giornale di Abu Dhabi "The National" che ha inviato il suo corrispondente dall'estero, Karl Wilson, a indagare su uno dei fallimenti meno conosciuti dell'industria nucleare mondiale.

Ne è venuto fuori un articolo (Manila nuclear plant is slowly dying) che inizia in maniera inequivocabile: «Su una scogliera battuta dal vento che si affaccia sul Mar Cinese Meridionale, la centrale nucleare di Bataan si erge come un promemoria per gli Emirati Arabi Uniti e altre nazioni del Medio Oriente che propongono soluzioni simili per il loro fabbisogno energetico». S tratta di una centrale atomica dimenticata, un fantasma nucleare completato nel 1984 e costato 2,3 miliardi di dollari che non ha mai prodotto un Kilowatt di elettricità.

«Mentre le capre pascolano intorno al sito a 100 km a nord ovest di Manila - scrive Wilson, il reattore grigio cemento è visto come un testamento dell'avidità, della corruzione e della miopia dei governi che si sono succeduti nelle Filippine. Questo in un Paese dove la gente ha imparato a convivere con le interruzioni improvvise di energia a causa della cronica carenza di capacità produttiva».

Da tempo si parla di rilanciare, ma forse sarebbe meglio dire attivare, la centrale di Bataan, ma manca perfino il personale formato per farla funzionare. Qualcuno pensa addirittura di trasformare questo incompiuto e costoso ectoplasma atomico in un'attrazione turistica. Nelle Filippine ed in Asia Bataan è diventata un simbolo della corruzione per la associazioni che si battono contro il nucleare. La centrale nucleare mai entrata in funzione e due altri piccoli impianti di produzione di energia non nucleari sono tutto quel che resta in campo energetico al governo filippino dopo le privatizzazioni e tutti e tre gli impianti sono in vendita.

L'incredibile storia della centrale nucleare mai partita è stata tenuta "nascosta" probabilmente perché il fallimento coinvolge uno dei mostri sacri del nucleare mondiale: l'ex multinazionale americana Westinghouse (ora acquistata dai giapponesi della Toshiba), che aveva un contratto con l'allora governo dittatoriale delle Filippine per costruire due reattori nucleari da 620 kw a Bataan per un costo di 1,1 miliardi ciascuno. Alla fine è stato completato solo un reattore, ma a più del doppio del costo previsto, una cifra che è stata saldata agli americani nel 2007 a chiusura di una vicenda di corruzione e ritardi che ha lasciato i filippini con la bocca amara e le tasche ancora più vuote.

Le Filippine decisero di lanciarsi nell'avventura nucleare nel 1973 come riposta alla crisi petrolifera che scuoteva l'economia mondiale. Il defunto dittatore Ferdinando Marcos si rivolse agli amici americani, che avevano fatto delle Filippine la base militare avanzata per la guerra in Vietnam e per il futuro confronto geopolitico con i cinesi, convinto che l'energia nucleare fosse il modo migliore per risolvere il problema del fabbisogno energetico senza i combustibili fossili. I tempi dell'accordo furono velocissimi e già nel 1976 partirono i lavori per la centrale di Bataan, ma furono interrotti nel 1979, dopo l'incidente alle centrale nucleare di Three Mile Island negli Usa.

Per capire cosa è successo The National intervista Mauro Marcelo, un tecnico del preservation department della National power corporation (Npc) che lavora al mantenimento dell'impianto nucleare di Bataan e che ha partecipato al progetto nucleare filippino fin dal 1974. «Il problema era che Bataan é stata modellata su Three Mile Island, che é stata anche lei costruita dalla Westinghouse - dice Marcelo - Quell'incidente ci riportò indietro di almeno due anni. Il governo ordinò una lunga inchiesta lunga durante la quale venne esaminato ogni aspetto dell'impianto ... anche l'eventualità che fosse stata costruita su una linea della faglia geologica. Le raccomandazioni sono state formulate ed attuate. Questo, una volta completato, sarebbe stato probabilmente il più sicuro impianto di questo tipo. Eravamo così vicini, così vicini», dice il tecnico sconsolato e ormai costretto a fare la guardia a questo bidone nucleare.

Ma Ramos rivela involontariamente anche che nessuno negli anni '70, in un Paese della Cintura di fuoco del Pacifico, dove terremoti ed eruzioni vulcaniche sono all'ordine del giorno, si era preoccupato inizialmente del rischio sismico per una centrale nucleare. La cosa invece preoccupava e molto l'Australia che Marcelo accusa di aver convinto (con un bel pacco di aiuti in dollari australiani) la prima presidente democratica delle Filippine, Corazon Aquino, a staccare la spina a Bataan.

Da allora la centrale nucleare è inattiva e i contribuenti filippini pagano tra i 30 e i 40 milioni di pesos all'anno per la manutenzione di quello che ormai è un obsoleto ferrovecchio atomico. Naturalmente la Toshiba/Westinghouse, dopo un controllo eseguito a giugno sulla centrale, ha assicurato di poter mettere in funzione l'impianto, ma per il restauro e il recupero ci vorrebbero almeno tre anni e più di un miliardo di dollari, senza contare che tutti i tecnici nucleari filippini hanno lasciato il Paese dopo la chiusura di Bataan. Il governo di Manila ha però cominciato ad inviare personale in Giappone e Corea del sud per ricevere una formazione nucleare e il nuovo presidente Benigno Aquino, figlio della ex presidente che chiuse la centrale, ha detto di non essere contrario al nucleare, ma che non riaprirà Bataan.

Il ministro dell'energia filippino, Jose Almendras, ha confermato che «Bataan non è un'opzione, è socialmente inaccettabile e vi sono persistenti problemi di sicurezza», ma poi ha aggiunto: «Il governo sta elaborando i piani di riforma energetica, e l'energia nucleare è stata una delle opzioni prese in considerazione. Non siamo chiusi al concetto di energia nucleare e lo stiamo studiando. Ci sono stati significativi progressi tecnologici da quando Bataan è stata costruita, in particolare nel settore della sicurezza. Se vogliamo prendere la strada nucleare dobbiamo sapere se è sicuro e socialmente accettabile».

Le Filippine probabilmente non vogliono rimanere indietro rispetto a potenze regionali emergenti come Thailandia, Indonesia, Malaysia e Vietnam che hanno annunciato piani per costruire centrali nucleari e con le quali spesso hanno anche controversie territoriali per le risorse ittiche e di idrocarburi.

Una cosa comunque è certa, il fantasma nucleare di Bataan per ora non uscirà dal suo fallimentare e costoso sarcofago di cemento.

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