[30/08/2010] News

Ora spunta anche l’Iter islamico

LIVORNO. L'Iran ha annunciato oggi che realizzerà un reattore termonucleare sperimentale entro il 2020.  Lo ha scritto l'agenzia Isna riportando le dichiarazioni di Asghar Sediqzadeh, il direttore del Centro studi sulle reazioni termonucleari e il plasma dell'Organizzazione iraniana dell'energia atomica.

«La missione del nostro progetto nazionale di fusione termonucleare consiste nello sviluppare e costruire almeno un reattore termonucleare sperimentale. Questo non significa in alcun modo che rifiutiamo di cooperare con altri centri scientifici e tecnici - ha sottolineato Sediqzadeh - Chiamiamo gli istituti ed i centri di ricerca iraniani ad una cooperazione a livello nazionale e contiamo di collaborare con i centri della fusione termonucleare di altri Paesi. La costruzione di un tale reattore implica molti sforzi finanziari ed umani. La fusione termonucleare permette prima di tutto di produrre elettricità. Tutti I Paesi sviluppati sono obbligati a spendere delle somme importanti a questo fine e a cooperare... Così la maggior parte dei Paesi sviluppati del mondo realizzano un progetto per la costruzione di un reattore sperimentale di fusione termonucleare (Iter) per 15 miliardi di euro a Cadarache, in France».

L'Iran, entrato a forza nel club nucleare nonostante la porta sbarrata dagli occidentali, ora addirittura vuole farsi un Iter in proprio, magari aiutato dai cinesi che vi partecipano e che stanno sperimentando la fusione nucleare anche per conto loro.

Per farlo gli iraniani ignorano tutte le disavventure, le critiche ed i costi esorbitanti dell'Iter che dovrebbe sorgere a Cadrache, a 60 km da Marsiglia, che invece secondo loro (ma non secondo gli americani che si sono fatti da parte) «Ha dimostrato il potenziale  commerciale della fusione termonucleare ed ha risolto diversi problemi fisici e tecnologici». Strano perché i lavori di progettazione sono ancora in corso e l'Iter è sottoposto alle ferocissime critiche degli ambientalisti francesi.

Intanto prosegue la telenovela delle sanzioni che si potrebbe trasformare in una tragedia militare. Il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Ramin Mehman Parast, ha detto oggi a Fars News che «La Repubblica islamica è pronta ad entrare nei colloqui con gli Stati Uniti solo se il negoziato avviene in condizioni di parità e di rispetto reciproco e senza alcun pregiudizio. Se Washington è veramente intenzionata a riprendere le relazioni con Teheran, allora deve apportare cambiamenti nel suo atteggiamento. Gli Usa devono dimostrare che non vogliono ripetere gli errori precedenti e perseguire la linea ostile nei confronti del popolo iraniano. Bisogna constatare se gli americani sono veramente intenzionati a rispettare i diritti di altri Paesi. Per adesso però non esiste un terreno adatto per stabilire le relazioni tra le due parti sopratutto nel momento in cui gli Stati Uniti continuano a lanciare aggressioni contro altre nazioni, violano i diritti umani e uccidono i civili. L'Iran non ha mai voluto troncare i rapporti con gli Usa. La Casa Bianca ha fatto approvare al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite le sanzioni contro la Repubblica islamica e minaccia ripetutamente di attaccare l'Iran. In tali circostanze, ha concluso Mehman Parast, il discorso di negoziati bilateriali è completamente privo di senso e riflette una contraddizione nella politica degli Stati Uniti».

A parte la ricostruzione dei rapporti Usa-Iran che appare un po' di parte anche al più sfegatato degli anti-americani, la decisione di mettere sul tavolo anche il termonucleare tipo Iter non raffredderà certo gli animi e i motori degli aerei militari israeliani pronti a partire per l'Iran a distruggere con le bombe i suoi sogni nucleari.

Torna all'archivio