[08/09/2010] News

Il Parlamento Ue dà via libera a direttiva sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Ma è polemica

FIRENZE. Oggi a Strasburgo è stato dato il via libera alla nuova direttiva Ue sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, provvedimento che ha fatto e continuerà a fare discutere perché, in sintesi, consentirebbe un aumento delle sperimentazioni sugli animali. Anche prima del voto c'è stato un tentativo di rinvio (che è stato bocciato) avanzato dall'europarlamentare dell'Idv Sonia Alfano e sostenuta da altri 40 deputati. Inoltre, l'assemblea di Strasburgo ha respinto a larga maggioranza gli emendamenti che erano stati presentati dal gruppo dei Verdi per modificare alcuni dei punti più controversi della direttiva, in primo luogo quello che prevede la possibilità, per gli Stati membri, di mantenere legislazioni più severe in materia di utilizzazione degli animali, ma non di adottarne di nuove. Per quanto riguarda i rappresentati italiani al Parlamento europeo sono state prese posizioni trasversali. Cristiana Muscardini (Pdl) ha chiesto il riesame della direttiva facendosi portavoce delle perplessità espresse anche da esponenti del governo italiano mentre Elisabetta Gardini (Pdl-PPe) ha giudicato favorevolmente il testo. Decisamente in favore del varo della nuova direttiva è stato Paolo De Castro (Pd-Ds), presidente della Commissione agricoltura del Pe, il quale ha sottolineato che è stato raggiunto un «buon compromesso su un testo ragionevole che rappresenta un progresso rispetto alle norme del 1986 nel rispetto delle esigenze scientifiche».

Deluso invece Tiziano Motti (Udc-Ppe), secondo il quale «oggi è stato fatto un "passo indietro" nella difesa degli animali facendo un regalo all'industria farmaceutica sulla pelle delle cavie». L'obiettivo della direttiva approvata dal Parlamento Ue dopo l'accordo raggiunto col Consiglio, sarebbe quello di raggiungere un punto d'equilibrio fra protezione del benessere degli animali e necessità della ricerca scientifica. Queste almeno gli intenti. La nuova direttiva prevede l'obbligo per le autorità competenti nazionali di valutare le implicazioni sul benessere degli animali per ogni test scientifico effettuato, la promozione di metodi alternativi di ricerca scientifica, la riduzione dei livelli di dolore inflitti alle cavie, limiti più severi per l'uso di primati e un regime di ispezioni per assicurare il rispetto delle regole.

L'utilizzo di animali è pertanto consentito per la ricerca di base,  per la cura di malattie di esseri umani, animali o piante, per i test di efficacia dei farmaci, ma anche per l'insegnamento superiore e le indagini medico-legali. Sono state introdotte poi  una serie di clausole di salvaguardia per lasciare la possibilità ai governi nazionali di derogare ad alcune specifiche disposizioni per rispondere a situazioni di emergenza, ma solo nel caso che tale deroga sia scientificamente giustificabile e dopo aver informato la Commissione. Dal mondo animalista sono venuti segnali netti di contrasto al provvedimento. La Lav (Lega antivivisezione) per voce di Michela Kuan, responsabile nazionale settore Vivisezione ha giudicato deludente il testo approvato «soprattutto in considerazione dei progressi scientifici, dell'affermarsi dei metodi alternativi all'uso di animali e dell'opinione pubblica espressasi in modo chiaramente contrario alla sperimentazione animale». Secondo la Lav, tra le norme più negative rientrano la possibilità di poter ricorrere, anche se in deroga, a gatti e cani randagi (ma in Italia tale pratica è vietata fin dal 1991), la possibilità di utilizzare specie in via d'estinzione e/o catturate in natura (compresi i primati e in particolare le grandi scimmie), la possibilità di effettuare esperimenti senza anestesia, nonché l' autorizzazione anche per esperimenti altamente dolorosi.

«Ma non sono, ancora, del tutto perse le speranze per i 12 milioni di animali che ogni anno muoiono nei laboratori europei: infatti, a questo punto - ha spiegato Gianluca Felicetti, presidente della Lav- sarà fondamentale che nell'iter di recepimento nazionale della Direttiva, Governo e Parlamento traducano in fatti le dichiarazioni di questi giorni, inserendo disposizioni più restrittive di quelle di Strasburgo e lo sviluppo concreto dei metodi di ricerca che non fanno uso di animali». Sulla stesse posizioni anche il Movimento ecologista europeo - Fare ambiente che contro la direttiva ha lanciato una petizione su cui sta raccogliendo le firme. «La nostra iniziativa- ha dichiarato Piergiorgio Benvenuti, responsabile dei Rapporti istituzionali dell'associazione- è finalizzata a richiamare il rispetto del Trattato di Lisbona, entrato in vigore il primo dicembre 2009, che sancisce "il principio che l'Europa promuove e tutela il diritto degli animali a non subire sofferenze, in quanto esseri viventi capaci, come l'uomo, di provare dolore" e a lanciare un appello al Governo italiano affinché nel momento che la direttiva Ue entrerà in vigore nel nostro Paese vengano confermate le normative più restrittive».

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