[21/08/2009] News

Tempi duri per le multinazionali minerarie, anche in Guinea

LIVORNO. La Rio Tinto non ha solo grossi guai in Cina e cali produttivi e di entrate un po' in tutto il mondo, le cose cominciano ad andare male anche in alcuni Paesi africani dove la multinazionale mineraria la faceva da padrone. In Guinea il ministro dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile Papa Koly Kouroumah ha ordinato alla BSG-Ressources Guinée di presentare all'ufficio strategie e sviluppo del suo ministero un piano di prospezioni minerarie complete di una valutazione dell'impatto sociale «Prima di qualsiasi ripresa delle attività di ricerca sull'insieme delle sue concessioni, in particolare quelle di Yono».

Secondo quanto scrive il quotidiano di Conakry L'Aurore, il ministro guineano «ha anche chiesto all'inquinante BSG Ressources di adottare delle misure compensatorie draconiane in favore del fiume Gbléya. Ormai, le è stato vietato ogni apertura di piste o strade di accesso senza o autorizzazione precedente e con l'obbligo di restaurare il degrado causato e di evitare le possibili erosioni».

La giunta militare della Guinea ha intimato all'azienda mineraria di ristabilire gli accessi alla foresta "classificata" di Zowota con un sistema di gabbioni e cordoni di pietra.

Per l'inquinamento idrico, il Département de l'environnement et de developpement durable, ha imposto esami medici per la popolazione e la decontaminazione delle acque. Inoltre sono allo studio pesanti sanzioni fiscali.

Intanto il ministero delle miniere dell'energia e dell'idraulica ha detto di esigere dalla multinazionale mineraria Rio Tinto, che è il vero padrone della BSG Ressources, «Nell'arco di una settimana, lo spostamento del suo materiale di foraggio dei blocchi I e II nella zona Nord du Simandou, sulle quali pesano i contenziosi concessionari tra la Giunea e Rio Tinto».

Però, la Simfer SA, la filiale di Rio Tinto che opera nell'area avrebbe effettuato ricognizioni aeree già comprese nell'investimento totale previsto di 500 milioni di dollari.

A luglio l'amministratore delegato della Simfer, Steven Din, si era incontrato con il ministro delle miniere Mahmoud Thiam per sollecitare il governo della Guinea ad aprire un dialogo, proponendo di mettere in piedi una commissione ambientale incaricata di valutare i danni causati dalle attività della BSG-Ressources Guinée a Simandou.

L'Aurore spiega che «Per ragioni legali, Rio Tinto ha insistito sul mantenimento del suo materiale di foraggio in questa zona conflittuale, prima di convincersi a smontarlo verso il 24 luglio 2009. Ma la BSG Ressources incontra sempre serie difficoltà amministrative per trasportare il suo materiale di lavoro, perché diversi geologi ed idrogeologi dubitano della sue competenze tecniche, in un'area con una biodiversità molto complessa».

Intanto il governo golpista si è dato da fare sull'inquinamento da soda caustica causato dalla raffineria Friguia e Papa Koly Kouroumah rivendica di aver ottenuto il pagamento di tasse e risarcimenti ambientali che riguardano anche il sito di perforazione di Kondekouré ed il completamento di altre prospezioni da parte di Rusal-Friguia.

Le compensazioni riguardano la fornitura di acqua potabile per il quartiere Tigué e il villaggio di Lako, e 158.210.139 franchi guineani come risarcimento alle vittime degli scarichi di reflui inquinati nel re Tigua II (presunta vittima degli scarichi di acque contenenti soda caustica nel fiume Lako. Risarcimenti che l'impresa russa ha pagato anche se aveva sempre negato la sua responsabilità e chiesto di fare altri esami medici.

Comunque la Rusal-Friguia alla fine ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco ed impegnarsi a ricoprire le vasche di contenimento dei reflui minerari con uno strato di pietra e cemento «per evitare qualsiasi modifica del flusso naturale dell''acqua,a costruire un attraversamento pedonale sostenibile a Dôté per facilitare la mobilità dei residenti,a costruire una diga in progetto per il 2010 secondo la procedura di impatto ambientale e sociale».

Cose normali, ma che in Guinea sono una vera novità rispetto al precedente regime che in cambio di sostanziose bustarelle permetteva alle multinazionali minerarie e petrolifere di fare quel che volevano nella totale impunità. La giunta golpista almeno su questo sembra avere il consenso della popolazione e L'Aurore scrive: «Ricordiamo che lo sfruttamento minerario è spesso estremamente inquinante. Può dar luogo a degli affossamenti di terreno o frane. Le macerie possono anche ostruire i corsi d'acqua. I cumuli di terra sfigurano i siti. Cosciente dei precedenti, il governo attraverso il suo Département technique, tenta di agire in maniera più efficace, anche se qualche volta ci sono delle esagerazioni, al fine di evitare che le miniere in attività diventino più tardi siti abbandonati. Per far questo, il governo dovrà adottare una strategia duplice: quando i proprietari delle miniere sono noti, sono responsabili per la sicurezza e l'inquinamento della miniera.

Altrimenti, o in caso di fallimento, le autorità nazionali e locali cooperano per trovare una soluzione. Tuttavia, notiamo che in altri Paesi i governi regolamentano il recupero ed impongono dei meccanismi finanziari agli sfruttatori (Il Code Minier Guinéen de 1995 prevede un conto di garanzia). Ormai, i programmi ecologici dovrebbero essere parte integrante della gestione delle imprese minerarie in Guinea, soprattutto attraverso l'affinamento degli strumenti e dei sistemi ufficiali di gestione ambientale (quali la norma ISO 14.000), il Système de management environnemental e la compatibilità ambientale».

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