[17/09/2010] News

L'Iaea e il rebus del Medio Oriente denuclearizzato

. Iran: «Frattini e Berlusconi, é bravo chi ci capisce qualcosa»
LIVORNO. Hu Xiaodi, l'ambasciatore cinese presso diverse Agenzie dell'Onu e organizzazioni internazionali a Vienna, ha detto che «La Cina sostiene la proposta di stabilire una zona denuclearizzata in Medio Oriente», naturalmente si tratta di nucleare "militare", perché per quello civile la competizione è apertissima e anche i cinesi ci fanno più che un pensierino.

Hu è intervenuto al Board of governors dell'International atomic energy agency (Iaea) che si è aperto ieri a Viennae ha sottolineati che «La Cina sostiene sempre il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione e si impegna a far progredire l'universalità, l'efficacia e l'autorità del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari(TNP). A questo fine, la Cina sostiene l'istituzione di una zona denuclearizzata in Medio Oriente, chiede ad Israele di ratificare il Trattato di non proliferazione nucleare entro una data prossima, di mettere tutte le sue installazioni nucleari sotto la supervisione completa dell'International atomic energy agency. Durante questo tempo, tutti i Paesi in questa regione devono rispettare coscienziosamente i loro obblighi verso il Tnp, firmare e ratificare gli accordi dell'Iaea ed i loro protocolli aggiuntivi».

Il Medio Oriente, se si esclude un passaggio sull'altro punto caldo, la Corea del Nord, è stato al centro anche dell'intervento di apertura del Board of governors del direttore generale dell'Iaea. Yukiya Amano (nella foto), che ha ribadito il suo impegno personale a raddoppiare gli sforzi per un mondo libero dalle armi nucleari ed ha presentato il Nuclear security report 2010. Amano ha detto che «Il rispetto dei pertinenti strumenti giuridici internazionali in materia di sicurezza nucleare è progressivamente aumentato. Tuttavia, devo sottolineare che, a 5 anni dall'adozione dell' Amendment to the convention on the physical protection of nuclear material, i progressi verso l'entrata in vigore rimangono lenti».

Riguardo alla zona denuclearizzata in Medio Oriente Amano ha spiegato che «Continua ad esserci una generale mancanza di chiarezza tra gli Stati membri della regione sulla sostanza e le modalità di un accordo per istituire una zona in Medio Oriente senza armi nucleari. Continuerò la mia consultazioni con gli Stati membri interessati . Mi auguro che la conferenza proposta per il 2012 avrà luogo con la partecipazione di tutti gli Stati coinvolti e che porterà ad un risultato produttivo».

Ma le speranze devono fare i conti con una realtà che è a dir poco opaca: «Come dimostra il mio rapporto "Implementation of the Npt safeguards agreement in the Syrian Arab Republic" - ha detto il direttore dell'Iaea - la Siria ha rifiutato di impegnarsi in modo sostanziale con l'Agenzia riguardo alle questioni irrisolte legate al sito di Dair Alzour e di alcuni altri luoghi. Di conseguenza, l'Agenzia non è stata in grado di compiere progressi verso la soluzione delle questioni in sospeso relative a tali siti. È fondamentale che la Siria si impegni positivamente con l'Agenzia su tutte queste questioni senza ulteriori ritardi».

Poi Amano ha affrontato lo spinosissimo nodo delle capacità nucleari israeliane «In agosto ho visitato Israele dove, al più alto livello politico, ho trasmesso le preoccupazioni della Conferenza generale concernenti le capacità nucleari di Israele e ho invitato Israele a prendere in considerazione l'adesione al Tnp, mettendo tutti i suoi impianti nucleari sotto la salvaguardia dell'Iaea».

Quel che Amano non dice è che Israele ha più o meno risposto picche e ha detto che l'Iaea farebbe bene ad occuparsi di più della minaccia nucleare iraniane, invece delle sue bombe e centrali.

A dire il vero l'Iran è ormai al centro di tutti i summit Iaea, «Ho davanti a me il mio rapporto azione "Implementation of the Ntp safeguards agreement and relevant provisions of security council resolutions in the Islamic Republic" - ha detto Amano a Vienna - Ho appreso con grande rammarico la decisione dell'Iran di opporsi alla designazione di due ispettori che recentemente hanno condotto ispezioni in Iran. Esprimo la mia piena fiducia nella professionalità e nell'imparzialità degli ispettori in questione. Come sottolineato nel mio rapporto, l'obiezione ripetuta dell'Iran per la designazione degli ispettori, con esperienza nel ciclo del combustibile nucleare e negli impianti iraniani, ostacola il processo di ispezione. Faccio appello, ancora una volta l'Iran a riconsiderare la sua decisione del 16 gennaio 2007 di chiedere all'Agenzia di revocare la designazione di 38 ispettori».

