[26/08/2010] News

Putin, la scienziata tosta, i mammut e il global warming

LIVORNO. Il 23 agosto il primo ministro russo Vladimir Putin ha fatto una delle sue visite-immagine in una delle zone più remote dell'Artico russo, come sempre ha profuso con la sicumera dei potenti, finte pillole di saggezza e di buon senso, questa volta naturalmente sul cambiamento climatico. Ma stavolta si è trovato di fronte non solo la solita corte adorante o gli scienziati russi abituati ad ascoltare in rassegnato silenzio le incursioni pseudo-scientifiche del premier che da sempre mette in discussione la responsabilità dell'uomo nel cambiamento climatico, tra i ricercatori c'era infatti anche una tostissima scienziata tedesca che lo ha interrotto e contraddetto senza alcuun timore reverenziale per il super-premier ex-presidente.

Putin questa volta era volato in elicottero nell'avamposto scientifico russo-tedesco di Tiksi sull'isola di Samoilovsky, alla foce del grande fiume Lena, nell'immensa Yakutia, una Repubblica autonoma dell'estremo oriente russo che occupa gran parte della costa artica del Paese, dove gli sono stati mostrati pezzi di ghiaccio vecchio 3.000 anni e reperti ossei di mammut.

E galeotto fu il mammut: il premier russo, mentre prendeva un caffè con gli scienziati non ha rinunciato a dire la sua: «Il cambiamento climatico accade perché la terra respira, vive, emettendo gas, metano, o è causato dell'influenza dell'attività umana? 10.000 anni fa, i mammut hanno iniziato a morire. Questo è stato collegato a un riscaldamento del clima, ad un aumento del livello del mare, con una riduzione dei pascoli. Tutto questo è accaduto senza influenza umana», ha detto ripreso dall'adorante televisione di Stato russa, omettendo il fatto che anche la caccia ai mammut da parte dell'uomo sembra aver avuto una qualche incidenza nella loro estinzione definitiva.

Putin non è nuovo ad esprimere tranquillamente opinioni contrarie a quelle della stragrande maggioranza del mondo scientifico e ha spesso negato che le attività antropiche siano la principale causa del global warming. Nel 2003 scioccò gli scienziati dicendo che un riscaldamento globale di «2 o 3 gradi in più potrebbe essere una buona cosa per la Russia come per il suo popolo che non avrebbe più bisogno di cappotti, pellicce e la produzione agricola potrebbe aumentare».

Ma stavolta una scienziata tedesca, Inken Preuss (nella foto con Putin), che lavora tra i ghiacci che si sciolgono di Tiksi, non è stata al gioco della reverenza al nuovo Zar di tutte le Russie e ha detto chiaramente all'uomo forte del Cremlino che stava prendendo un gigantesco granchio: «La combustione di vari tipi di combustibile ha un effetto molto maggiore sul clima di queste emissioni di metano - ha spiegato la Preuss all'esterrefatto Putin - Il cambiamento climatico non è avvenuto come ora e l'umanità sta avendo un grande impatto».

Parole riportate prudentemente da alcune agenzie russe ma che sono un vero e proprio balsamo per le orecchie degli ambientalisti del Paese che da sempre criticano la riluttanza dell'oligarchia energetica putiniana ad accettare tagli delle emissioni di gas serra, perché Mosca non vuole sacrificare uno sviluppo economico che per ora è andato a beneficio di una ridotta casta post-sovietica.

Forse putin non si sarebbe fatto sgridare pubblicamente e in questo modo dall'irriverente scienziata tedesca se le sue teorie sul cambiamento climatico non fossero già state messe in crisi dal caldo record di quest'anno e dagli incendi che hanno distrutto foreste e torbiere e messo in pericolo città, centrali nucleari e centri militari, con un pesante tributo economico che il Paese deve ancora pagare e una siccità che ha distrutto un quarto di quei raccolti che il global warming mitigato di Putin invece avrebbe dovuto far aumentare.

Dopo la "ripassata" della Preuss, il premier russo ha detto ai ricercatori che quest'anno la Russia ha capito bene gli effetti dei cambiamenti climatici, ma poi ha cercato di trarsi dall'impaccio di un libero confronto, al quale non è evidentemente abituato, buttandola sullo scherzo: «Se i mammut sono fuggiti da queste isole remote quando gli effetti del cambiamento climatico sono diventati più grave, mi piacerebbe sapere cosa succederà qui in un prossimo futuro e quali isole dovremo abbandonare».

Sembra che la Inken Preuss non abbia riso.

Putin ama presentarsi come uomo forte che affronta gli animali selvatici, recentemente si è fatto fotografare durante un incontro ravvicinato con un oso polare, e poi si vanta di aver salvato un ricercatore dall'assalto di una tigre siberiana e di aver affrontato un leopardo delle nevi, tutti incontri-scontri che tendono a far risaltare la sua immagine di uomo duro che ama la natura, probabilmente non pensava di trovare un avversario ambientale così tenace e deciso alla foce del Lena e soprattutto che fosse una mite scienziata tedesca a metterlo al suo posto.
Che dire... Viva la libera scienza in libero Stato!

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