[19/08/2009] News

Il disperato disastro umano e ambientale del blocco di Gaza

LIVORNO. Secondo l'ultimo rapporto dell'Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha) «Il territorio palestinese di Gaza, una delle zone più popolate della terra, è in preda a un degrado delle condizioni di vita e delle infrastrutture nei settori della sanità, idrico, igienico e dell'educazione»

Il rapporto intitolato "Locked In: The humanitarian impact of two years of blockade on the Gaza Strip" é uscito nel bel mezzo dell'ennesimo scontro tra Hamas e gli estremisti salafiti della Jiad islamica a Rafah per il controllo politico di questo pezzo di terra disperata, prigioniera e dimenticata dagli uomini e da Allah.

Hamas è accusata dall'Autorità palestinese che governa la Cisgiordania di aver «brutalmente ed inumanamente» massacrato i salafiti davanti alla moschea di Iben Taymeyah quando l'organizzazione Jihadi Salafi ha annunciato di voler creare nella Striscia di Gaza un emirato basato sulla Sharia, la legge islamica.

Così ora i palestinesi si trovano con la "laica" Olp che pur di attaccare l'odiata Hamas difende la Jihadi Salafi che é considerate molto vicina ad Al Quaida.

Il risultato è che alla disperazione di Gaza si sono aggiunti più di 156 morti, innumerevoli feriti, una nuova faida politica all'interno dell'integralismo musulmano e nuove divisioni.

Le varie fazioni palestinesi sembrano comportarsi come gli scorpioni suicidi rinchiusi dentro una scatola, e dal punto di vista geopolitico Gaza è la scatola più piccola e meglio blindata del mondo: un vasto, poverissimo e polveroso campo di concentramento all'aria aperta, blindato dall'esercito e dalla marina israeliani e martoriato dal settarismo religioso e politico.

Il rapporto Ocha evidenzia che «Nel corso dei tre ultimi mesi, Israele ha autorizzato l'antrata a Gaza di un piccolo numero di camion che trasportano beni prima proibiti. Benché queste misure siano benvenute, il loro impatto reale paragonato ai bisogni di Gaza resta trascurabile. Il numero di camion entranti in Gaza ogni giorno dopo il blocco (112) rappresentano un quinto del numero di carichi che passavano la frontiera prima, cioè 583, tra gennaio e maggio 2007. Quanto alle esportazioni, sono state totalmente vietate, a parte 147 camion di fiori e di fragile».

La violenza aumenta con la disoccupazione che diventa miseria e rabbia incanalata dai movimenti estremisti: negli ultimi due anni a Gaza sono andati persi 120.000 posti di lavoro e l'elettricità viene interrotta da 4 ad 8 ore al giorno.

A soffrire del degrado è l'ambiente: ogni giorno vengono sversati senza praticamente nessun trattamento 80 milioni di litri di acque reflue e la rete fognaria è ormai un colabrodo irreparabile.

Lo stesso regime alimentare è diventato un pericolo per la salute degli abitanti, costretti a mangiare cibi a basso costo, un misero fast food ricco di zuccheri al posto della dieta arabo-mediterranea ricca di proteine.

Per chiudere questa panoramica sulla disperazione di un popolo imprigionato, il rapporto sottolinea il vero e proprio furto di futuro fatto ai bambini di Gaza: «Nel primo semestre del 2007-2008, solo il 20% degli allievi della seata sono riusciti nei loro esami di matematica, di scienze, di inglese e d'arabo».

Questo ha fatto dire all'Alto commissario per i diritti umani dell'Onu , Navi Pillar che «Il blocco di Gaza e le restrizioni ai movimenti dei beni e delle persone in Cisgiordania da parte di Israele costituiscono una punizione collettiva ai termini dell'articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra. Non ci può essere pace durevole senza il rispetto dei diritti dell'uomo e senza responsabilità per le violazioni dei diritti umani».

Il 29 al Consiglio per i diritti dell'Uomo verrà presentato un dettagliato rapporto che chiede anche l'apertura di un'inchiesta sugli abusi commessi da Israele durante il conflitto dell'inverno 2009 quando gli israeliani invasero Gaza per mettere fine al lancio di razzi di Hamas verso il loro territorio.

L'articolo 33 citato dalla Pillar dice espressamente che «Alcuna persona protetta può essere punita per un'infrazione che essa non ha commesso personalmente. Le pene collettive così come ogni misura di intimidazione o di terrorismo sono vietate».

Il rapporto dell'Alto commissario Onu esprime forte preoccupazione per il fatto che «Israele non ha mai messo in opera l'ordinanza consultiva della Corte internazionale di giustizia sulle barriere di separazione tra Israele e la Cisgiordania» Già nel 2004 la Corte internazionale aveva giudicato «La barriera - o muro - non conforme al diritto internazionale» perché invadeva il territorio palestinese.

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