[09/09/2010] News

Il piano di azione “verde” della Cina per le industrie strategiche

LIVORNO. Il Consiglio degli affari di Stato (il governo cinese) ha sottolineato l'importanza di incrementare gli sforzi per sviluppare nel Paese le industrie emergenti di importanza strategia. Una riunione del governo comunista, alla quale ha partecipato anche il primo ministro Wen Jiabao, ha indicato le sette industrie ritenute prioritarie per la Cina: risparmio energetico e protezione dell'ambiente, la nuova generazione di tecnologie informatiche, la biologia, la produzione di attrezzature di alto livello, le nuove energie, i nuovi materiali e i veicoli a carburanti alternativi.

La dichiarazione finale sottolinea che «Le imprese interessate devono rafforzare le loro ricerche in questi settori e sforzarsi di promuovere delle applicazioni delle loro scoperte fondamentali scientifiche e tecnologiche. Il governo centrale guiderà lo sviluppo di queste industrie stabilendo gli standard industriali e creando un ambiente sano per i mercati. La Cina sosterrà anche l'accesso sui mercati internazionali dei principali prodotti di queste industrie. Il Consiglio degli affari di Stato si impegna ad introdurre delle misure finanziarie e fiscali preferenziali, a disporre dei fondi speciali e ad a favorire degli investimenti sociali al fine di promuovere lo sviluppo di queste industrie».

Il governo di Pechino prevede anche l'adozione un piano di sviluppo e linee guida per la crescita di queste industrie innovative, per ottimizzarne la distribuzione nelle regioni della Cina e per facilitarne lo sviluppo coordinato.

La svolta verde era già stata annunciate da Wen Jiabao il 5 marzo nel suo rapporto sull'attività del governo: «Sviluppare delle industrie emergenti d'importanza strategica ed assicurare una superiorità economica, scientifica e tecnologica è d'importanza decisiva per il futuro della Cina». Un futuro che avverrà con una colossale riforma industriale e territoriale almeno a sentire quanto annunciato il 6 settembre dallo stesso Consiglio degli affari di Stato che ha svelato i piani per incoraggiare le industrie di basso livello ad abbandonare le regioni costiere della Cina per spostarsi nelle province interne «Nel quadro degli sforzi per accelerare la rilocalizzazione industriale e la trasformazione del modello di crescita economica del Paese».

Lo spostamento delle industrie meno moderne dalle regioni costiere nelle aree centrali ed occidentali della Cina dovrebbe accelerare il ritmo di industrializzazione e urbanizzazione delle altre regioni in gran parte ancora rurali, ma soprattutto decongestionare e "ripulire" le regioni costiere che sono il cuore della inarrestabile crescita cinese.

Sul suo sito www.gov.cn. il Consiglio degli affari di Stato sostiene che «Le regioni centrali ed occidentali della Cina sono ricche di risorse naturali, offrono una quantità di manodopera poco costosa  e dei vasti mercati. La rilocalizzazione industriale metterà questi vantaggi in risalto. I governi locali delle regioni centrali e occidentali dovranno ridurre l'intervento amministrativo decidendo quale programma potrebbe essere dismesso e, in seguito, evitare di ricostruirlo».

Pechino chiede ai governi locali anche di «Migliorare l'ambiente per gli investimenti e le infrastrutture, rafforzare le capacità di innovazione e di fare maggiori sforzi per proteggere l'ambiente».

In Cina la ricollocazione delle industrie di basso livello ha conosciuto negli ultimi anni un'accelerazione perché ormai la manodopera nelle fabbriche della costa sta diventando troppo costosa e le politiche di tutela ambientale cominciano ad incidere, quindi si va nella Cina ancora povera e con meno esigenze di tutela della salute e dell'ambiente.  Una migrazione "spontanea" che evidentemente preoccupa i comunisti cinesi che vogliono accompagnarla e guidarla, magari con un tocco di greenwashing made in China mentre puntano negli spazi liberati sulla costa alla green economy industriale del futuro.

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