[02/09/2010] News

Agricoltura e pesca messe in crisi da antropizzazione e cambiamenti climatici

FIRENZE. La pressione antropica e l'eccessiva produzione di gas serra che ha provocato i mutamenti climatici in atto, stanno mettendo o metteranno in crisi due importanti settori produttivi come quello dell'agricoltura e della pesca in diverse aree del pianeta. Ad esempio in Cina- spiegano i ricercatori dell'università di Pechino- il settore agricolo in base ad alcune previsioni, potrebbe perdere il 20% della produzione entro il 2050, un'eventualità particolarmente nefasta per il paese, che deve sfamare il 22% della popolazione mondiale pur avendo a disposizione solo il 7% dei terreni coltivabili. Ma in base a quanto riportato dall'Università di Pechino sono già alcuni decenni che il territorio cinese subisce gli effetti dell'aumento dei gas serra anche se per adesso non sono state registrate conseguenze per l'agricoltura: la parte nord del Paese, la cui temperatura cresce al ritmo di 0,36 gradi ogni 10 anni dal 1960, sta diventando sempre più calda e secca, mentre il sud, in cui il riscaldamento è minore, ha una quantità di pioggia costante ma con molti meno giorni piovosi, sintomo di eventi più violenti.

«Per capire l'impatto che avrà il riscaldamento sulle rese agricole nel futuro occorrono studi più approfonditi - sottolineano i ricercatori - nella migliore delle ipotesi resteranno invariate, ma le proiezioni più pessimiste danno una caduta del 20% entro il 2050, che potrebbe riflettersi sulla possibilità di nutrire tutta la popolazione». Per quanto riguarda le singole colture, le perdite potrebbero arrivare al 22% per il grano, al 18% per il riso e addirittura al 30% per il mais, sia come conseguenza della siccità e delle inondazioni causate dalle piogge sempre più forti sia per la sempre maggiore diffusione di parassiti e malattie delle piante, favorite dai climi più caldi.

In Africa secondo quanto denunciato dall'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), il 21% delle specie che abitano fiumi, laghi e zone umide sono a rischio estinzione, mettendo in pericolo la sopravvivenza di milioni di persone. Il sovrasfruttamento delle risorse idriche, l'agricoltura e la costruzione di dighe sono le cause di questa situazione rilevata da 200 scienziati che per  cinque anni hanno studiato 5.167 specie di acqua dolce africane (pesci, molluschi, granchi, libellule e piante acquatiche). Solo considerando il bacino del Lago Vittoria, sulle 191 specie di pesci studiate, il 45% è a rischio estinzione oppure è già estinto. In questo caso le cause sono la perdita di qualità delle acque del lago e l'introduzione del pesce persico del Nilo (Lates niloticus), che negli ultimi trent'anni ha causato una riduzione delle specie locali, mettendo in pericolo la pesca tradizionale. Nella zona dei grandi laghi, il pesce è la principale fonte di proteine e rappresenta il sostentamento delle popolazione più povere: si stima che siano 7,5 milioni le persone nell'Africa sub-sahariana che dipendono dalla pesca nelle acque interne.

Torna all'archivio