[02/09/2010] News

Napolitano chiede al governo una seria politica industriale e l'Ue indica la via ecologica!

LIVORNO. La sveglia al governo stavolta arriva direttamente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che da Mestre ha detto esplicitamente che: «E' venuto il momento che l'Italia si dia una seria politica industriale nel quadro europeo, secondo le grandi coordinate dell'integrazione europea».

«Abbiamo bisogno di questo - ha detto ancora - per l'occupazione e per i giovani che oggi sono per noi il motivo principale di preoccupazione».

Ma ne abbiamo bisogno anche se si vuole dare finalmente uno scossone ecologico alla nostra economia come, tra l'altro, l'Europa sembrerebbe finalmente tornare a chiedere. Ne dà notizia oggi il Sole24Ore.

Il responsabile all'Industria, Antonio Tajani, avviando un dibattito che si concluderà con la presentazione di proposte formali il 13 ottobre prossimo ha affermato che: «La crisi ha avuto un impatto drammatico sulla nostra industria ma ci ha fatto capire la necessità di mantenere una base produttiva diversificata e competitiva in Europa».

«La globalizzazione - ha aggiunto - ha ormai invaso tutto il manifatturiero, la catena di produzione è estremamente frammentata, non c'è più un solo prodotto che sia internamente fabbricato in Europa. Tutte le imprese sono insieme importatrici ed esportatrici, per questo è fondamentale che apertura e accesso ai mercati siano equi».

Con 20 milioni di posti di lavoro - è stato ricordato durante l'incontro - «il manifatturiero in Europa contribuisce direttamente al 15% del Pil che sale al 37% se si calcola la base industriale allargata. Se è vero che la leadership europea nell'auto, chimica e farmaceutica, macchinari e aerospazio tiene e non ha perso quote di mercato globale nell'ultimo decennio come invece è successo a Stati Uniti e Giappone è però anche vero che tessile e abbigliamento hanno pagato carissimo la concorrenza di cinesi, indiani e brasiliani. Non solo. Le economie asiatiche promettono di crescere di oltre l'8% annuo nel prossimo futuro, quella europea meno del 2%».

Come svoltare dunque? Ecco qualcosa che volevamo finalmente sentire: « Rendendo l'Europa "amica" delle imprese, grazie al buon funzionamento dei mercati finanziari e dell'accesso al credito, soprattutto per le Pmi, al rafforzamento del mercato unico, a meno burocrazia e migliori infrastrutture per trasporti, energia e digitale. Ricorrendo a un'economia più intelligente basata su ricerca e innovazione e formazione. Più sostenibile in termini di efficienza energetica e ambientale. Più sicura negli approvvigionamenti di materie prime.

Insomma, l'Europa forse sta tornando a mostrare la strada e addirittura l'Italia pare averci dentro mani e piedi almeno a livello di intenzioni (di questi tempi ci si accontenta di poco). Stiamo parlando dell'economia che dovrà tirarci fuori dal baratro (economico ecologico) non per un periodo ma per lungo tempo e dunque è ovvio che non si possa fare tutto in un giorno.

Ma è qui che si gioco il futuro anche dell'occupazione dei giovani richiamata oggi sempre da Napolitano: «C'é una quota assai consistente di giovani che non sono impegnati in processi formativi, né processi lavorativi, né di addestramento al lavoro: dobbiamo riuscire a dare risposte su tutti questi terreni». Ecco, la riconversione economica dell'economia e una risposta pur tenendo conto dei 'limiti stretti' in cui si muove l'azione pubblica e «dell'impegno delle risorse nel bilancio dello Stato, punto ineludibile per governo e opposizione» sempre come ha detto il presidente della Repubblica.

Certo un ministro dello sviluppo servirebbe per agevolare questa situazione e anche qui ci pare più che azzeccata la battuta di Napolitano, che a un giornalista che gli ha chiesto se per fare una politica industriale seria ci voglia un ministro e se abbia notizie a questo riguardo ha risposto: «Lei crede? Allora passo la voce».

Torna all'archivio