[03/09/2010] News

Biodiversità, è il momento di prendere seri impegni

ROMA. Ci stiamo avvicinando al prossimo ottobre, quando dal 18 al 29, avrà luogo a Nagoya in Giappone, la 10° Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica, la grande convenzione internazionale che si occupa di tre aspetti fondamentali, per la vita di noi tutti: la conservazione della diversità biologica, l'uso sostenibile delle componenti della diversità biologica e l'accesso equo ai benefici che derivano dall'utilizzazione della biodiversità.

Questa Conferenza rappresenta il momento clou dell'anno internazionale che le Nazioni Unite hanno dedicato alla biodiversità, alla straordinaria ricchezza della vita che esiste sulla Terra, che si è andata evolvendo almeno da 3,5 miliardi di anni e che caratterizza fortemente il nostro pianeta, per quello che finora sappiamo, rispetto al resto dell'Universo.

Nel 2002 i rappresentanti dei governi di tutto il mondo si sono impegnati a ottenere la significativa riduzione del tasso di perdita della biodiversità entro il 2010. Questo impegno è stato preso e ribadito in diversi sedi internazionali ufficiali, dalla stessa Conferenza delle Parti della Convenzione che ebbe luogo a L'Aja nel 2002, al summit mondiale delle Nazioni Unite sullo Sviluppo sostenibile di Johannesburg ed è stato incorporato negli obiettivi del Millennio che l'intera comunità internazionale si è impegnata a raggiungere.

Purtroppo ad oggi, 2010, come ormai sappiamo bene, questo obiettivo non è stato raggiunto. La biodiversità, come è stato recentemente documentato dall'ultimo "Global biodiversity outlook 3", pubblicato nel maggio scorso e del quale abbiamo già parlato nelle pagine di questa rubrica, continua a registrare tassi molto significati di declino ed estinzione di numerose specie, di pressioni insostenibili sugli ecosistemi terrestri e marini, di eccessivi prelievi di risorse, di trasformazioni profonde degli habitat planetari e di livelli elevati di inquinamento.

Il 2010 dovrebbe quindi diventare l'anno in cui si dovrebbero prendere (e l'occasione di Nagoya è molto importante da questo punto di vista), impegni seri e concreti per invertire la drammatica tendenza attuale, approvando un piano strategico efficace e fattibile, che contribuisca realmente a salvaguardare la biodiversità.

Il 2010 ha visto anche un ampio e autorevole fermento nell'impegno teorico e pratico destinato a dimostrare lo straordinario valore che la biodiversità ha per le nostre vite, per il nostro benessere, per le nostre economie. Si sta infatti concludendo l'imponente programma definito TEEB, The economics of ecosystems and biodiversity (vedasi www.teebweb.org ) il cui rapporto definitivo, "The ecological and economic foundations", dopo diversi rapporti prodotti dal 2008 ad oggi (ed anche questi sono stati illustrati in questa rubrica), verrà reso noto proprio a Nagoya.

Il TEEB, coordinato dall'economista indiano Pavan Sukhdev e patrocinato dalle Nazioni Unite, è veramente un lavoro imponente, affascinante e anche molto utile. Si propone di mettere a disposizione la migliore informazione esistente per fare comprendere alla politica economica tradizionale l'impatto che produce sulla salute degli ecosistemi e della biodiversità, suggerendo, nel contempo, i modi più avanzati di cui disponiamo per valutare i servizi offerti dagli ecosistemi al nostro benessere ed alle nostre economie, integrandoli nelle politiche e nella pianificazione nazionale e locale, così come negli assessment del mondo imprenditoriale.

L'obiettivo principale del TEEB è dimostrare come la biodiversità debba essere dovutamente considerata nella politica e nell'economia e come quindi debba essere integrata in tutte le politiche di sviluppo e nei processi di pianificazione. Esiste un legame straordinario, documentato da tutta la conoscenza scientifica sin qui acquisita e riassunta nell'imponente programma del Millennium ecosystem assessment (vedasi www.maweb.org ) tra lo stato di salute della biodiversità e degli ecosistemi planetari e lo stato di salute delle società umane. Il futuro politico, sociale ed economico dei nostri sistemi umani non può più prescindere da questa base fondamentale per la nostra stessa sopravvivenza.

L'ampio lavoro che si sta ormai mobilitando in tutto il mondo, relativo alla necessità di avere indicatori di benessere ecologico che affianchino quelli classici e tradizionali di tipo economico, come il PIL, costituisce uno dei diversi strumenti operativi che vengono proposti dal TEEB. E' probabile che, dopo questo 2010, diventerà sempre più difficile pensare alla biodiversità e agli ecosistemi come uno sfondo lontano e distaccato dalle nostre esistenze quotidiane. Il mondo politico ed economico, particolarmente in questi anni di profonda crisi economico finanziaria, sta sempre più comprendendo il ruolo chiave che la biodiversità esercita per la nostra economia.

