[23/08/2010] News

Rifiuti. Una questione non risolta di Gabriella Corona e Daniele Fortini

"Questo libro non è un manuale sulla raccolta differenziata, non è una requisitoria contro politici e politica e non è un'opera da inserire nei già traboccanti scaffali degli inutili allarmismi".
Si legge questo nella presentazione del libro nel risvolto di copertina che continuando svela poi la natura del libro così: "i due autori, una storica dell'ambiente e un esperto internazionale di igiene pubblica, attraverso un dibattito semplice e pacato, danno corpo a un'opera che non c'è, analizzando senza pregiudizi e prerogative ideologiche, la complessità che il governo innesca, dall'ambito locale a quello internazionale."

In effetti è un libro diverso da tutti gli altri che trattano il tema, e non solo per il fatto che è impostato come un dialogo tra i due autori, tra l'altro di formazione assai diversa che e già di per sè un elemento di novità e che può senza dubbio aver contribuito a dare un approccio diverso all'analisi del problema.

Un altro elemento che rende questo libro diverso dal ricco panorama di letteratura sul tema rifiuti è il fatto che utilizza una chiave di lettura che tiene assieme gli aspetti tecnici con quelli sociologici per trovare una spiegazione a certe scelte che sono state (o che non sono state) fatte.

L'elemento da cui parte la discussione è il caso Campania perché dicono gli autori- "quello campano si è venuto a configurare come un caso che riassume in sé un valore esemplare e dal quale è possibile trarre una lezione che travalica l'ambito locale."

L'esposizione mediatica che ha accompagnato, soprattutto negli ultimi anni, la crisi dovuta all'emergenza rifiuti in Campania e in particolare a Napoli, ha infatti "posto al centro del dibattito pubblico nazionale una questione considerata fino a quel momento come mero problema tecnico di metabolismo urbano" .

Che invece a Napoli, in Campania ma non solo assume ormai caratteristiche più complesse in cui il livello tecnico si intreccia non solo con quello e amministrativo ma a va a coinvolgere il modello economico, sociale, la capacità di coordinamento dei diversi livelli gerarchici delle istituzioni, la stessa credibilità di quest'ultime, l'influenza positiva o negativa delle categorie ecclesiastiche, gli affari di qualunque natura essi siano.

Lo sforzo nella ricostruzione della crisi dei rifiuti in Campania è allora quello di rifare una costruzione che sia attenta all'analisi delle scelte tecniche, che Fortini mette in discussione, che stanno all'origine del piano previsto per la gestione dei rifiuti nell'intera regione, poi naufragato, con i diversi piani politici, amministrativi, sociali, commissariali che via via si sono sovrapposti. Nel tentativo di utilizzare quello campano come caso emblematico, punta di un iceberg, ma tuttavia caratterizzato da elementi che si ritrovano in quella vicenda e in quel contesto con maggior entità e tutti compresenti ma che non sono così tanto estranei al sistema della gestione dei rifiuti diffuso nel resto del nostro paese.

La diffusa convinzione- alimentata anche da un certo ambientalismo- ad esempio che esiste una soluzione al problema, quando "ovunque nei paesi del mondo occidentale e nella stessa Italia, le soluzioni sono sempre plurali e cambiano a seconda delle condizioni ambientali, demografiche, sociali ed economiche di un territorio."

E c'è poi un altro aspetto importante che emerge dalla crisi campana ma che è elemento che descrive un consuetudine diffusa: la straordinaria fragilità della compagine nazionale italiana. "Una fragilità così legata a una divaricazione di decisioni e di interventi che ha coinvolto in vario modo pezzi delle realtà governative nazionali e regionali, commissioni parlamentari, commissari straordinari, amministratori provinciali e comunali e così via."

Una fragilità che porta all'immobilismo e poi all'emergenza. Uno scenario che per essere cambiato ha bisogno di quello che Fortini definisce il superamento del "deficit culturale e politico che grava sui luoghi del governo della cosa pubblica" e che necessita scrivono gli autori " di un processo di rinnovamento e di consapevolezza fondato su un circuito virtuoso tra decisione politica, valutazione esperta,volontà dei cittadini e disponibilità di risorse finanziarie".

Fatto questo, poi gli esempi da tenere in conto non mancano: basta guardare all'Europa.
Non vi è dubbio che sarebbe comunque necessario anche cambiare il modello economico di riferimento da applicare alle realtà produttive che tengano in conto dei problemi di erosione ed esaurimento del capitale naturale e siano quindi orientati verso processi volti al risparmio di energia e al reimpiego delle materie; così come sarebbe necessario che vi fosse un approccio più incline all'uso di riprodotti. Altrettanto sarebbe utile prendere atto intanto (per poi mutarli) gli approcci culturali poco inclini al risparmio e alla conservazione del bene naturale- anche tra chi professa la fattibilità da subito della teoria rifiuti zero- e modificare così la diffusa mentalità dello spreco.

Una tema quindi quello dei rifiuti ampio e complesso ancora non risolto che sottintende questioni dalle quali dipende anche il futuro delle prossime generazioni e che, scrive Gabriella Corona nella prefazione, "va accolto nella sua natura di problema fondante di una società e del modo in cui essa organizza il rapporto con le basi naturali della sua esistenza".

E proprio per l'importanza che questa materia assume per la vita del pianeta, sarebbe necessario dice ancora la Corona "sdoganarla da suo ruolo marginale per assumere una nuova e decisa centralità nel dibattito culturale e politico".
Purchè, sarebbe da aggiungere, se ne parli con cognizione di causa e senza pregiudizi.

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