[30/09/2010] News

La Cina ospita i Climate change talks pre-Cancun, ma non farà il suo carbon market

LIVORNO. La Cina ospiterà dal 4 al 9 ottobre a Tianjin i Climate change talks finali dell'Unfccc prima del summit internazionale messicano di Cancun e il capo negoziatore per il clima cinese, Xie Zhenhua (Nella foto), ha detto che «Tutte le parti in occasione della Conferenza di Tianjin dovrebbero lavorare per ampliare la base comune e ridurre il disaccordo per disporre il testo negoziale in vista della riunione di Cancun. L'incontro di Tianjin avrà un impatto importante sui negoziati di Cancun. La Cina continuerà a svolgere il suo ruolo costruttivo nei negoziati e spera che tutte le parti possano lavorare per portare avanti i colloqui».

Nella città cinese si è già svolto il 28 e 29 settembre l'incontro preparatorio dei Paesi meno sviluppati (Least developed countries), mentre gli Small island developing states si incontrano oggi così come l'African Group. Gli incontri preparatori si chiudono con il meeting del G-77+Cina del 2 e 3 ottobre.

Xie, che è anche vice-direttore della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma della Cina, ha chiesto a tutti i Paesi di avere un atteggiamento disponibile e di «Fare delle concessioni riguardo al problema del cambiamento climatico, al fine di arrivare ad un risultato accettabile per tutte le Parti nel quadro dell'Onu. Spero che tutti i Paesi possano lavorare insieme per far fronte ai cambiamenti climatici. La Cina spera che i Paesi sviluppati ridurranno per primi le emissioni di carbonio e accorderanno dei fondi e dei sostegni in materia di trasferimento di tecnologie secondo le richieste dell'Unfcc, del Protocollo di Kyoto e della road map di Bali. In quanto Paese in via di sviluppo, la Cina farà del suo meglio, adotterà  delle iniziative positive e riformerà la trasparenza delle sue azioni per contribuire alle operazioni legate ai cambiamenti climatici»

Xie ha poi fatto l'auto-elogio delle politiche climatiche cinesi: «La Cina dovrebbe verosimilmente realizzare il suo obiettivo consistente nel migliorare del 20% la sua efficienza energetica tra il 2006 e il 2010. Grazie agli sforzi continui del governo centrale e dei governi locali, l'obiettivo di riduzione del 20% del consumo di energia in rapporto alla produzione economica è a portata di mano».

In effetti il governo comunista tra il 2006 e il 2009, ha chiuso molte piccole centrali elettriche a carbone che producevano 60 milioni di kilowatt. Nello stesso periodo sono state eliminate  87,12 milioni di tonnellate di acciaio, 60,38 milioni di tonnellate di ferro e 214 milioni di tonnellate di cemento prodotte in fabbriche inefficienti e che sprecavano molta energia. La Cina dice di aver eliminato 70,77 milioni di kilowatt prodotti da impianti di piccole dimensioni, superando così gli obiettivi previsti dall'undicesimo piano quinquennale 2006-2010.

Secondo Xie «Il governo in questi 4 anni ha anche allocato 128,5 miliardi di yuan (19,22 miliardi di dollari) del suo bilancio centrale a progetti di efficienza energetica ed alla protezione dell'ambiente, e i fondi per solo quest'anno dovrebbero raggiungere gli 83,3 miliardi di yuan».

Le statistiche ufficiali indicano che il consumo di energia in Cina relativo alla produzione economica in un è aumentato dello 0,09% nel prime semestre del 2010 rispetto allo stesso periodo del 2009, dopo una diminuzione del 15,6% che secondo il governo ci sarebbe stata tra il 2005 e il 2009.

Nonostante tutto questo virtuosismo però Xie ha dovuto ammettere che non esistono ancora le condizioni per la creazione di una "Borsa del carbonio". Insomma, per ora niente Carbon market cinese con  un sistema di scambio delle quote di emissioni di gas serra. «La Cina - ha detto il potente esponente del governo di Pechino - non ha ancora fissato un livello della quantità delle sue emissioni di carbonio. Quindi, per adesso non esiste nessuna base per il commercio delle quote di emissioni di gas serra. Però, le misure prese dal governo che mirano a combattere il cambiamento climatico diventeranno sempre più stringenti e gli obiettivi di riduzione delle emissioni diventeranno sempre più quantificabili. Per questo ci sarà bisogno di un certo tempo perché la Cina sia in grado di fare un commercio dei diritti di emissione di gas serra».

La Cina non farà il carbon market casalingo, ma intanto partecipa attivamente (come beneficiario principale) alla vendita di quote di emissione, anche con progetti molto discussi, discutibili e sotto inchiesta da parte dell'Onu. 

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