E' fondamentale quindi che la COP 10 di Nagoya delinei un piano strategico operativo che preveda, entro il 2020, il blocco della perdita della biodiversità, nonché il restauro e l'utilizzo dei benefici della biodiversità e dei servizi degli ecosistemi pienamente integrati nelle politiche economiche.

E' necessario che vengano quindi raggiunti, entro il 2020, almeno i seguenti obiettivi indilazionabili:

1. Contabilità del patrimonio naturale integrata nei conti nazionali da parte di tutti i Governi. Questa misura costituisce la base per comprendere appieno le reali perdite ed i guadagni delle economie nazionali, per informare correttamente i decisori politico-economici e costituisce una base indispensabile di valorizzazione dei nuovi indicatori in grado di fornire il quadro reale della situazione economico ed ecologica dei singoli paese;

2. Raggiungere l'obiettivo zero della deforestazione e del degrado degli ambienti forestali che, ancora oggi, proseguono a ritmi allarmanti (oltre 130.000 kmq perduti ogni anno - equivalenti a 36 campi di calcio al minuto). Si tratta di una danno enorme che provoca enormi conseguenze, soprattutto nelle aree tropicali, per quanto riguarda il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e gli effetti nefasti sulle comunità umane;

3. Fermare la perdita ed il degrado progressivo degli habitat naturali. Le incontrollabili pressioni demografiche, economiche e sociali provocano un insostenibile modificazione del suolo, provocando una progressiva frammentazione degli habitat naturali e la perdita delle loro connessioni originarie;

4. Fermare il sovra sfruttamento delle risorse idriche e la frammentazione degli ambienti di acqua dolce. La perdita della biodiversità degli ecosistemi di acqua dolce è quella che sta avvenendo alla maggiore rapidità tra tutti i biomi terrestri.

5. Arrestare i sussidi perversi e dannosi per le attività che distruggono la biodiversità. E' fondamentale ed urgente una riforma profonda dei sussidi perversi in campo agricolo, energetico, forestale e della pesca, per arrestare la perdita continua di biodiversità.

6. Far scendere l'impronta ecologica dell'umanità ai livelli presenti nel 2000. E' strategico, per ottenere risultati concreti in tutti i fattori che determinano la perdita di biodiversità, ridurre il livello della nostra impronta ecologica nel 2020 a quello del 2000 (vedasi anche il sito del Global Footprint Network www.footprintnetwork.org e quello del WWF www.panda.org). Il WWF renderà noto ad ottobre il nuovo "Living Planet Report 2010";

7. Eliminare le pratiche di sovrapesca e le attività di pesca distruttive per le specie marine. Il sovra sfruttamento delle grandi aree di pesca mondiali costituisce una delle pressioni maggiori sulla biodiversità e gli ecosistemi marini. Devono essere eliminate le pratiche di sovrapesca esercitate dalle flotte commerciali;

8. Raggiungere almeno il 20% di aree protette rappresentative dei diversi biomi ed ecosistemi del pianeta. L'attuale target della Convenzione sulla Diversità Biologica del 10% di aree protette per ciascuna delle diverse regioni ecologiche della nostra Terra è stato raggiunto solo per il 55% di tutte le ecoregioni terrestri. Ad oggi circa il 13% delle aree terrestri ed il 5% delle aree costiere sono protette, mentre solo quasi l'1% delle aree marine risultano protette. I governi sono chiamati ad accelerare significativamente gli sforzi in questa direzione;

9. Integrare gli obiettivi della Convenzione in tutti gli altri accordi multilaterali. E' necessario legare correttamente gli obiettivi della Convenzione sulla Diversità Biologica agli altri accordi multilaterali; ottenre questo risultato può effettivamente contribuire alla riduzione della povertà, a sminuire gli effetti del cambiamento climatico e a migliorare le performance positive delle implicazioni perverse del commercio internazionale;

10. Raggiungere l'integrazione della biodiversità in tutte le altre politiche di settore. Si tratta di un elemento centrale per ottenere politiche concrete di sostenibilità che sono fondamentalmente politiche di integrazione tra gli aspetti ecologici, economici e sociali.

Il WWF ed altre organizzazioni che operano in difesa della biodiversità, stanno operando alacremente per cercare di ottenere risultati concreti e positivi in questo 2010 e rendere quindi l'anno del mancato raggiungimento del target della riduzione significativa della perdita della biodiversità, l'anno della svolta delle politiche positive in questo ambito, per disporre così dei prossimi dieci anni di tempo per l'ottenimento degli obiettivi concreti sopra riassunti.

Terremo aggiornati i nostri lettori sugli sviluppi futuri. Si tratta di obiettivi che non possiamo permetterci più di mancare.

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