[12/10/2010] News

I fondi per l'eolico offshore britannico saranno smistati sulla dismissione delle centrali nucleari?

LIVORNO. Il prestigioso giornale britannico Guardian scrive che la costruzione di tre nuovi giganteschi impianti eolici offshore con migliaia di turbine potrebbe diventare l'ennesima vittima dei tagli di bilancio del governo britannico conservatori-liberali. Con l'eolico offshore si inabisserebbero anche circa nuovi 60.000 posti di lavoro.

Il retroscena di questo taglio è una catena di scelte infrastrutturali ed energetiche nella quali uno degli anelli sono le obsolete centrali nucleari britanniche. Il precedente governo laburista aveva stanziato 60 milioni di sterline per adeguare i porti, soprattutto nel nord-est del Paese, per consentire l'installazione e la gestione dei campi eolici offshore costituiti da pale giganti di nuova generazione.

Colossi energetici internazionali come Siemens, General Electric e Mitsubishi avevano annunciato piani per investire minimo 180 milioni di sterline nell'eolico offshore britannico ma gli investimenti erano subordinati ai lavori di adeguamento dei porti vicini alle aree scelte per realizzare gli impianti.

Ora, secondo il Guardian, l'appalto per ottenere i fondi del governo rischia di saltare in aria: «I funzionari del Department of energy and climate change (Decc), che dovrebbe fornire la metà dei 60 milioni di sterline richiesti, stanno ancora lottando per i fondi. Tuttavia, essi hanno poco sostegno da parte del Department for business, che avrebbe dovuto trovare l'altra metà, o da parte del Tesoro».

Il ministro britannico dell'energia, Chris Huhne, ha confermato di voler realizzare una Green investment bank, che dovrebbe gestire i fondi pubblici sufficienti e destinati alle energie rinnovabili ed alle tecnologie e impianti low-carbon, come i porti.

Ma il Guardian rivela un altro aspetto della questione: «L'industria nucleare ha fatto un'operazione di lobby di successo al governo per salvaguardare l'enorme budget per lo smantellamento dei vecchi reattori nucleari del Regno Unito gestito dalla Nuclear decommissioning authority. Quest'anno, circa il 60% del bilancio della Nda, 1,7 miliardi di sterline, è venuto dai contribuenti attraverso il Decc, che costituiscono circa il 40% della spesa dell'intero ministero». E pensare che quando, solo pochi mesi fa, i conservatori erano all'opposizione volevano tagliare di circa il 25% i finanziamenti al Decc ed alla Nda. Propositi bellicosi presto messi da parte dopo le elezioni, quando è venuta fuori l'urgenza di mettere mano allo smantellamento di centrali nucleari in situazioni preoccupanti come Sellafield. La Nda, che stava tagliando il suo bilancio, alla fine nel 2011 potrebbe avere più finanziamenti. Il Guardian cita una fonte anonima della lobby nucleare: «Siamo riusciti a spaventare davvero David Cameron», il premier conservatore britannico.

Oggi la Camera dei Comuni dovrebbe discutere il programma di tagli e gli imprenditori riuniti nella RenewableUK hanno avvertito i parlamentari che sono in ballo 60.000 posti di lavoro e che hanno ancora la possibilità di rivedere tutta la partita dei finanziamenti al Decc e alla Nda entro il 20 ottobre. Ma probabilmente saranno disponibili solo una parte dei 60 milioni di sterline necessari.

La cosa metterà forse a disagio Cameron che aveva promesso: «Questo sarà il governo più verde che ci sia mai stato» e sul nucleare potrebbe infrangersi anche l'impegno del governo Lib-Con ad aiutare l'economia ad uscire dalla recessione, in particolare rafforzando le esportazioni di tecnologie hi-tech: il governo ha già tagliato un finanziamento da 80 milioni di sterline all'impresa di ingegneria Forgemaster che ha sede proprio a Sheffield. Non sembrano invece più a rischio i 9 miliardi di sterline per il contestato programma carbone pulito, anche se i progetti pilota potrebbero subire ritardi, Ma la feed-in tariff per il solare e il renewable heat incentive che sovvenziona gli impianti a biomasse e le caldaie a cogenerazione, potrebbero essere ridimensionati. Un portavoce del Decc ha confermato al Guardian: «Il finanziamento delle infrastrutture portuali per l'eolico offshore, così come altre spese pubbliche, è stato esaminato nel contesto della revisione della spesa».

I nuovi giganteschi impianti eolici del progetto "round three" avrebbero dovuto fornire energia equivalente ad un terzo della produzione britannica. Ma le grandi aziende private energetiche pensano che impianti di dimensioni così grandi non siano ancora realistici e i funzionari governativi hanno fatto fino ad ora un sordo ostruzionismo per non impegnare i 60 milioni di fondi pubblici per realizzarli.

Il Decc sta cercando di capire come riformare il mercato energetico britannico per capire come incentivare gli investimenti privati nell'eolico offshore, magari attraverso la Green Bank, ma questo potrebbe richiedere anni. Un portavoce di RenewableUK ha detto al Guardian: «Mantenere il ports fund è essenziale per attrarre la produzione in vista dell'ultimo round dello sviluppo dell'eolico offshore, il settore potrebbe portare la ripresa e mettere il Paese in pole position in termini di tecnologia, occupazione e cash benefits per le energie rinnovabili».

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