[08/09/2010] News

Il Sole inchioda il nucleare

LIVORNO. Quanto sia stupido un ritorno al nucleare per l'Italia, greenreport.it lo sostiene da sempre. Meno altre testate, esattamente il contrario ha sempre detto invece il Sole24Ore. Diventa così una notizia quando il quotidiano di Confindustria, come accade oggi, pone un macigno legato a costi e tempi proprio sull'atomo italiano con argomenti quali i nostri, ovvero tutt'altro che ideologici. Sostengo i due giornalisti esperti di energia quotidiano di via Monte Rosa, Giliberto e Rendina, che « L'energia atomica come quella progettata per il "rinascimento nucleare" in Italia chiede investimenti decisamente impegnativi, non meno di 5 miliardi per ogni reattore, in cambio di uno sconto sui costi di produzione dell'elettricità capace di regalare a lungo termine un vantaggio che appare in via teorica piuttosto significativo». «Ma ci sono - aggiungono - due variabili che, accanto ai parametri finanziari del capitale necessario, possono spostare molto la soglia di convenienza per un programma atomico che partisse da zero. Le variabili determinanti sono i tempi (la costruzione e la messa in marcia) e i prezzi del mercato elettrico quando la centrale futura potrà davvero andare a tutto vapore: le tecnologia concorrenti potrebbero essere più competitive. Commento unanime di tutti gli esperti: il vero nemico dell'energia nucleare è l'incertezza. La politica ondivaga italiana è più dannosa sui costi e sull'efficacia di un programma atomico più di tutti i ribellismi antinucleari».

E', dunque, l'incertezza - sui tempi appunto e sui costi - il nodo del nucleare italiano e pensare che nel nostro Paese si possa a breve bypassare questa situazione che è endemica di tutte le opere piccole o grandi nazionali è ai limiti dell'utopia. Si può, giustamente, obiettare che con questa scusa si dovrebbe allora abbandonare qualunque tipo di progetto importante, ma il punto non è questo. Il difetto del nostro governo nel voler promuovere questo ritorno al nucleare sta nel fatto che ci ha speso quel poco di politica industriale che ha portato avanti da quando ha vinto le elezioni, affiancando questo progetto all'altro altrettanto lungo, ambizioso e inutile che è il Ponte sullo Stretto.

In questi giorni, infatti, chi ha avuto la possibilità di leggersi i commenti all'ennesimo appello di Napolitano circa la necessità di una vera politica industriale, dal governo sono arrivate risposte tutte incentrare sul fatto che è proprio il ritorno al nucleare uno dei cardini della politica (si fa per dire...) industriale nazionale.

E se questo appunto è una delle fondamenta, ci pare che il castello stia franando visto che i ritardi dell'Italia in questo campo sono stratosferici e non si capisce da dove veramente dovrebbero arrivare i soldi. Se come ha sempre sostenuto il governo, lo Stato non ci metterà un euro, vorremmo capire quali sono o sarebbero i privati disposti ad investire in un progetto così zoppicante. Il governo si è premurato di stabilire per legge che chi investirà nel nucleare, se poi il progetto fallisse, sarà rimborsato e questa è una delle polpette avvelenate (tra le tante) che l'attuale maggioranza lascerà in eredità alla prossima.  

Se poi a tutto questo si aggiungono le perplessità, sollevate dallo stesso Sole24Ore, sul fatto che le zero emissioni di C02 sempre sbandierate dai nuclearisti per giustificarne ambientalmente la necessità degli impianti non sono affatto zero (ma circa il 30% di una centrale a gas); che nel 2020 l'offerta di uranio sarà insufficiente per soddisfare la domanda delle centrali; e che - questo lo si può rilevare dai tanti pezzi scritti da greenreport.it - sia sul piano tecnologico sia su quello della sicurezza ci sono ancora grandissimi punti interrogativi, si capisce insomma che siamo di fronte a un fallimento completo della politica (si fa per dire...) industriale di questo Paese. Il guaio dunque è che questa situazione sta infastidendo anche la crescita delle rinnovabili (che al momento sappiamo bene anche noi non essere ancora alternative per coprire il fabbisogno) resa ora ancor più complicata dalla malavita organizzata che sta minando lo sviluppo dell'eolico. Risparmio ed efficienza energetica; rinnovabili tutte dove si può a partire da un maggiore e più oculato sviluppo della geotermia; uso del gas nel periodo transitorio che ci porterà fuori (non domani è ovvio) dall'utilizzo del petrolio è la strada che l'Italia anche per caratteristiche geofisiche deve portare avanti. Il resto sono chiacchiere e le chiacchiere di questi tempi soprattutto costano carissime.  

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