[16/08/2010] News

La corsa delle multinazionali all'uranio della Western Australia (e al nucleare indiano e cinese)

LIVORNO. Il gigante canadese dell'uranio Cameco prevede di iniziare gli studi per sviluppare i giacimenti di uranio a Kintyre nella Western Australia entro l'anno prossimo, cercando di arrivare prima della Bhp Billiton come primo sfruttatore del maggior giacimento di uranio della provincia australiana. Il precedente governo laburista del Weatern Australia aveva vietato l'estrazione di uranio a Kintyre, ma nel settembre 2008 le elezioni sono state vinte dai liberali di Barnett e così Cameco e Bhp, proprietaria della concessione per realizzare una miniera di uranio a Yeelirrie, hanno avuto la strada spianata. Ora stanno facendo di tutto per sfruttare la "finestra di opportunità politica" aperta con la vittoria dei conservatori per approvare definitivamente i progetti e partire con gli scavi accato ad un parco nazionale.

Qualche giorno fa la Cameco ha annunciato che i suoi analisti stavano valutando le risorse di Kintyre e che entro dicembre, o ancora prima, il lavoro dovrebbe essere terminato per presentare uno studio di pre-fattibilità entro la metà del 2011.

La storia del giacimento di Kintyre è quella degli intricati e spesso "inspiegabili" scambi tra e compra-vendite tra le multinazionali minerarie che controllano le risorse del pianeta: la Cameco l'ha acquistata, insieme con la giapponese Mitsubishi Development (che ha il 30% delle quote), dall'australiana Rio Tinto nel 2008 e ora si felicita per il mutato clima politico («migliore di quando abbiamo comprato») che probabilmente le permetterà di mettere a frutto il progetto che riguarda un'area 60 chilometri a sud della miniera di rame ed oro di Newcrest Telfer, a 260 chilometri a nord- est di Newman, sul confine sud-occidentale del Great Sandy desert e a nord (praticamente attaccato e circondato) del Rudall River ( Karlamilyi ) National Park.

Gli analisti della Cameco hanno spiegato che la miniera è diventata redditizia grazie all'irruzione di Cina, India e di altri Paesi in via di sviluppo nel mercato dell'uranio e dell'energia nucleare, che rappresentano «La più grande opportunità di crescita per i fornitori di combustibile nucleare in oltre 30 anni. Su queste dinamiche si fonda la nostra fede nella forza degli elementi fondamentali a lungo termine della nostra industria», dice la Cameco con toni da messianismo atomico. Naturalmente alla Cameco interessa poco che, con l'attuale situazione politica australiana e secondo i trattati internazionali, non potrebbe vendere l'uranio di Kintyre all'India, il maggior cliente in fila ai cancelli del Western Australia, perché non ha mai firmato il trattato di non proliferazione nucleare. Ma d'altronde sarà difficile che qualci uno richiami i canadesi e i loro alleati giapponesi all'ordine, visto che gli Usa stanno facendo gli ultimi ritocchi al loro accordo nucleare con New Delhi e che la Russia se ne è sempre allegramente fregata di questo piccolo dettaglio, fornendo agli indiani uranio, carburante, centrali nucleari chiavi in mano e tecnologia, tecnici e conoscenze per costruire le bombe atomiche

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