[11/10/2010] News

Sostenibilità (innovazione verde...), il Pd batte un colpo

LIVORNO. Viste le dure critiche, anche se dal nostro punto di vista ‘argomentate', fatte da greenreport al Pd fin dalla sua nascita, nessuno potrà accusarci di apologia del partito democratico se oggi segnaliamo un passo avanti significativo della coalizione guidata da Bersani verso la sostenibilità ambientale e sociale. Premesso che ci aspettiamo un netto no al nucleare, che ancora come ha ricordato Marino non è ancora stato messo nero su bianco, nei documenti approvati nell'assemblea nazionale appena terminata a Varese, l'economia ecologica appare tutt'altro che un corpo estraneo.

Nella posizione del Pd sul fisco, Fisco 20, 20, 20: la road map per liberare i produttori, la progressività, il federalismo (http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/108996 ), si legge infatti sotto il titolo "Gli incentivi all'innovazione "verde":
«La fiscalità rappresenta una delle leve decisive per sviluppare la green economy, orientare l'economia verso la sostenibilità ecologica. È un obiettivo da perseguire sopratutto in ambito europeo e internazionale attraverso il coordinamento delle politiche di intervento fiscale. Tuttavia, in parallelo all'iniziativa comunitaria, si deve procedere anche a livello nazionale. Negli ultimi anni, grazie ai governi del centrosinistra, si sono fatti importanti passi avanti in termini di fiscalità ambientale. Il Governo Berlusconi ha bloccato il cammino».

Non solo «su tanti ambiti di intervento ha fatto marcia indietro (dallo svuotamento del credito di imposta per la ricerca e l'innovazione, all'interruzione della detrazione del 55% per le ristrutturazioni eco-sostenibili; dalla limitazione all'utilizzo dei certificati verdi, al definanziamento dei programmi di "Industria 2015" dedicati al risparmio energetico, alle fonti rinnovabili e alla mobilità sostenibile)».

E' per questo che il Pd vuol «riprendere con determinazione e sistematicità il cammino iniziato seguendo il principio della "responsabilità condivisa" e del "chi inquina paga". Per l'innovazione "verde" proponiamo: i) incentivi per la riduzione della produzione di rifiuti, per il riciclo e per una efficace gestione del ciclo integrato dei rifiuti; riduzione delle aliquote Iva per i beni ad elevata efficienza energetica; ii) finanziamento agevolato per sostituire caldaie ed elettrodomestici con apparecchiature ad alto rendimento energetico e realizzare interventi per l'efficienza energetica degli edifici, da restituire a rate "in bolletta" con interesse zero ed eventuale quota a fondo perduto (il risparmio energetico "paga" la rata del finanziamento); iii) re-introduzione a regime della detrazione fiscale del 55% per l'efficienza energetica degli edifici, degli elettrodomestici e dei motori elettrici ed eliminazione del tetto all'utilizzo del credito di imposta per le spese in R&S ed investimenti in tecnologie sostenibili; iv) previo coordinamento europeo, applicazione della carbon tax, imposta sul consumo di combustibili fossili, senza sovrapposizione ad altre forme di disincentivazione vigenti (ad es. il "cap & trade") e finalizzazione del gettito al potenziamento del trasporto pubblico locale; v) vincolo per i bilanci comunali all'utilizzo degli introiti da oneri di urbanizzazione e da imposte su nuovi immobili per finalità proprie e non per sostituire entrate correnti».

Noi che ci appassioniamo prima alle idee e poi alle persone, tranne i rari casi dove le due cose possono essere ricondotte a un'unica cosa, lasciamo da parte le beghe su leader e contro leader nel Pd e segnaliamo che è questa per noi la politica che speriamo possa aggregare un Paese come il nostro. Certo si può dire e fare molto altro. A partire dal dissesto idrogeologico del Paese che sarebbe la prima grande infrastruttura su cui investire risorse e creare occupazione.

Al contrario di quell'immagine desolante - fatta emergere proprio dai geologi - che è fedele alla situazione reale di un'Italia sempre in perenne emergenza che brucia miliardi (213 è il conto del Sole24Ore dal dopoguerra ad oggi) molto spesso male.

Un esempio? Dal 1999 al 2008, dice il dossier "Terra e Sviluppo - Decalogo del territorio 2010» presentato dal centro studi dell'Ordine dei geologici con la collaborazione del Cerme, sono stati spesi 58 miliardi per difesa del suolo, riduzione dell'inquinamento e dissesto idrogeologico. Nemmeno pochi se non fosse che 31 sono stati spesi quasi interamente per gli stipendi e solo 26 per la prevenzione dei rischi. Questa è l'economia (ecologica) che un partito che si dica alternativo deve portare avanti. Questa è la quarta via (sperando che abbia miglior sorte della terza) da perseguire. Ci fermiamo qui, perché non è il caso di sperticarsi oltre ma non prima di aver segnalato che questo aspetto, per noi dirimente, del programma del Pd ha avuto la visibilità di un capitolino in mezzo agli altri sull'Unità e niente più. Forse è il caso che si dia un po' più voce e forza a questa proposta - se ci si crede davvero - perché almeno qualcuno se ne accorga...

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