[14/09/2010] News

La Groenlandia conferma la “tolleranza-zero” per l’uranio

LIVORNO. Il Naalakkersuisut, il governo semi-indipendente della Groenlandia, è dovuto intervenire con una nota ufficiale per smentire le notizie date dai media di mezzo mondo che annunciavano un mutamento di linea nella politica sull'uranio della Kalaallit Nunaat (Terra degli Uomini), come si chiama ufficialmente la Groenlandia: «Il Naalakkersuisut desidera chiarire che continuerà ad applicare l'attuale politica di tolleranza zero per quanto riguarda l'uranio».

Secondo il sito ufficiale del governo groenlandese "Nanoq", le notizie date dalla stampa sarebbero collegate al fatto che, il 9 settembre, il Naalakkersuisut ha approvato un'aggiunta chiarificatrice delle norme che regolano l'esplorazione delle risorse minerarie. «Tale precisazione significa che le società, che hanno trovato e delimitato le risorse minerali contenenti elementi radioattivi possono richiedere una licenza per preparare le valutazioni di impatto ambientale e di sostenibilità sociale - spiega la nota del governo di Nuuk - Nel fare questa aggiunta agli Standard Terms, il Naalakkersuisut spera di giungere ad una maggiore conoscenza sulla salute e sicurezza per quanto riguarda gli elementi radioattivi in ambiti dove gli obiettivi reali sono metalli diversi da quelli radioattivi. L'aggiunta è in linea con l'ambizione del Naalakkersuisut di assicurarsi maggiori conoscenze circa le conseguenze dell'esplorazione e della gestione di elementi radioattivi. L'aggiunta alle norme stabilisce in modo esplicito che una licenza per completare tali valutazioni di impatto ambientale, ecc. non dà diritto ad un permesso di ricerca o sfruttamento di elementi radioattivi. La politica sull'uranio della Groenlandia resta pertanto invariata e la tolleranza zero per l'esplorazione e lo sfruttamento di elementi radioattivi continua intatta».

Ma la Groenladia sembra alle prese anche con un altro problema. Secondo Greenpeace, infatti, acque di origine subtropicale si stanno infiltrando nell'Artico. Gli scienziati hanno verificato che l'arrivo dell'acqua calda coincide con l'aumento della velocità del ghiacciaio e il suo scioglimento. Lo rivelano le nuove ricerche scientifiche svolte da un team di scienziati della Woods Hole Oceanographic Institution e Greenpeace sul fiordo del ghiacciaio di Kangerdlugssuaq, nella zona orientale della Groenlandia.

Nel 2009, erano stati lanciati in mare una serie di strumenti di rilevazione (sonde multiparametriche) recuperate dopo un anno, con la registrazione delle temperature e di altri parametri del fiondo del fiordo. I dati hanno fornito le prime prove di un'ipotesi che profila scenari molto pericolosi: c'è sempre più acqua calda proveniente dalla Corrente del Golfo che arriva fino alle alte latitudini dell'Artico, a oltre 200 metri di profondità. Questo processo rischia di accelerare tutti gli scenari di scioglimento dei ghiacci sviluppati finora per descrivere i possibili effetti dei cambiamenti climatici.

Già oggi, lo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia è responsabile del 25 per cento dell'innalzamento del livello dei mari. Ma il suo contributo potrebbe aumentare. Se lo scioglimento dei ghiacci marini (come quelli del resto dell'Artico) non influisce sulla crescita del livello dei mari, infatti, diverso è il discorso per le calotte continentali come quelle della Groenlandia e dell'Antartide. La seconda è la maggiore per estensione, ma è proprio la calotta groenlandese a essere la più minacciata.

«Continuiamo a perdere tempo per tagliare le nostre emissioni di CO2», commenta Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia, «ma la natura non ci farà sconti. È possibile intervenire subito: Greenpeace ha già presentato uno scenario che praticamente azzera le emissioni europee al 2050».

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