[19/08/2009] News

Riforma sanitaria, tassa sullo zucchero e lobbies: contraddizioni d'America

LIVORNO. Le contraddizioni fanno parte del genere umano e quindi non ne sono scevri gli americani, dove anzi il potere delle lobby economiche gioca proprio su queste per cercare di ottenere o contrastare norme a seconda che siano per loro più o meno favorevoli.
E' il caso della controffensiva lanciata dalle aziende produttrici di bevande, che hanno fatto partire in questi giorni una campagna pubblicitaria per contrastare la tassa che l'amministrazione Obama ha deciso di mettere su tutti i soft drink, per scoraggiarne l'uso eccessivo e contrastare quindi l'obesità di cui sono i principali responsabili (come pezzi dello stile del junky food americano) e di cui soffre un americano su quattro.
L'esperto del centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Thomas Frieden ha calcolato che questa tassa porterebbe ad un aumento del 10% sul prezzo delle bevande, scoraggiandone quindi l'abuso che attualmente il cittadino medio americano ne fa.
La risposta da parte delle aziende produttrici non si è fatta attendere e con una campagna del valore di 2 milioni di dollari si cerca di contrastare la nuova tassa che è stata ribattezzata come la tassa sui piccoli piaceri quotidiani, che il presidente Obama vorrebbe negare alla popolazione.
Allo stesso modo della campagna impostata sulla riforma sanitaria che ha in mente il presidente Barack Obama per garantire una migliore e più estesa copertura sanitaria alla popolazione, che per contrastarla le lobby delle compagnie private di assicurazioni hanno posto come una riforma che avrebbe colpito in principal modo gli anziani e i poveri, descrivendo il presidente come un nuovo Hitler.
Un campagna pesante che in questi giorni ha avuto l'appoggio anche da parte di John Mackey presidente e fondatore della Whole Food, ,la catena specializzata in alimenti biologici e cibi sani, che ha pubblicato sul Wall Street Journal un articolo, che se a prima lettura sembrava dare suggerimenti utili alla riforma, in realtà poi ne risulta un vero e proprio attacco.
Posizione che ha fatto e sta facendo discutere i sostenitori della riforma sanitaria e acquirenti dei negozi Whole food che minacciano il boicottaggio e i detrattori che dichiarano di divenirne a questo punto clienti.
Il risultato in questo caso sta nel fatto che la catena di negozi di cibo biologico (che ha un fatturato annuo di 8 miliardi di dollari) non ha perso la clientela e quindi il suo presidente non ha visto calare gli incassi e quindi ci ha guadagnato.
Chi non avrà nessun guadagno qualora la riforma sanitaria non arrivasse in porto, sarebbero invece le stesse persone che adesso non godono di assistenza sanitaria perché non hanno o hanno perso il lavoro e non sono in grado di pagare in proprio le compagnie assicurative e che - dati i prezzi - non vanno certamente nemmeno a fare la spesa nella catena di negozi whole food. Ma che anzi alimentano quelle multinazionali specializzate nel junky food (che Obama vorrebbe limitare con la tassa sulle bevande) e le fila degli obesi, che hanno bisogno del doppio delle cure (e quindi di spendere il doppio rispetto ad un cittadino medio) e che incidono sulla spesa sanitaria per una quota pari al 10% .

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