[03/09/2010] News

Gli ambientalisti Usa: «Basta con i disastri delle Big Oil»

LIVORNO. L'esplosione avvenuta sulla piattaforma Vermillion Oil Rig 380 nel Golfo del Messico ha naturalmente preoccupato le associazioni ambientaliste statunitensi e Michael Brune, il direttore di Sierra Club, la più grossa Ong ecologista Usa, ha subito detto: «I nostri cuori si rivolgono ai lavoratori coinvolti in questo disastro e alle loro famiglie. Questo è il secondo incidente negli ultimi mesi che ha scagliato i lavoratori del petrolio in acqua, e alcuni di loro non li ha mai restituiti. L'industria petrolifera continua ad inveire contro la sua regolamentazione, ma è diventato fin troppo chiaro che l'attuale approccio alla perforazione in mare aperto è semplicemente troppo pericoloso. Non abbiamo bisogno di mettere i lavoratori americani e le nostre acque in pericolo perché le multinazionali petrolifere solo così possono battere i tutti i record di guadagno. Invece di proseguire nella pericolosa, sporca e antiquata perforazione in mare aperto, si potrebbe investire in energia pulita e in un sistema di trasporto del XXI secolo, che creerebbe posti di lavoro buoni e sicuri e infonderebbe nuova vita alla nostra economia. Quanti disastri ci vorranno ancora perché i nostri leader si decidano ad agire? Non vogliamo vedere più un altro disastro petrolifero. Il disastro Bp avrebbe dovuto essere un allarme, invece si è premuto il pulsante della sveglia. Oggi la sveglia si è messa nuovamente in moto. Il petrolio è troppo pericoloso e sporco. È il momento di portare l'America fuori del petrolio e verso l'energia pulita e sicura».

Anche Greenpeace Usa è intervenuta appena ha ricevuto notizia della nuova esplosione su una piattaforma offshore nel Golfo del Messico, il suo responsabileOn this page della campagna oceani, John Hocevar, ha rilasciato una dichiarazione dall'Arctic Sunrise, una delle navi di Greenpeace che è proprio nel Golfo per una spedizione di tre mesi per studiare la l'impatto del disastro della piattaforma Deepwater Horizon della Bp. «Un altro disastro dell'industria petrolifera ha avuto luogo nel Golfo del Messico, con l'esplosione della Vermilion 380, mettendo a rischio la vita di almeno 13 lavoratori a rischio. Sebbene sia troppo presto per conoscere quale impatto avrà sul Golfo o l'impatto personale su questi lavoratori e le loro famiglie, sappiamo che questo tipo di catastrofe è il risultato di una industria sporca e pericolosa che taglia gli investimenti in materia di sicurezza, e prende troppi rischi nel tentativo di trovare più petrolio e fare profitti sempre più grandi. Secondo il  Mineral management service, negli ultimi dieci anni, 69 persone sono morte sulle piattaforme offshore e ci sono stati 858 incendi ed esplosioni,. Dove ci sono perforazioni continueremo ad avere  rischi di esplosioni e sversamenti. Ogni volta che accade un disastro ci si chiede come avrebbe potuto essere evitato. L'unico modo per prevenire quelli futuri è quello di abbandonare la perforazione in mare aperto, dare un calcio alla nostra dipendenza dal petrolio e abbracciare un futuro di energia pulita. Quante volte ancora abbiamo intenzione di giocare d'azzardo con la vita, l'economia e gli ecosistemi? E' tempo che impariamo dai nostri errori e di andare oltre i combustibili fossili».

L'Arctic Sunrise è attualmente in porto a St. Petersburg per preparare la seconda tappa della ricerca nel Golfo del Messico, ma gli scienziati ospitati da Greenpeace hanno già raccolto molti dati sulla consistenza e diversità del plancton, sulla vita marina nei fondali e sulla presenza di cetacei. Quello che emerge non è confortante per l'ambiente ed evidenzia un livello inaccettabile di rischio.

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