[18/08/2010] News

L'eredità avvelenata dell'uranio e del manganese in Gabon

LIVORNO. Un rapporto dell'Ong del Gabon brainforest intitolato "Impacts de l'exploitation minière sur les populations locales et l'environnement dans le Haut-Ogooué" denuncia gli impatti dello sfruttamento delle miniere da parte delle società francesi Areva e Eramet sulla popolazione del Gabon orientale.

La Voce dell'America in francese riprende il rapporto e spiega che «Irradiazione, inquinamento dei fiumi, scomparsa della pesca sono, tra gli altri punti critici, le principali preoccupazioni dell'Ong ambientale gabonese». Il rapporto è stato pubblicato alla vigilia delle celebrazioni del cinquantenario dell'indipendenza del Gabon e molto probabilmente non sarà gradito né al governo di Libreville, (accusato di non informare la popolazione), né agli ex colonizzatori francesi, oggi fraterni amici del regime.

Brainforest infatti analizza tre casi: Mounana, una miniera a 80 km a nord-ovest di Franceville, dove l'uranio è stato estratto per più di 40 anni dalla Compagnie des Mines d'Uranium de Franceville (Comuf) una filiale della multinazionale nucleare Areva; Moanda, dove esiste da decenni una miniera di manganese sfruttata dalla Compagnie minière de l'Ogooué (Camilog) filiale di Eramet; il progetto della grande diga di Poubara, avviato senza consultare la popolazione e che servirà a fornire energia alla Camilog, che nel 2007 ha prodotto 3,3 milioni di tonnellate di minerale di manganese, ha fatto diventare Eramet il secondo produttore mondiale di minerale di alta qualità.

Il segretario esecutivo di Brainforest, Marc Ona Essangui, sottolinea che «il Codice dell'ambiente non è generalmente rispettato dalle multinazionali interessate. I gabonesi sono obbligati a gestire un'eredità avvelenata. In particolare, è inaccettabile la mancanza di informazione riguardante la situazione radiologica a Mounana, tutte le questioni vengono rimesse al Centre national de prévention et de protection contre les rayons ionisants (Cnppri), che non ha mai comunicato alla popolazione ed alle autorità locali i risultati della vigilanza radiologica. In più, Le scorie sono state interrate, il che fa si che la falda freatica venga colpita, senza dimenticare che l'attività mineraria indebolisce vaste aree forestali».

Secondo il rapporto «La mancanza di informazione riguardante la situazione radiologica è inaccettabile. La vicinanza tra i diversi quartieri di Mounana e le zone (dell'impianto minerario dismesso, ndr) presenta un rischio di esposizione forte alla radioattività. L'indipendenza del Cnppri, pone dei problemi visto che si sa che la Comuf finanza da anni quest'organismo "indipendente" del ministero delle miniere».

Il lavoro di bonifica di Mounana è stata teoricamente completato nel luglio 2004 , per un costo totale di 7 miliardi e 50 milioni di franchi Cfa (10,7 milioni di euro) ed è stato prevalentemente a carico del contribuenti dell'Unione europea e non di Areva e delle sue consociate. Di fatto tra 350.000 e 500.000 tonnellate di scorie radioattive sono state seppellite sotto le acque di una diga sul torrente Ngamaboungou, rendendole sterili. Il lavoro di bonifica eseguito a quanto pare non è servito a proteggere l'ambiente e la salute dei residenti a lungo termine. I dati di Brainforest esigerebbero una valutazione approfondita e indipendente dei rischi rimanenti, e se l'esito della valutazione dovesse risultare negativo, come in molti temono e sospettano, allora tutti i materiali dispersi dovrebbero essere raccolti e smaltiti in modo sicuro, a spese di Areva/Comuf, e non certo nell'attuale discarica di servizio (nella foto) sorvegliata a vista da uomini armati.

Intanto Areva sta facendo la corte al governo di Libreville per aprire altre miniere di uranio in Gabon.

A Moanda, i corsi d'acqua sono stati invasi e inquinati dai fanghi e dalle scorie della miniera di manganese della Comilog, «Modificando considerevolmente le attività delle popolazioni che devono percorrere dei chilometri per cacciare, incontrano difficoltà a trovare acqua potabile ed hanno dovuto abbandonare la pesca in alcuni corsi d'acqua». Il rapporto però evidenzia che recentemente «La Comilog ha tenuto conto dell'ampiezza dei suoi impatti delle sue attività sull'ambiente».

Poubara è invece «Il più grande progetto idroelettrico del Gabon» e secondo i dati riportati da Brainforest «Dovrebbe sommergere una superficie di 46 km2 senza che le popolazioni locali non siano state avvisate e visitate per la concertazione, la negoziazione di (...) compensazioni, né per l'inventario delle attività previste, contrariamente a quel che prevedeva lo studio di impatto».

Il rapporto sottolinea che «Dei progetti che generano dei miliardi di investimenti, in gran parte stranieri (...), con dei ritorni economici considerevoli, non si devono fare a detrimento delle popolazioni locali e dell'ambiente. Lo Stato gabonese deve promuovere una gestione sostenibile e concertate delle risorse naturali.

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