[08/09/2010] News

La tragedia climatica nella povertà indifesa del Centroamerica

LIVORNO. Alluvioni, frane, pogge torrenziali e colate di fango continuano a seminare di morte e distruzione il Centro America, dal Messico fino all'Honduras. In Guatemala i morti sono ornai una cinquantina e le persone colpite direttamente più di 50 mila.

Il segretario della Coordinadora nacional para la reducción de desastres (Conred), Alejandro Maldonado, ha detto che ci sono 55 feriti gravi e 44.502 persone a rischio, 13 234 persone sono state evacuate e 7.763 sono state collocate in stanze di alberghi o in altri posti del Guatemala. Nel piccolo e povero Paese centroamericano si cerca ancora un alloggio per le 5 mila persone che vivono ancora nelle tendopoli da maggio, quando la tempesta Agatha si è portata via tutto quel che avevano.

Negli ultimi 100 giorni gli eventi meteorologici estremi e i disastri ambientali hanno prodotto in Guatemala ben 326 casi di emergenza, il doppio del record avvenuto nell'intero 2008. Il ministro delle comunicazioni guatemalteco, Guillermo Castillo, ha detto che tra i maggiori danni ci sono quelli alla proprietà pubblica, ad iniziare dalla strada Interamericana, la vera e propria spina dorsale del Paese che lo collega al nord e al sud America, che è stata la più colpita, con più di 44 frane non ancora del tutto eliminate.

Ma anche il vicino Nicaragua è nel dramma: 10 mila famiglie non hanno più casa e mezzi di sostentamento, diverse strade sono completamente distrutte e il governo sandinista ha messo in piedi un piano di azione per cercare di far fronte ai danni causati dalle forti precipitazioni delle ultime settimane.

Il presidente del Nicaragua Daniel Ortega ha spiegato che almeno 1.500 abitanti delle coste del lago Xolotlán, nel nord-est del Paese) sono stati evacuati perché il livello del lago sta aumentando rapidamente.

Ortega ha preso questa decisione dopo che migliaia di nicaraguensi dei barrios costieri dei Paese sono stati colpiti da gravi inondazioni: «La regione del Pacifico e la costa del Caribe sono le più colpite - ha detto il presidente - Attualmente in Nicaragua ci sono 41 morti e 5.094 abitazioni colpite a causa delle precipitazioni».

Secondo la Defensa Civil, «Le piogge registrate in Nicaragua dal maggio passato hanno colpito più di 35 mila persone, delle quali più di 2 mila restano in rifugi dopo essere state evacuate dalle loro comunità».Il "plan de contingencia" del governo di Managua prevede la costruzione di rifugi permanenti, dotati di servizi igienici e postazione medica per poter affrontare una situazione climatica che si prevede sempre più pericolosa e che sta mettendo in ginocchio interi Paesi».

Ortega ha sollecitato i sui ministri a dare le risposte necessarie e a recarsi a vedere di persona quale sia la situazione nei campi dove è stata collocata la gente colpita dalle alluvioni e dalle frane.

Intanto ha mobilitato l'Ejército de Nicaragua nelle aree più colpite e lungo le vie di comunicazione. Ma il rischio più grave del post-alluvione è quello economico, nel solo Nicaragua sono già finiti sott'acqua 32 mila ettari di terre coltivate e i raccolti sono andati perduti anche in altre aree, tanto che Ortega ha dato ordine all'Empresa Nacional de Alimentos Básicos (Enabas) di mettere in campo iniziative contro l'aumento dei prezzi del cibo e di ogni speculazione sul mercato nazionale del mais e dei cereali. L'esercito sta portando via aerea cibo nelle zone più colpite.

Ma la tragedia del Centro America sembra non voler finire: le previsioni indicano nuove intense piogge nei prossimi giorni sia sul Pacifico che sulla costa caraibica e che l'ondata di maltempo durerà almeno fino a novembre. 

Sia che si tratti degli effetti provocati da El Niño o de La Niña e chiaro che il cambiamento climatico in corso ha nei già fragili e poverissimi Paesi centroamericani una delle sue prime e più indifese vittime.

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