[08/09/2010] News

L'inarrestabile proliferazione nucleare militare e civile di Israele, la Siria, l'Iran.. e la Francia

LIVORNO. Durante il suo primo tour ad agosto in Medio Oriente, il direttore dell'International atomic energy agency (Iaea), il giapponese Yukiya Amano ha chiesto ad Israele di aderire al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) e di rendere più trasparente il suo programma nucleare e di rivelare quale sia il suo arsenale atomico. Amano ha chiesto che Israele «Metta i suoi  impianti nucleari sotto la totale salvaguardia dell'Iaea e rispetti le preoccupazione della Conferenza generale riguardo alla capacità nucleare israeliana».

Tutti sanno che Israele ha già armi nucleari ma da decenni il governo di Gerusalemme non  conferma né nega questo possesso, intanto però accusa gli altri Paesi dell'area (a partire dall'Iran e dalla Siria) di volerle realizzare e bombarda impianti in Iraq e Siria accusati di voler svilupparle.

Israele rifiuta controlli dell'Iaea nella sua centrale nucleare di Dimona e mentre invoca (ed ottiene) sanzioni e risoluzioni Onu contro Teheran e Damasco (e prima Bagdad) se ne frega della risoluzione dell'Iaea che lo rimprovera per le sue opacissime ed incontrollabili attività nucleari e che esprime «Preoccupazione per le capacità nucleari di Israele», insieme alla «Preoccupazione per la minaccia posta dalla proliferazione delle armi nucleari per la sicurezza e la stabilità del Medio Oriente».

A luglio il ministro degli esteri israeliano, Avigdor Lieberman, ha ribattuto che l'ultimo rapporto dell'Iaea individuava l'Iran e la Siria come «Sfide di una proliferazione reale» e poi ha definito sprezzantemente la dichiarazione dell'Iaea su Israele come un trucco politico per spostare l'attenzione lontano da quegli Stati. Per Liebermann il solo parlare del nucleare israeliano «Pregiudica seriamente i tentativi della comunità internazionale di affrontare le effettive e permanenti violazioni degli obblighi internazionali in materia di nucleare». Una negazione dell'evidenza che fra l'altro fa il gioco dell'Iran che in una lettera all'Iaea ha descritto Israele come un «regime atroce» che con le sue armi nucleari rappresenta una minaccia significativa alla sicurezza mondiale e del Medio Oriente .

Gli Usa chiedono ad Israele di aderire al Tnp ma poi contestano la risoluzione dell'Iaea perché si concentra su Israele mentre non affronta le attività atomiche di Teheran e Damasco. Se per l'Iran questa presunta "disattenzione" è smentita da una mole di atti e fatti, anche per la Siria la cosa non pare molto fondata: l'Iaea ha appena detto nuovamente in un rapporto che «La Siria deve riavviare la sua cooperazione con l'International atomic energy agency  sul sito di Al-Kibar. Dopo due anni d'inchiesta, segnati da una mancanza di cooperazione da parte della Siria, è particolarmente importante che Damasco ricominci a collaborare con l'Iaea in maniera urgente».

Il sito di Al-Kibar, sulla riva dell'Euphrate, sospettato di nascondere un reattore nucleare, era stato bombardato dall'aviazione israeliana il 6 settembre 2007. Già un mese dopo i siriani avevano sgombrato le macerie e iniziato a costruire un nuovo impianto, negando sempre che si trattasse di qualcosa di nucleare. Nel giugno 2008 la Siria ha sospeso la sua cooperazione con l'Iaea dicendo di aver dimostrato che Al-Kibar non era un sito nucleare.

Intanto Israele, che bombarda o vuole bombardare gli impianti nucleari altrui e rifiuta il controllo dell'Iaea e il Tnp,  starebbe portando avanti nuovi  piani per costruire centrali nucleari civili. A scriverlo è Jerusalem Post, secondo il quale il ministro delle Infrastrutture Uzi Landau, del partito di destra  Israel Beitenu, sta premendo perché il nucleare diventi l'energia con cui Israele farà fronte ai suoi fabbisogni a lungo termine e, quindi, elemento essenziale del piano nazionale per l'energia in preparazione, anche se nessuno sa ancora quanto conterà il nucleare nel totale del mix energetico israeliano.

Israele ha però un immediato bisogno di energia, mentre il nucleare potrebbe fornirgliela forse tra 10 anni e soprattutto sta trattando con la Francia per comprare i cosiddetti reattori nucleari di quarta generazione che sono ancora in gran parte in fase di sviluppo. Secondo il Jerusalem Post il presidente di Electricité de France (Edf), Henri Proglio, dovrebbe arrivare in Israele entro l'anno per le trattative nucleari, ma già a marzo la delegazione israeliana guidata da Landau era stata accolta con tutti gli onori alla conferenza-expò nucleare di Parigi e il ministro aveva confermato l'interesse del suo Paese per il nucleare civile.

Eppure, dopo la scoperta di un grande giacimento di gas al largo di Haifa, Israele sembrerebbe meno pressato dal "ricatto" petrolifero arabo. La politica ufficiale è quella di garantire la sicurezza energetica diversificando le fonti per prevenire la carenza o possibili interruzioni dovute a conflitti nell'area.

Anche secondo il giornale di Gerusalemme «Quella che rimane poco chiara, nonostante gli interessi di Israele nel nucleare civile, è la questione del trattato di non proliferazione nucleare, o Tnp. Israele non ne è firmatario. Ha mantenuto una politica di ambiguità nucleare in quanto dalla fine degli anni 50 e ha sempre giurato di non essere stato il primo a introdurre armi nucleari in Medio Oriente. La Francia avrebbe fornito ad Israele la tecnologia nucleare per costruire un arsenale».

Il Jerusalem Post poi spiega perché Israele si è ormai infilato in un vicolo cieco con la sua scelta nuclearista: «Di fronte ad una emergente minaccia nucleare iraniana, è certo che Israele preferisce non rinunciare a qualsiasi vantaggio militare, il che rende altamente improbabile che possa firmare presto il Tnp in qualsiasi  momento. Se Israele può costruire reattori nucleari civili, sotto la supervisione della Agenzia internazionale dell'energia atomica, senza firmare il Tnp è una domanda senza risposta» .

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