[20/08/2010] News

Acqua: la "bustina da the" che potrebbe salvare milioni di vite

LIVORNO. A volte le piccole cose si rivelano grandi idee che potrebbero migliorare la vita e la salute di milioni di persone. Potrebbe essere il caso di un dispositivo filtrante, a buon mercato ed efficace, inventato dall'università sudafricana di Stellenbosch, nellain Western Cape Province, che potrebbe fornire acqua da bere salubre a milioni di persone, ridicendo fortemente le malattie veicolate dall'acqua inquinata, come il colera e la diarrea che fanno migliaia di vittime in Africa, soprattutto fra i bambini.

La "bustina da the" è stata in realtà inventata dal Water institute de l'università, un'iniziativa che mette insieme diverse discipline e che ha l'obiettivo di rispondere ai bisogni idrici del Sudafrica e dell'intero continente. Un brevetto è già stato depositato e la produzione commerciale potrebbe partire già alla fine di quest'anno. Attualmente il sacchetto sta passando i test del South African Bureau of Standards.

Irin, l'agenzia stampa umanitaria dell'Onu, spiega che «Questo dispositivo somiglia a una bustina da the per la sua taglia e la sua forma ed è stata inventato da microbiologi, degli scienziati e dei ricercatori nel settore dei polimeri». Una delle ricercatrici, Marelize Botes, della facoltà di microbiologia della Stellenbosch, spiega che «Questa "bustina da the" biodegradabile è riempita di granuli di carbone attivo, mentre l'inolucro, in nano fibre, è ricoperto all'interno di biocidi che uccidono gli agenti patogeni. Ogni sacchetto potrebbe trasformare un litro di acqua sporca in acqua salubre, a meno che non sia contaminato da acqua minerale acida, contenente dei tassi elevati di ferro, di alluminio e di acido, o dal petrolio, e non può desalinizzare l'acqua».

E' comunque un'ottima notizia per circa la metà dei 680 milioni di africani che non ha accesso all'acqua potabile: basterà mettere la "bustina da the" in un piccolo recipiente che può essere inserito nel collo della maggior parte delle bottiglie, e poi filtrare un litro d'acqua contaminata. L'unico problema e che il sacchetto dopo va gettato via e qui probabilmente si apriranno problemi per la gestione di questo nuovo tipo di rifiuto, anche se i ricercatori sudafricani ne assicurano la biodegradabilità, la presenza di biocidi non tranquillizza certo.

Però la Botes sottolinea che «I materiali di base di ogni sacchetto vengono a meno di 5 millesimi di dollaro, ma il prezzo finale della bustina sarà determinato tenendo conto del costo di produzione e distribuzione».

La ricercatrice fa anche un esempio di utilizzo molto attuale: «Le Agenzie che attualmente intervengono nelle inondazioni in Pakistan, o come scrive il poeta Samuel Taylor Coleridge in "Rime of the Ancient Mariner", "Dell'acqua, dell'acqua dappertutto, ma non una goccia da bere", si erano già interessati del sacchetto, ma non era ancora allo stadio di produzione».

Durante le catastrofi naturali o umanitarie una delle cose di primaria importanza è proprio la distribuzione dell'acqua che, come si è visto anche ad Haiti costituisce una sfida logistica enorme e produce un'altrettanto enorme quantità di rifiuti, tavolette di purificazione e sistemi di decontaminazione e per il semplice fatto che un litro d'acqua pesa un chilogrammo e che ci vogliono contenitori. «Il sacchetto potrebbe essere utilizzato rapidamente e facilmente per soddisfare I bisogni di acqua potabile durante le crisi», sottolinea l'Irin.

Eugene Cloete, un microbiologo della facoltà di scienze di Stellenbosch ha spiegato ai media locali che «La "bustina da the" può indicare la strada da seguire, perché rappresenta una tecnologia decentralizzata, applicabile al punto di utilizzo. Può aiutare a sovvenire ai bisogni delle persone che vivono o viaggiano in zone isolate, dove le risorse idriche abitualmente non raggiungono gli standard di un'acqua potabile».

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