[24/08/2010] News toscana

Eolico, si invoca la programmazione ma si ignora la legislazione vigente

LIVORNO. Il circolo di Legambiente Val di Cornia ha dato il suo sostegno all'ennesimo comitato contro l'eolico. Un gruppo di cittadini nell'area tra le zone industriali di Piombino e Venturina si è costituito in "comitato" e subito Legambiente si è accodata. Ovviamente sono per l'eolico, ci mancherebbe, ma scherziamo? Solo che lo vogliono "altrove".

L'adesione di Legambiente è motivata dal fatto che mancherebbe "programmazione" e quindi la proposta di siti eolici sarebbe in mano a "speculatori".

Credo che quindi si debba chiedere lumi a Legambiente regionale ed anche a molti movimenti neo-leghisti.
La domanda è semplice: ci riconosciamo nella legislazione esistente?
Abbiamo una base condivisa di quadro normativo oppure ciascuno fa riferimento a modelli e a legislazioni diverse? Insomma la legalità ci unisce o ci divide?

Ora ci sono anche le linee-guida ministeriali e quindi abbiamo un quadro legislativo consolidato e sostanzialmente unitario. Partiamo da lì oppure questo nostro Paese è già così dissolto e spappolato per cui ciascuno segue una propria logica contro tutto e contro tutti?

Legambiente di Piombino, per esempio, ritiene che debba essere sostanzialmente lo Stato a determinare i siti per gli impianti eolici e possibilmente a realizzarli, concedendo all'iniziativa privata solo il supporto dei capitali!

Molti assessori comunali ritengono che le autorizzazioni per il grande eolico siano di propria competenza, lo scrivono sui giornali, approvano regolamenti e cartografie che riportano dove si deve fare o non fare l'eolico (va sempre a finire che si può fare dove non è possibile, ma questa è satira politica).

I firmatari del manifesto apparso sul Tirreno contro l'eolico ritengono che la procedura di V.I.A per l'esame dei progetti eolici debba essere annullata e sostituita magari da una valutazione politico-giornalistica effettuata da un "comitato" di oscura origine (Denis Verdini si è prenotato per una consulenza).

Invece nella legislazione attuale le Regioni sono chiamate ad individuare i siti in cui non permettere l'eolico attraverso criteri contenuti nelle linee-guida nazionali (approvate dalla Conferenza Stato-Regioni).
Prevede poi che i promotori di impianti eolici possono essere tutti i soggetti economici (chiamasi libertà di impresa) e che la valutazione dei progetti sia assoggettata ad una procedura di VIA e l'autorizzazione sia di livello Regionale e costituisca, ove occorre, variante agli strumenti urbanistici vigenti.
Non va bene ?

Qualcuno ritiene che lo Stato (nelle sue varie articolazioni) debba rientrare nel mercato energetico ?
Qualcuno ritiene che le Regioni debbano cedere il compito di valutazione dei progetti eolici agli enti territoriali ?

Lo si dica, mica sono bestemmie, solo che allora si torna a discutere di cornice legislativa, non di progetti. Buttiamoci nell'ennesimo capitolo della guerra delle competenze mentre l'Italia declina. Ne sentiamo il bisogno.

L'esperienza insegna invece che il decentramento produce paralisi. Si prenda ad esempio il risultato ottenuto con il mini-eolico.
Attraverso regolamenti comunali, PTCP ed altre "legislazioni improprie" volute dai vari architetti pubblici, abbiamo interi territori come la Provincia di Grosseto o il Comune di Rosignano in cui non si può installare un mini-eolico da 60 KW, in barba alla legislazione nazionale e regionale.

In questo comparto lo spappolamento del territorio, l'incertezza normativa ed anche l'incompetenza tecnica sono ormai al paradosso e non basteranno neppure le linee-guida a fare chiarezza.
In compenso l'Anci regionale, chiamata in causa, ha fatto finta di essere uscita a comprare le sigarette.

Si dovrebbero fare cause legali, noi cittadini con i nostri soldi e loro, i funzionari ed i politici, sempre con i nostri.
Certo, poi possiamo dire di aver vinto, comunque vada.

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