[17/09/2010] News

La Croazia condanna i bracconieri-trafficanti italiani di uccellini

LIVORNO. Alla fine di agosto, in Croazia sono stati fermati dai doganieri 4 cacciatori italiani che tentavano di contrabbandare 627 uccelli canori morti della Bosnia Herzegovina in Croazia. Gli uccellini erano stati nascosti dai bracconieri-trafficanti sotto il sedile di guida di un furgone, un quarto dei piccoli volatili era già stato spennato, rendendo impossibile l'identificazione. Tra le specie identificabili c'erano molti prispoloni (Anthus trivialis) e allodole (Alauda arvensis),specie protette dall'Unione europea e dalla legislazione nazionale croata e italiana.

Si tratta della prima grande spedizione di uccelli canori sequestrata in Croazia nel 2010, dove l'incidenza del contrabbando di uccelli canori recentemente sembrava essere in diminuzione.

I cacciatori italiani, ma sarebbe meglio dire padani, vista la provenienza di gran parte di loro, stavolta sono stati processati e il capo-bracconiere si è dichiarato colpevole ed è stato condannato a 2 anni di detenzione con pena sospesa per 5 anni, è stato multato per 78.885 corone croate (circa 10.000 euro), il furgone dei trafficanti italiani è stato sequestrato, gli uccelli canori morti confiscati e al capo dei trafficanti è stato vietato di mettere piede in Croazia per 4 anni.

«Traffic si congratula con la Dogana croata per questo recente sequestro e accoglie con favore la rapida applicazione di pesanti sanzioni da parte della Corte croata - dice Rob Parry-Jones , direttore di Traffic Europa, il network che tiene sotto controllo il commercio di specie selvatiche - Questo caso evidenzia la necessità di un migliore controllo sulle attività dei cacciatori italiani per garantire che la loro attività non si svolgano al di fuori della legge. Questa dovrebbe essere una responsabilità congiunta tra le autorità italiane e le agenzie di caccia».

Il problema del commercio illegale di uccelli canori in Europa, e soprattutto verso l'Italia del nord, gestito da bracconieri-trafficanti italiani, è stato evidenziato nella rapporto del 2008 di Traffic "The illegal trade in wild birds for food through South-east and Central Europe" che ha sottolineato l'importanza del coinvolgimento dell'Italia, in quanto Paese consumatore, e della Croazia, come importante Paese di transito, nella repressione e prevenzione di questo barbaro spreco di biodiversità e bellezza animale che si è ormai trasformato in una specie di colonialismo venatorio e dei bracconieri italiani che distruggono la fauna degli altri Paesi per soddisfare un mercato interno per alimentare una "tradizione culinaria" che utilizza i piccoli volatili canori e che un bel pezzo di Europa guarda con incredulo orrore.

Nei Balcani i cacciatori italiani si sono resi responsabili dell'uccisione di milioni di uccelli di 83 specie diverse, anche quelli appartenenti alle 68 specie per le quali esiste la proibizione totale di caccia, tra le quali 33 specie considerate rare. I bracconieri si avvalgono di complicità locali e in Bosnia Herzegovina probabilmente hanno il "benestare" delle milizie armate locali della Repubblica Serba o di quelle musulmane e croate senza il quale pare improbabile svolgere traffici e caccia illegali.

Il contrabbando di uccellini morti e vivi colpisce soprattutto Albania, Bosnia e Herzegovina, Bulgaria, Macedonia, Montenegro, Serbia e Romania. Oltre alla Croazia, i maggiori Paesi di transito sono Ungheria e Slovenia. C'è un altro Paese oltre l'Italia che importa illegalmente specie di uccelli protetti provenienti dal bracconaggio: Malta, nota per la sua caccia selvaggia e prolungata e per non voler rispettare le Direttive europee per la protezione dell'avifauna. Proprio una bella compagnia per l'Italia. che d'altronde in materia di caccia continua a collezionare procedure di infrazione europee e a proporre leggi nazionali e regionali che tentano di reintrodurre (e prolungare) la caccia a specie protette nell'Ue.

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