[29/09/2010] News

Fiducia bis per l'insostenibilità berlusconiana

LIVORNO. Per uno che esibiva i muscoli dicendo "andiamo al voto" solo pochi giorni fa - per non dire poche ore - sostenere stamani che «Questo governo ha operato bene e non ci sono le condizioni per un' alternativa adesso nell'interesse dei cittadini e di quello che è stato il loro mandato elettorale» vuol dire che la paura delle urne è venuta anche al neo74enne premier di questa triste Italia.

Di amenità nel discorso sul quale stasera, salvo strane e imponderabili congiunzioni astrali, Berlusconi riceverà la fiducia ce ne sono molte. A partire dal dire che secondo il premier «tenendo in ordine i conti pubblici e nello stesso tempo salvaguardando i redditi delle famiglie e dei lavoratori colpiti dalla crisi» ci «ha consentito di superare la crisi e di non farci trovare nelle condizioni in cui si sono trovati altri Paesi europei alle prese con deficit pubblici giudicati non sostenibili dai mercati finanziari e quindi esposti ad attacchi speculativi».

Affermazione verso la quale segnaliamo solo che la crisi non è affatto stata superata e che al di là dei conti in regola non si sa proprio dove andare a sbattere la testa per una ripresa vera e duratura, come ammette lo stesso Tremonti rivedendo al ribasso le già striminzite previsioni di crescita per il 2011.

Ma che Berlusconi abbia voglia solo di raccontare verità come minimo edulcorate lo si capisce bene quando sostiene che «Il governo ha ottenuto in questi due anni risultati certamente positivi anche in altri ambiti» e cosa cita tra i tanti? Il «varo di un piano per l'energia nucleare all'avvio del federalismo, dalla riforma delle politiche di bilancio alla tanto attesa riforma delle public utilities, dalla semplificazione normativa e amministrativa alla riforma delle pensioni e all'abolizione dell'Ici sulla prima casa».

Di quale piano per l'energia nucleare parla che non c'è neppure un piano energetico nazionale? Di quale riforma delle public utilities parla che ancora siamo all'interpretazione della legge? Per non parlare delle conseguenze del demagogico taglio dell'Ici dei ricchi che ha messo in ginocchio i comuni e messo in tasca degli italiani pochi spiccioli che ripagheranno proprio e con gli interessi per sanare le casse dei municipi dissanguate da una manovra finanziaria che darà i suoi peggiori frutti nel 2011.

Il bello è che li chiama successi. Dopo di che iniziano le solite promesse: «Tenendo conto delle esigenze e delle compatibilità del bilancio pubblico, sulla base della lotta all'evasione fiscale e del dividendo della crescita, senza creare ulteriore deficit, il Governo intende pervenire entro la legislatura al varo di norme che consentano una graduale riduzione della tassazione su famiglie, lavoro, ricerca».

Di riduzione di tasse ne parla "solo" dal 1994, con tanto di firma del contratto con gli italiani nel 2001 in diretta da Vespa, promesse entrambe evase bellamente. Ma se questo non bastasse l'insostenibile Berlusconi aggiunge che «Nei prossimi tre anni saranno investite nel Mezzogiorno le risorse per circa 21 miliardi di euro (pari al 40% degli investimenti complessivi in tutt'Italia), raggiungendo nel 2013 alcuni risultati importanti come ad esempio: il completamento dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria; il sostanziale avanzamento di opere quali l'autostrada Telesìna; l'asse autostradale Ragusa - Catania, la superstrada Ionica 106 e il raddoppio della superstrada Agrigento-Caltanisetta; le statali Olbia - Sassari e Carlo Felice; la rete metropolitana campana» e immancabile «Entro dicembre sarà pronto il progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto di Messina che si inserisce nella realizzazione del corridoio Berlino-Palermo e che prevede l'alta capacità sino a Palermo. Sono iniziati i primi lavori sulla costa calabrese e prossimamente partiranno quelli sulla costa siciliana. Sono anche in corso i lavori dell'asse ferroviario Napoli - Bari, dell'asse ferroviario Battipaglia - Reggio e del nodo ferroviario di Bari».

E si arriva così alle proposte sul come rilanciare l'economia del Paese dove il premier fa un altro show linguistico. Tradurre le sue buone intenzioni e ricette teoriche in vero e concreto sviluppo del Paese significa, tra le altre cose, «completare la riforma liberale, che annunciammo sin dalla nostra discesa in campo, assicurando che il principio fondamentale del "tutto è consentito tranne ciò che è vietato" sia applicato con chiarezza e trasparenza anche nel nostro Paese. Significa superare un sistema produttivo ancora fondato su un modello spesso anacronistico di relazioni sociali che ancora richiama un presunto conflitto capitale-lavoro. Significa fornire i nostri cittadini e le nostre imprese di fonti di energia economicamente convenienti, rispettose dell'ambiente e che nel contempo riducano la pericolosa dipendenza energetica del nostro Paese. E la sola risposta oggi è il nucleare, una sfida che dobbiamo perseguire con convinzione e determinazione».

Quindi laissez faire della prim'ora, fuori il sindacato ed energia nucleare. Non solo «significa potenziare in modo sostanziale il nostro sistema educativo, a partire dalla scuola, fino all'università e la ricerca. L'eccellenza della filiera educativa è imprescindibile in un paese in cui l'unica materia prima sono i nostri giovani. E se non siamo in grado di valorizzare i nostri figli il nostro sarà un Paese senza futuro» frase che avrebbe anche un senso se la scuola pubblica fosse in qualche modo sostenuta e non abbandonata a se stessa per non parlare della ricerca. Tutto a beneficio delle strutture private che invece ricevono fior di quattrini.

Non che ci aspettassimo niente di diverso della narrazione di una realtà di comodo, di un'Italietta virtuale che sbirluccica in televisione mentre fuori dalle porte impaurite e blindate c'è un Paese diverso ma quasi sconosciuto e non "reale" perché non televisivo, ma così, con la pervicace negazione dell'Italia impantanata in problemi incancreniti e la senile fiaba del Paese del "ghe pensi mi", il Berlusconi bis, se sarà, rischia di essere peggiore di quanto visto finora e ancor meno attivo tutto preso a cercare accordi con i finiani per far passare soprattutto quello che interessa davvero a Berlusconi, a partire dalla legge-bavaglio e tira giù...

 

Torna all'archivio