L'altro problema immediato sul tappeto è il reattore nucleare di ricerca di Teheran: «Per quanto riguarda la richiesta dell'Iran all'Agenzia di facilitare la fornitura di combustibile nucleare per il reattore di ricerca di Teheran - dice il direttore dell'Iaea - ho continuato a consultarmi con tutti gli interessati. Alla fine di luglio, ho trasmesso a tutti gli interessati la mia disponibilità ad ospitare una riunione per facilitare il processo. sono pronto a convocare tale riunione, previo accordo di tutte le parti interessate».

Insomma, più che una zona che pensa a liberarsi dalle armi atomiche il Medio Oriente sembra fatto di sabbie mobili nucleari che imprigionano l'Iaea e la comunità internazionale. L'ultimo esempio viene da un comunicato emesso oggi dal sito in lingua italiana dell'Irib, la radio ufficiale dell'Iran, intitolato "Farnesina si dice amica del popolo iraniano mentre Berlusconi chiede di inasprire le sanzioni contro il popolo iraniano, è bravo chi ci capisce qualcosa".

La redazione dell'Irib spiega che «Invece di rispondere alla domanda posta dalla nostra emittente e cioè perchè il premier italiano Berlusconi abbia chiesto l'inasprimento delle sanzioni contro l'Iran mentre il paese è firmatario del Tnp, ha un programma civile e coopera con l'Iaea, la Farnesina ha inutilmente accusato la nostra emittente rilasciando in più dichiarazioni contraddittorie con quelle del presidente del Consiglio».

Irib fa riferimento a quanto scritto dall'agenzia Agi che cita una fonte anonima del nostro ministero degli Esteri che ha replicato che quelle iraniane sono «Accuse pretestuose e propagandistiche». Ma la dichiarazione che più fa arrabbiare gli iraniani è quella in cui si dice che l'Italia è «Amica e alleato... del popolo iraniano».

«Intanto bisogna precisare che gli italiani sono amici dell'Iran e nessuno pone dubbi - si legge sul sito italiano dell'Irib - ma qui è in discussione l'operato del governo italiano e non altro. Ora la domanda è questa: Se il governo italiano è amico degli iraniani, perchè il presidente del Consiglio chiede l'inasprimento delle sanzioni che, come qualsiasi persona può comprendere, vanno proprio a colpire la popolazione? Ci sbagliamo o le sanzioni sono il preludio della guerra? Altra domanda: se il governo italiano è davvero amico perché non si adopera per la soluzione della questione nucleare iraniana attraverso il dialogo, come fanno altri paesi tipo Brasile e Turchia, invece di gettare benzina sul fuoco delle sanzioni?».

L'Irib già che c'è si dà anche le risposte che secondo gli iraniani portano in Israele: «Per capire tutto bisogna proprio tornare all'ultima visita dell'onorevole Berlusconi in Israele, quando le autorità di Tel Aviv chiesero al premier italiano di intensificare la pressioni sull'Iran. Da quel giorno in poi, l'Italia che nel corso della storia e per merito della sua popolazione aveva sempre avuto buoni rapporti con l'Iran ed era sempre stata una vera amica per l'Iran all'interno dell'Unione europea ed il primo partner commerciale dell'Iran tra i paesi Ue, ha assunto di colpo politiche inspiegabili contro l'Iran; il ministro Frattini e lo stesso Berlusconi hanno iniziato ad usare una forte retorica anti-iraniana che ricorda solo le posizioni di Israele e risulta ancor più intollerante delle posizioni degli Stati Uniti».

La ricostruzione (anche se abbastanza imbarazzante per il nostro Paese che ha continuato a r trafficare con il regime islamico Teheran anche in pieno embargo) non fa una grinza, ma forse gli iraniani pensano al diverso trattamento riservato a dittature "islamiche" come quella della Libia di Gheddafi quando concludono con un tono vagamente ricattatorio: «Una questione che crea rammarico è che le cooperazioni soprattutto culturali tra i due paesi, che hanno in comune una civiltà millenaria ed una grande vocazione religiosa, potevano e possono essere un bene per l'umanità ed un freno alla pericolosa prospettiva dello scontro tra le civiltà. Ed in più va ricordato che le sanzioni, le dichiarazioni offensive, le posizioni intransigenti, danneggiano anche l'ottima attività che tradizionalmente le compagnie italiane svolgevano in Iran, e quindi gli interessi economici del popolo italiano. Comunque le nostre domande sono sempre lì ad aspettare e chissà se la Farnesina e/o il Cavaliere avranno risposte da dare».

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