[06/09/2010] News

I "Tokyo Two" condannati a un anno e mezzo

LIVORNO. I due attivisti anti-caccia alla balena giapponesi,  Junichi e Toru, ormai conosciuti come i "Tokyo Two",  sono stati condannati a un anno di reclusione con sospensione della pena per tre anni per aver rivelato i traffici poco chiari e l'utilizzo commerciale della carne proveniente dal cosiddetto programma scientifico di caccia alla balene autorizzato dal governo di Tokyo.

Per Greenpeace si tratta di «Una sentenza assolutamente sproporzionata e ingiusta. Junichi Sato e Toru Suzuki, sono stati ritenuti colpevoli di furto e violazione di domicilio per aver smascherato il  contrabbando di carne di balena a bordo della Nisshin Maru, la nave fattoria della flotta baleniera giapponese. Nel corso dell'indagine di chiaro interesse pubblico, i due erano riusciti a intercettare due delle numerose casse contenenti carne di balena, destinate a membri dell'equipaggio per uso "privato", nell'assoluta violazione delle regole del programma baleniero, finanziato dai contribuenti giapponesi».

Intanto in mezzo mondo, Roma compresa (nella foto), Greenpeace sta protestando contro questa sentenza «Che rappresenta un freno per la democrazia e per i diritti civili» e che rischia di far diventare le indagini e le attività degli attivisti ambientali dei reati. Come del resto accaduto recentemente in Russia.

«Gli attivisti non sono dei criminali e trattarli come tali pone un forte freno al progresso della società, sminuendo il valore della democrazia - dice il direttore esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidoo - La libertà di denunciare scandali in maniera pacifica non è solo un elemento fondamentale di ogni democrazia, ma un diritto che deve essere difeso. Greenpeace continuerà a ritenere questo caso una priorità internazionale finché questa condanna ingiusta non verrà ribaltata».

Junichi e Toru sono stati arrestati più di due anni fa nelle loro abitazioni a Tokyo su ordine del pubblico ministero del Distretto di Aomori. Da Tokyo, poi sono stati trasferiti ad Aomori, nel nord del Giappone, mentre più di 40 poliziotti perquisivano la sede di Greenpeace Japan, sequestrando cellulari, documenti e computer. La polizia ha perquisito anche le case di 5 persone dello staff di Greenpeace. I  "Tokyo Two" sono restati in carcere senza alcuna formale accusa per 23 giorni, il massimo del tempo consentito dalla legge del giapponese Giappone, poi sono stati accusati di "furto e violazione di domicilio" e rilasciati su cauzione solo il 15 luglio.

Il processo ai "T2" è iniziato il 15 febbraio 2010 e si è concluso l'8 giugno con la richiesta di una pena di un anno e sei mesi, il periodo detentivo più lungo mai chiesto per un attivista di Greenpeace in quarant'anni di storia dell'organizzazione. Forse si voleva dare una lezione anche per dare un segnale rispetto ad un caso che ha visto l'intervento di personalità politiche, associazioni e organismi che si occupano di ambiente e difesa dei Diritti Umani. Greenpeace ricorda che «Durante una visita in Giappone, all'inizio di quest'anno, anche Navi Pillay, il Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha espresso preoccupazione rispetto a questo caso, in particolare riferendosi alla libertà di espressione e associazione».

Ma l'imbarazzo più grande per i politici giapponesi sembra essere quello interno, dove una crescente fetta della popolazione non è più d'accordo con la caccia alle balene e pensa che dietro questa durezza ci sia la volontà di coprire i traffici sulla carne dei cetacei.

Tornando alla sentenza, secondo Junichi «La Corte ha riconosciuto che esistono pratiche discutibili all'interno del programma giapponese della caccia alle balene ma non ha riconosciuto il diritto di denunciarle, come garantisce il Diritto internazionale. La Convenzione internazionale per i diritti civili e politici, su cui si è basata la nostra difesa, dovrebbe prevalere sul diritto penale interno, ma la sentenza non l'ha tenuto adeguatamente in considerazione». Per  Toru, che ha condiviso con lui questa incredibile vicenda giudiziaria iniziata all'alba del 20 giugno del 2008 con il loro arresto, «Questa verdetto è assolutamente sproporzionato e immeritato. Abbiamo agito per far sapere la verità sul programma di caccia baleniera finanziato dal governo giapponese, e invece siamo stai puniti, mentre chi si è appropriato indebitamente di denaro pubblico è a piede libero».

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