[25/08/2009] News

Fa pił male un boccale di birra in testa o un bicchiere usa e getta?

LIVORNO. «La sfida non è solo creare un bicchiere da una pinta sicuro, ma far in modo che piaccia all'industria, ai produttori e ai consumatori». Così si è espresso il portavoce del pool di design incaricato dal governo inglese di inventare il nuovo bicchiere che sostituirà la classica pinta di birra in vetro.

Le motivazioni sono nobili: ogni anno nel Regno Unito ci sono 87mila incidenti in cui il vetro spezzato causa feriti e vittime nelle risse che spesso nascono fuori dai pub: il tutto con un costo che tra ospedali, interventi della polizia e processi viene stimato dal governo inglese in qualcosa come 100 milioni di sterline l'anno.

Alla luce di questi numeri mettiamo quindi da parte le pur comprensibili rivendicazioni in merito al gusto, alla tradizione e alla purezza di una birra bevuta in un bicchiere di vetro rispetto ad un altro contenitore. E mettiamo pure da parte il fatto che secondo British Beer & Pub Association (Bbpa) le vendite di birra nei pub inglesi sono crollate al loro livello più basso dal 1930 e che questa novità che si aggiunge alle alte tasse imposte su ogni pinta (aumentate del 27% dal 1997) potrebbe dare la mazzata finale al settore.

Non mettiamo da parte però il fatto che in questo pool di grandi designer incaricati di far digerire ai bevitori inglesi un bicchiere non in vetro non ci sia (probabilmente) un esperto in materia di rifiuti, che allo stesso modo fatto per le ferite da taglio, abbia quantificato quanto costerebbe al Regno Unito smaltire la plastica se i boccali fossero sostituiti da bicchieri usa e getta.

Sempre secondo la Bbpa le vendite di birra nel pub, al di fuori dei supermercati e dei negozi specializzati, sono diminuiti da 12 miliardi di pinte/anno nel 1979 a 9,5 miliardi nel 2007. Le vendite giornaliere dei pub, che 28 anni erano circa 29 milioni di pinte/giorno, si sono ora portate ad appena 15 milioni di pinte/giorno.

Quindi 9,5 miliardi di pinte l'anno equivalgono qualora si scegliesse la strada dell'usa e getta, a 9,5 miliardi di bicchieri di plastica l'anno. Perché allora il governo inglese prima di decidere non fa eseguire un life cycle assessment che gli consenta di conoscere il peso ambientale di ogni diversa opzione di packaging? E magari anche l'impatto sanitario derivato dall'assorbimento da parte dei cittadini delle emissioni necessarie alla produzione di questi bicchieri, e al loro smaltimento finale?

 

Senza dimenticare poi un particolare abbastanza banale, ovvero che le ferite da taglio sono sì derivate dai cocci dei boccali di vetro, ma questi cocci non si muovono da soli, bensì vengono utilizzati inopportunamente da alcuni avventori dei pub: è come se, per usare un vecchio paradosso, si vietasse l'uso delle automobili a tutti, perché qualcuno guidando in stato di ubriachezza ha investito qualcun altro.

 

I conti non tornano, e ancora una volta, scusate il gioco di parole, si sconta la mancanza di una contabilità ambientale e di una lettura della realtà scevra dalle finzioni che scaturiscono dalle percezioni del rischio, quasi mai oggettive. Tra l'altro a dire il vero non mancano neppure studi seri sul lca o sulla contabilità ambiente, manca invece la volontà politica di adottarla come strumento di governo per migliorare le proprie decisioni. Un esempio?

Una trentina di secondi di ricerca in rete ed ecco saltare fuori lo studio degli impatti di diverse opzioni di packaging nel ciclo di vita di una birra italiana, studio presentato da due ricercatori bolognesi in occasione di Ecomondo 2008.

http://www.reteitalianalca.it/la-rete/ecomondo-2008/raccolta-presentazioni-e-poster/poster/Poster-Ecomondo-2008-Cordella-Santarelli.pdf/at_download/file

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