[26/08/2010] News

Madre natura al lavoro: nel Golfo del Messico spunta un nuovo microbo mangia-petrolio

LIVORNO. Gli scienziati che stanno studiando gli effetti della marea nera del Golfo del Messico provocata dall'esplosione e dall'affondamento della piattaforma offshore della Bp Deeepwater Horizont si sono trovati davanti ad un nuovo microbo (nella foto nel cerchio tratteggiato) che attaccherebbe il petrolio senza ridurre in modo significativo l'ossigeno disciolto nell'acqua.

La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricerca guidato da Terry Hazen, del Lawrence Berkeley national laboratori ed è stata riportata dal giornale online Sciencexpress in un articolo intitolato . "Deep-sea oil plume enriches indigenous oil-degrading bacteria".

La ricerca è sostenuta da un finanziamento decennale da 500 milioni di dollari elargito dalla Bp al Biosciences energy institute, un partenariato guidato dall'università of California di Berkeley e dell'università dell'Illinois. Un altro finanziamento è stato concesso del Dipartimento dell'energia Usa e dalla Research Foundation dell'università dell'Oklahoma.

Vista la presenza della Bp come munifico pagatore, gli ambientalisti statunitensi sono abbastanza scettici, soprattutto dopo che nei giorni scorsi un'altra ricerca ha rivelato che la marea nera ha prodotto nelle profondità del Golfo un enorme "pennacchio" di dispersione del greggio, una "nebbiolina" di goccioline di petrolio che si estende sott'acqua per almeno 22 miglia che potrebbe avere effetti devastanti sulla vita marina.

Hezen spiega però che «I nostri risultati, che forniscono i primi dati mai ottenuti sull'attività microbica sulla dispersione di fuoriuscite di petrolio in acque profonde, e evidenzia il grande potenziale dei batteri per contribuire allo smaltimento delle fuoriuscite di petrolio in profondità. I nostri risultati dimostrano che l'afflusso del petrolio ha profondamente alterato la comunità, stimolando in modo significativo quella delle acque profonde. I batteri delle temperature fredde sono strettamente legati ai noti microbi che degradano il petrolio».

I risultati della ricerca si basano su oltre 200 campioni prelevati da 17 siti in acque profonde tra il 25 maggio e 2 giugno ed hasnno rilevato che il microbo dominante nello sversamento di petrolio è una nuova specie, strettamente collegata agli Oceanospirillales. Si tratta di un microrganismo che vive nelle acque fredde, con temperature in profondità di 5 gradi centigradi.

Secondo Hazen i batteri potrebbero essere un risultato de di un adattamento sia ai molti sversamenti accidentali che avvengono nel Golfo del Messico causati dalle attività petrolifere, sia dal greggio che filtra naturalmente dai fondali più profondi.

La prima preoccupazione degli scienziati è stata quella di capire se l'attività dei microbi mangia-petrolio consumasse grandi quantità di ossigeno nell'acqua, creando un'altra "zona morta", oltre quelle già presenti ed estese davanti alle coste meridionali degli Usa, mettendo così in pericolo la vita di altri organismi viventi. «Ma il nuovo studio - si legge su Sciencexpress - ha rilevato che la la saturazione di ossigeno al di fuori dello sversamento di petrolio era al 67%, mentre all'interno dello sversamento era del 59%».

I ricercatori però tengono a dire che «Gli effetti biologici e il destino che riguarda la grande quantità di petrolio nel Golfo del Messico fuoriuscita dall'esplosione della Deepwater Horizon, sono sconosciuti a causa della vastità dell'evento. Qui, segnaliamo che lo sversamento di idrocarburi dispersi ha stimolato Proteobacteria indigeni delle acque profonde, che sono strettamente legati ai noti degradatori di idrocarburi che si trovano in diverse concentrazioni in vari contaminanti del petrolio. Il cambiamento nella composizione degli idrocarburi rispetto alla distanza dalla fonte e gli esperimenti di incubazione ambientale isolata dimostrano che i tassi di biodegradazione degli idrocarburi a 5 gradi sono più veloci del previsto. Sulla base di questi risultati, esiste un potenziale per il biorisanamento intrinseco dello sversamento di petrolio nella colonna delle acque profonde , senza ossigeno un sostanziale oxygen drawdown».

A volte sembra proprio che il nostro pianeta vivente abbia all'interno della sua ancora misteriosa rete di biodiversità le medicine per difendersi dalle malefatte del genere umano, ma non possiamo certamente contare sui microbi mangia-petrolio delle acque profonde per sanare l'ecocidio già avvenuto sulle coste e nel mare del Golfo del Messico.

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