[11/10/2010] News

Cento (Sel) a greenreport: «La legge sulla contabilità ambientale non può attendere oltre»

PISA. L'Italia attende ancora la sua legge sull contabilità ambientale. La contabilità ambientale è un sistema che permette di rilevare, organizzare, gestire e comunicare informazioni e dati ambientali, espressi sia in termini fisici che monetari.

Il primo disegno di legge risale al 1998 e fu redatto da Fausto Giovanelli con gli obiettivi di far emergere nelle politiche pubbliche i "costi occulti" dello sviluppo, pagati in termini di esaurimento delle risorse naturali non rinnovabili e di misure contro l'inquinamento, e sopratutto di fornire agli amministratori uno strumento per tenere conto della realtà di questi costi ambientali nel valutare l'efficenza delle politiche di governo del territorio.

Il testo di tale legge venne approvato al Senato ma non fece in tempo a passare dalla Camera prima della fine della legislatura (marzo 2001).

Alla fine del 2006 venne istituita dal Ministro dell'Economia un'apposita Commissione Ministeriale di studio sulla Contabilità "verde", presieduta dal sottosegretario all'Economia Paolo Cento, che aveva il solo compito di definire in tempi rapidi un disegno di legge appunto sulla contabilità ambientale.

Il 7 settembre 2007 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge che prevede l'istituzione di "un sistema di contabilità e bilancio ambientale che integri gli atti di programmazione economico-finanziaria e di bilancio dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni" per "assicurare conoscenza, trasparenza, responsabilità all'azione di governo rispetto ai principi dello sviluppo sostenibile, nonché il "diritto all'informazione".

Paolo Cento ancora oggi denuncia la mancanza di una legge nazionale su un tema così importante.

«La mia denuncia è rivolta alla maggioranza attualmente al governo, che, irresponsabilmente, non porta in parlamento un tema fondamentale come quello della contabilità ambientale. Un argomento che tra l'altro è stato posto fuori dalla contesa politica da quando l'Unione Europea ha stabilito l'obbligo di legiferare e per garantire la trasparenza e la comunicazione dei provvedimenti del governo nazionale e dei governi locali in tema di ambiente.

Senza contare che se non saranno presi presto dei provvedimenti per colmare questa mancanza, l'irresponsabilità e la negligenza del Governo Berlusconi costeranno all'Italia nel 2010 una multa imposta dall'UE che sommata a quella per la mancanza del raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto raggiungerà i 12 miliardi di euro».

Qual è la vostra posizione come Sinistra Ecologia e Libertà, ovvero come forza extraparlamentare, per portare all'attenzione del governo un tema come quello di cui stiamo parlando?

«I temi dell'ambiente sono sempre stati sicuramente in primo piano per Sinistra Ecologia e Libertà tanto che prima che cadesse il governo Prodi nel 2008 ci siamo impegnati a rendere più apprezzabile il testo del disegno di legge, lasciando più spazio di manovra a comuni ed enti locali in modo da renderlo più interessante nell'ottica di una politica federalista, ma nonostante questo ancora adesso il governo si rifiuta di inserire nel calendario il disegno di legge. D'altra parte anche l'Anci e l'unione delle provincie spingono affinché la legge venga approvata ma fino a che resta ferma l'azione di governo sulle riforme non è possibile agire direttamente».

Quali sono i blocchi che questo disegno di legge incontra all'interno della maggioranza?

«Uno dei blocchi che incontra questa proposta di legge è sicuramente l'azione della Lega Nord la quale in alcuni comuni in cui è al governo ha promosso e messo in piedi forme di contabilità ambientale ma non ha interesse affinché questa legge sia approvata a livello nazionale poiché andrebbe a danneggiare una parte del suo elettorato che è costituito dagli imprenditori del nord-est.

In Italia non è ancora stato assimilato il concetto che la contabilità ambientale così come la green economy possano costituire il motore di innovazione, sviluppo e crescita economica. L'investimento nel settore ambientale viene ancora considerato dalle grandi industrie come una tassa o come un fondo a perdere.

In questo senso non so cosa pensare di fronte all'esempio della Fiat di Pomigliano dove saranno prodotte 5 milioni di auto di ormai vecchia concezione che probabilmente resteranno invendute e che andranno ad incrementare le emissioni di CO2 nell'atmosfera allontanando ancora di più l'Italia dagli obiettivi sanciti da Kyoto. Se in quella fabbrica fossero prodotte anche solo un milione di auto elettriche allora davvero sarebbero salvaguardati posti di lavoro e ricerca, ma questo i sindacati non sono ancora pronti a considerarlo».

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