[18/08/2009] News

Clima ed emissioni, in Cina si comincia a parlare di obiettivi di riduzione....

LIVORNO. La Cina è diventata nel 2008 il principale emettitore di gas serra scavalcando gli Stati Uniti. Questa non è ormai più una notizia e adesso a sostenerlo (sta scritto nella prefazione) è il "2050 China energy and CO2 emissions report", frutto di un lavoro collettivo di studiosi che ha visto la partecipazione di grandi esperti dei think-tank statali cinesi, tra i quali membri dell'Energy research institute e dello State council development research centre.

Ma la notizia è invece che la Cina con politiche appropriate potrebbe rallentare la crescita delle emissioni dal 2020, con un picco raggiunto intorno al 2030. Se la Cina dovesse raggiungere questi risultati, il livello di anidride carbonica provocato dai suoi combustibili fossili potrebbe scendere al livello del 2005 o anche a livelli più bassi entro il 2050.

Lo studio rappresenta un segnale importante perché Pechino ha sempre avuto un approccio restio a rispettare precisi target, anche se recentemente ha assunto una posizione meno intransigente rispetto alla possibilità di contenere le sue emissioni di gas serra, a patto che i paesi industrializzati si assumano la loro responsabilità storica in termini di contributo alle emissioni e assumano impegni congrui in tal senso.

Cominciare quindi a ragionare nell'ottica di avere obiettivi precisi (anche se ancora blandi) in materia di riduzione delle emissioni potrebbe essere un segnale positivo soprattutto in vista della conferenza Onu di Copenhagen di dicembre, dove andrà sottoscritto un nuovo patto mondiale per sostituire il protocollo di Kyoto che scadrà alla fine del 2012.

La settimana scorsa, il ministero degli esteri e negoziatore per il cambiamento climatico , Yu Qingtai, aveva affermato che per la Cina era troppo presto per fissare date precise per gli obiettivi di riduzione. Ma parlando con il Financial Times nel fine settimana, Su Wei, il direttore generale dell'Istituto nazionale cinese per lo sviluppo e la riforma della Commissione sui cambiamenti climatici , ha detto che «le emissioni della Cina non continueranno ad aumentare dopo il 2050», ponendo quindi un obiettivo temporale anche se senza specificare le modalità con cui questo potrà avvenire, né tantomeno obiettivi specifici.

Il rapporto 2050 China energy and CO2 emissions report raccomanda tuttavia la necessità di studiare la produzione nazionale di gas a effetto serra e di fissare obiettivi assoluti al volume totale delle emissioni di anidride carbonica, delinenando la possibilità di ricorrere a strumenti finanziari del tipo cap and trade per consentire quindi l'emergere di un mercato su cui acquistare e vendere diritti di emissioni, a livello nazionale e internazionale.

Un capitolo viene poi dedicato anche ai potenziali costi e benefici dell'introduzione di una "carbon tax", da applicare ai combustibili fossili come il carbone, il gas e il petrolio e che potrebbe essere del valore di 100 yuan (14,60 dollari) per ogni tonnellata di carbonio emessa a partire dal 2010, e che passerebbe a 200 yuan per ogni tonnellata nel 2030. La carbon tax potrebbe ridurre le emissioni entro il 2030 fino 24 % per cento in meno rispetto allo scenario di riferimento descritto nel rapporto qualora non vi fosse alcun tipo di intervento. Lo studio individua inoltre le riforme utili a incoraggiare un maggior numero di investimenti e capitali privati in energia pulita.

Nello studio, Jiang Kejun di Energy research institute, spiega che se la Cina continua a perseverare con l'attuale approccio incentrato sulla crescita economica senza interventi per contenere le emissioni prodotte, la sua produzione di anidride carbonica da combustibili fossili potrebbe da sola contribuire al picco di 3.5bn tonnellate di carbonio l'anno entro il 2040, riferendosi alle sole emissioni per la produzione energetica, senza contare cioè le emissioni di gas serra provenienti da altre fonti. Mentre se la Cina adottasse politiche volte a promuovere "lo sviluppo a basso tenore di carbonio", le emissioni potrebbero raggiungere 2.4bn di tonnellate di carbonio l'anno entro il 2050 e nel caso si optasse per misure più severe e quindi per un "migliore scenario a basse emissioni di carbonio", si potrebbe raggiungere un massimo di 2.2bn di tonnellate all'anno nel 2030 e scendere al 1.4bn di tonnellate nel 2050.
Uno scenario questo ritenuto da Jiang Reuters, uno degli estensori del rapporto, «difficile ma fattibile».

Vedremo cosa ne pensano i membri dell'Apn, l'assemblea popolare nazionale che andrà a discutere di un progetto di risoluzione del tema cambiamenti climatici e di sostegno alle energie rinnovabili in occasione di una sessione bimestrale prevista dal 24 al 27 agosto prossimi.

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