[05/08/2010] News

Venneri (Legambiente): Senza Castalia qualsiasi incidente in mare puņ diventare un disastro

GROSSETO. La gara del ministero Ambiente per il servizio antinquinamento dei nostri mari potrebbe andare deserta. Lo dice oggi su Repubblica Luca Vitiello, l'amministratore delegato della Castalia, società che ha gestito questo servizio basilare per il nostro paese dato che siamo nel Mediterraneo il paese più esposto a rischi di incidenti, essendo il principale paese importatore al mondo di petrolio destinato alla raffinazione. E se anche non ci fossero incidenti il rischio sversamento è comunque molto alto per il traffico delle petroliere che interessa ogni giorno i nostri mari.

Il problema lamentato dall'amministratore di Castalia sta nel modo in cui è stato costruito il capitolato di gara prevista per il prossimo 9 settembre. Dove a fronte di un budget di soli 25 milioni di euro per due anni di appalto si richiedono caratteristiche tecniche fuori scala. «Non esistono sul mercato nazionale e internazionale quaranta navi con le caratteristiche richieste disponibili a quelle cifre» fa sapere Vitiello, che sollecita il Ministero dell'Ambiente, anche a nome delle altre società invitate alla gara a «provvedere a una revisione del capitolato tecnico».

«Contestazioni vere e sacrosante quelle di Castalia - ci ha detto Sebastiano Venneri, vicepresidente nazionale di Legambiente - quello che però non dicono è che il problema è ancora più grave dato che siamo da circa un anno e mezzo senza servizi antinquinamento e che solo di recente è stato siglato un accordo con la società per garantire l'attività in mare. Attività  che in tutto questo tempo è stata svolta dalle sole Capitanerie di porto, alle quali il vicedirettore del ministero Ambiente Montanaro vorrebbe riaffidarle qualora la gara andasse deserta, alla scadenza del contratto con Castalia».

Quindi la situazione è davvero critica?

«Senza la Castalia siamo privi di una task force in grado di offrire un servizio tempestivo e di garantire un vero presidio sul mare. Lo dimostrano i ripetuti eventi di lavaggi in mare che operano le petroliere e che ci vengono segnalati proprio dalle aree più sensibili come il parco dell'Arcipelago Toscano. Castalia è stato un fiore all'occhiello per il nostro paese, ha saputo intervenire in caso di incidenti rilevanti con tempestività, elemento essenziale in questi casi, e ha presidiato il territorio mare, laddove era più esposto».

Come è nata questa società?

«E' nata sull'onda del disastro della Haven grazie a Renato Grimaldi allora funzionario del ministero dell'Ambiente e oggi direttore della Protezione natura e dell'allora direttore dell'Ispettorato centrale Difesa mare, Matteo Baradà. Un servizio che ha funzionato per un decennio garantendo la presenza nelle aree più fragili e di maggior pregio quali le aree marine protette o le isole minori. Tratti di mare scarsamente presidiati dai servizi portuali in cui la presenza delle navi di Castalia dava la possibilità d'intervenire in maniera tempestiva in caso d'incidente e di scoraggiare per il presidio svolto, magari per il solo esercizio dell'andare su e giù quotidianamente lungo i transetti, eventuali comportamenti illegittimi quali la pulizia delle cisterne delle petroliere in mare aperto».

E perché questo servizio non funzionava più?

«Perché grazie agli ultimi tre ministri dell'Ambiente, ognuno per proprio conto e con un proprio contributo, compreso il ministro Pecoraro Scanio sconfessando quella giusta intuizione di inserire nel titolo del ministero ambiente la tutela del mare, si è riusciti a smontare questo servizio, che ripeto era un gioiellino, facendolo rimanere intrigato nelle pastoie burocratiche e facendolo insabbiare nelle beghe ministeriali».

A cosa si riferisce quando parla di beghe ministeriali?

«La gara europea che fu fatta nel 2005 e vinta da Castalia venne impugnata dallo stesso Ministero dell'Ambiente e francamente non ne ricordo i motivi. Castalia fece ricorso e lo vinse ma la gara non gli venne ugualmente mai assegnata. Poi i vari Tremonti di turno hanno assottigliato sempre più le risorse e siamo arrivati ai 25 milioni di euro attuali che è una cifra irrisoria rispetto alle caratteristiche che il capitolato richiede».

Ma quindi da allora il servizio antinquinamento in mare è stato in bilico?

«E' andato avanti per singoli contratti e proroghe che oltre a non garantire il presidio sui nostri mari hanno nei fatti determinato lo sgretolamento del sistema consolidato di imprese specializzate nel settore che si era andato costituendo. Questo tenere la situazione per anni a bagnomaria ha fatto sì che le imprese si dedicassero ad altro smobilitando le navi e i marittimi che le governavano. Non sarà impresa facile a questo punto ricomporre questa compagine».

 

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