[10/09/2010] News

Economia: i pannicelli di Obama e le travi negli occhi degli italiani

LIVORNO. Se come dice Alberto Alesina oggi sul Sole24Ore i "pannicelli di Obama non scaldano la ripresa",  le "lastre di ghiaccio" del nulla fatto dal nostro governo ha ottenuto certamente lo stesso risultato. Certificato, alla faccia delle previsioni del ministro Tremonti, dall'Ocse: «Le previsioni di breve termine ci collocano come fanalino di coda tra i sette grandi, perché assegnano all'Italia un meno 0,3% nel trimestre compreso fra luglio e settembre 2010 e per l'ultimo scorcio dell'anno stimano un aumento del Pil pari ad appena lo 0,1% annualizzato». Questo non per difendere Obama e nemmeno per fare i "Tafazzi" della situazione, ovvero esaltarsi per la recessione dell'Italia, ma perché queste analisi sui piani di stimolo buoni o cattivi tutti strumentali solo a fini politici a noi francamente hanno stancato. Quello che è evidente - anche per chi non è un economista come noi - è che nessuno ha trovato l'exit strategy e può gonfiare il petto per quindi rivendicarla. Anzi.

Le uniche previsioni che stanno trovando conferme sono purtroppo, ribadiamo purtroppo, quelle negative a partire dalla jobless recovery, ovvero alla ripresa(ina) senza nuovi posti di lavoro. Invece di interrogarsi e fissarsi sulla rappresentazione grafica della crisi - vedi stucchevole dibattito sulla W - Confindustria ad esempio dovrebbe spiegare perché il suo vertice, la presidente Marcegaglia, dà piena fiducia a questo governo per poi, attraverso il suo giornale, attaccarlo in ogni pagina. Non c'è categoria infatti che non accusi il governo di qualcosa, a partire dal non aver ancora scelto un nuovo ministro dello sviluppo a mesi ormai dalle dimissioni di Scajola che hanno bloccato proprio quella "rinascita nucleare" (per fortuna diciamo noi) che doveva essere il cuore della politica industriale del Paese. Se poi si vuol criticare Obama è legittimo, per carità, ma vogliamo paragonare la proposta di "incrementare e rendere permanenti i crediti d'imposta sulla ricerca" rispetto al nostro regime di incentivazione che dopo la brillante pensata del click day ora vede come criterio direttore di scelta quello "dell'ordine d'arrivo delle domande"? (vedi Sole24Ore pagina 30 di oggi). Altro che travi e pagliuzze qui siamo alla presa in giro.

Pochissimi poi quelli che, tra i soliti commentatori economici, che incrociano la crisi e le misure per uscirne con le altre crisi in corso a partire da quella ecologica. Tragico inoltre che da sinistra l'unico recente guizzo sul piano dell'analisi arrivi da Tony Blair: «La sinistra vincerà quando deciderà di voler vincere. Deve fare una sola cosa: analizzare il mondo come il mondo è oggi, non com'era, o come vorrebbe che fosse, o come avrebbe voluto che fosse stato. Valuta il mondo com'è e troverai le risposte giuste. È ricetta buona per tutti: i partiti progressisti vincono quando sono all'avanguardia nel capire il futuro, sono sconfitti quando diventano una brutta copia dei conservatori. Quelli con la "c" minuscola». Quel Tony Blair che poi osanna le barzellette di Berlusconi e che la realtà, quando era premier, se l'era fatta ad uso e consumo vedi giustificazione dell'intervento militare in Iraq con l'invenzione delle armi di distruzione di massa. Lo stesso Blair che mutò geneticamente la sinistra inglese nel New Labur assumendo tutti i precetti del tatcherismo-reaganismo e diventando il più affidabile alleato del neoconservatorismo Usa che la realtà mondiale l'ha stravolta con un impeto ideologico, che tendeva a riscriverla con gli eserciti mentre i "compagni" cinesi declinavano in maniera brutale, ma economica la globalizzazione...

Segnaliamo infine, a futura memoria della serie non tutti vanno dietro al pensiero unico, quanto ha scritto il compianto Edmondo Berselli nel suo libro postumo appena uscito di cui danno notizia oggi i giornali: «Dovremo abituarci ad avere meno risorse. Meno soldi in tasca. Essere più poveri. Ecco la parola maledetta: povertà. Ma dovremo farci l'abitudine». D'altronde - scrive Ilvio Diamanti su Repubblica - , «l'alternativa è tra impoverirsi senza ammetterlo, peggio: senza accorgersene. Oppure affrontare il declino del benessere, l'impoverimento (se vogliamo usare una formula meno aspra, la "minore ricchezza") in modo consapevole. In modo "giusto"». Per cercare di capire dove stiamo andando e dove invece si vorrebbe andare, bisogna appunto fare i conti con la realtà, ma ci pare che nessuno voglia farlo...

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