[19/08/2009] News toscana

Ha un futuro il lago di Massaciuccoli?

FIRENZE. La notizia del deficit idrico eccessivo (32 cm sotto il livello marino) attualmente in corso nel lago di Massaciuccoli porta ad alcune considerazioni sulla necessità di una politica lungimirante e integrata, che non si fermi cioè solo all'oggi e nemmeno solo alla gestione della risorsa idrica.

Pensiamo ad esempio al progetto di cui parla il presidente del Parco regionale di S.Rossore/Migliarino/Massaciuccoli, Lunardi, per cui è prospettata la realizzazione di una tubatura che porti l'acqua del Serchio verso il lago, aumentando l'immissione già in corso dagli attuali 250 l/s fino a 3 mc/s: il prelievo, secondo Lunardi, sarebbe autorizzato dall'Adb solo in presenza di una portata del fiume non inferiore a 7mc/s, un valore che è sopra di pochissimo alla portata minima che l'Adb stessa stima per il Serchio, che è di 6,5 mc/s, di fronte a una media di 46.

E va considerato, come già greenreport osservò il 31 luglio scorso, che quest'anno, nonostante le piogge invernali siano state a livelli quasi record negli ultimi due secoli, sono stati diminuiti a scopo precauzionale i rilasci dalle dighe situate a monte del bacino del Serchio in modo, come dichiarò il segretario Nardi, «da arrivare alla fine di ottobre con una certa tranquillità».

E questo è stato un anno quasi-record per la pioggia caduta dal cielo. Appare quindi rischioso puntare al Serchio come "riserva" per il Massaciuccoli, alla luce delle previsioni riguardo agli andamenti pluviometrici dei prossimi anni a causa delle conseguenze sull'Italia del surriscaldamento globale: come noto, esse indicano un probabile proseguio dell'andamento delle temperature verso il caldo e di quello delle piogge - soprattutto in primavera e in estate - verso una diminuizione o comunque verso una maggiore concentrazione temporale degli eventi e una maggiore intensità di essi, con la conseguenza di un maggiore deflusso.

E il global warming potrebbe avere conseguenze dirette anche sullo stesso lago di Massaciuccoli, a causa della crescita del livello dei mari causata dallo scioglimento dei ghiacci: crescita che per ora sta colpendo il mar Mediterraneo molto meno rispetto ad altre zone a causa della forte salinità del mare Nostrum, ma che è comunque destinata ad affacciarsi, se il Gw proseguirà, anche sulle coste tirreniche.

Questo porterà probabilmente alla necessità di nuove chiuse, sperando che esse siano sufficienti, e quindi alla necessità di altra energia e altre risorse economiche ed alla potenziale vanificazione dell'attuale azione di ripristino delle porte vinciane, cioè delle chiuse sul canale Burlamacca.

E non c'è solo il global warming, ad attanagliare il lago da monte e dal mare: come giustamente sostiene Lunardi, altro moloch da affrontare è l'eutrofizzazione in corso, causata dalla diminuizione della disponibilità idrica associata all'apporto di sostanze nutrienti derivanti da immissioni agricole e/o industriali, e a sua volta peggiorata dal cambiamento climatico in corso. Ad essa si sta sommando sempre di più la pressione delle specie alloctone, e in particolare il problema sta diventando sempre più pesante per quanto riguarda la fauna ittica e i gamberi americani: il rischio è che tra 20 anni, nonostante tutte le azioni messe in atto dal Parco e dagli altri enti di gestione, il lago si trovi popolato solo da gamberi americani, pescegatti e tartarughe della Florida, tutte specie che, oltre a portare alla scomparsa delle specie autoctone a causa del minore potenziale ecologico che quest'ultime hanno nei confronti di quelle "nuove", hanno un tasso di nutrizione e di riproduzione a cui l'ecosistema locale non è in grado di ovviare.

Insomma, servono azioni non settoriali ma integrate, che affrontino insieme le questioni legate alla disponibilità idrica, ma anche quelle inerenti al global-warming, all'eutrofizzazione (e quindi all'agricoltura e alla manifattura), alla diffusione di specie alloctone e, non ultime, al modo in cui gestire il territorio: dallo stato di conservazione delle dune costiere a quello degli attuali canali di bonifica e a quelli in disuso, e consideriamo anche il forte legame che sussiste tra le politiche forestali attuate in Appennino e sulle Apuane e la salute ecologica del bacino del Serchio e del lago di Massaciuccoli.

Una politica integrata e lungimirante, appunto: e in questo senso è da sostenere il ruolo del Comitato di gestione cui accenna Lunardi, e anche l'unificazione delle competenze sulla gestione idrogeologica che è attualmente in corso a livello europeo, che ha peraltro lasciato al bacino del Serchio la natura di bacino-pilota a sé stante. Ma queste piattaforme non possono essere sufficienti, se non viene compresa la necessità di un'azione onni-comprensiva che non si arresti ai soli aspetti idrogeologici, o a quelli ecologici, o a quelli territoriali, o finanche a quelli climatici.

Torna all'archivio