[06/10/2010] News

Tanto tuonò che poi piovve... sui parchi (2)

PISA. Se tutto sommato in pochi anni dopo tanti travagli, rinvii e incertezze nazionali i parchi si sono dotati di strutture e di una capacità complessiva ragguardevole e apprezzata anche in europa pur con le sue inevitabili ombre ora in tempi assai più brevi si è messo a rischio e non per modo di dire quanto faticosamente è stato realizzato.

Si assiste così dopo gli anni in cui si è puntato e con importanti risultati alla crescita di quello che prima o poi sarebbe dovuto diventare un sistema, ad una vero e proprio smantellamento e insabbiamento motivato e giustificato nelle maniere più diverse e anche più balorde e miopi. Tra queste ultime va senz'altro annoverata, ad esempio, l'illusione delle province che lo scioglimento dei parchi specie regionali avrebbe potuto rappresentare una occasione di rilancio e arricchimento delle funzioni dell'ente intermedio, ignorando inspiegabilmente che i parchi non hanno eredi di sorta. Ci sono poi quelle assurdamente pretestuose come il taglio magari di un posto o due in un ente parco salvo poi continuare a prevedere le commissioni di riserva per le aree protette marine che risalgono nientepopodimeno alla legge sul mare dell'82.

Senza contare che hanno ripreso a crescere i parchi commissariati e quindi praticamente paralizzati con i più balordi pretesti e in più d'un caso come dichiarato preannuncio e preludio di liquidazione.
A rendere, infine, questa situazione non soltanto grave e anomala ma paradossale è che il tutto avviene sullo sfondo di un dibattito -quando lo è- che al momento più che ad una messa a punto di un assestamento ‘quasi federalista' del nostro assetto istituzionale perché possa finalmente impostare e gestire politiche pubbliche serie del governo del territorio, sembra avvitarsi sempre di più in una conflittualità paralizzante. E tutti -nessuno escluso- stanno pagando dazio perché a cominciare dallo stato a cui non sarà certo una iniezione drogata di arrogante centralismo a restituire una immagine credibile e dignitosa di efficienza che potrà solo rendere più fragile e e difficile il ruolo delle stesse regioni e degli enti locali oltre appunto a quelle realtà strategicamente importanti come i parchi e i distretti idrografici. Insomma un bel colpo a quelle politiche ambientali che non soltanto l'Europa sta cercando di rilanciare anche per uscire dalla gravissima crisi in atto.

Va detto che se non ad aprire la strada a questa involuzione almeno a facilitarla ha contribuito una caduta prima ancora che politico-istituzionale culturale che in qualche modo non ha risparmiato nessuno. Certo un posto privilegiato va innegabilmente riconosciuto a quei vessilliferi romani che si sono distinti ora con le sconcertanti e cervellotiche sortite sulle privatizzazioni e altro ora con la disinvolta vocazione abrogazionista dettata spesso da una sconclusionata ricerca di compensazioni per cui per ‘salvare' le province vadano pure in malora i parchi.

Gli effetti di questa disastrosa politica che ha fatto strame di una cultura faticosamente costruita in questi anni sono sotto gli occhi di tutti a partire da quelle regioni che appena conquistate da nuove maggioranze hanno messo mano ai freni non soltanto finanziari ma a veri e propri lavori di sconquassamento dell'esistente non sempre neppure tanto brillante.

Alla luce di tutto ciò suonano sibilline e poco convincenti affermazioni del tipo; il ruolo dei parchi nella salvaguardia della Biodiversità richiede impegno e volontà di uscire da alcuni schemi del passato per aprirsi alle esigenze del presente e del futuro. Gli schemi del passato sono quelli che hanno funzionato proprio per apertura di cui non c'è traccia oggi dove domina aria di chiusura e non solo metaforicamente.
(continua.2)

 

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