[15/10/2010] News

La Corte Ue condanna l'Austria per la mancata attuazione della direttiva uccelli

LIVORNO. La Corte di giustizia europea si trova di nuovo ad affrontare - in una sentenza - la questione ambientale relativa alla mancata e corretta applicazione del diritto europeo in materia di tutela degli uccelli. Stavolta la condanna è rivolta all'Austria perché non ha proceduto correttamente, sulla base di criteri ornitologici, alla classificazione di zona di protezione speciale (Zps) di alcuni siti e per altri perché non ha conferitoli una tutela giuridica adeguata.

La vicenda ha inizio del lontano 2001 quando la Commissione invia alla Repubblica d'Austria una lettera di diffida, affermando che quest'ultima non ha classificato come Zps del sito di Hanság e la delimitazione del sito dei Bassi Tauri. Accusando inoltre l'Austria di non aver ancora pienamente soddisfatto i requisiti della direttiva uccelli, volti a garantire una tutela giuridica delle Zps.

L'Austria però replica alla lettera di diffida con l'invio di un elenco delle diverse zone di conservazione degli uccelli con il relativo regime di protezione giuridica. Nel far ciò, sottolinea la designazione completa o parziale di talune Zps come parco nazionale, riserva naturale, zona di tutela del paesaggio, patrimonio naturale o area di tranquillità e, parallelamente, l'esistenza di leggi o di regolamenti emanati nei vari Länder con riferimento alla tutela della natura.

Ma la Commissione nel 2004 invia alla Repubblica d'Austria un'ulteriore lettera di diffida rilevando che la classificazione nonché la delimitazione delle ZPS rimanevano erronee e che non vi erano misure di tutela giuridica specifiche per tali zone. Il sito di Hanság non era stato ancora classificato come Zps, non era ancora intervenuta un'estensione del sito dei Bassi Tauri e le zone austriache di conservazione degli uccelli erano tutelate essenzialmente da regolamenti relativamente datati, oppure erano prive di tutela giuridica.

Ma nonostante le nuove osservazioni dell'Austria, la Commissione che non si ritiene soddisfatta propone ricorso alla Corte di Giustizia. La direttiva uccelli dispone che gli Stati membri adottino le misure necessarie per mantenere o adeguare la popolazione di tutte le specie di uccelli ad un livello che corrisponde in particolare alle esigenze ecologiche, scientifiche e culturali, pur tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative. Dunque gli Stati dovranno adottare le misure necessarie per preservare, mantenere o ristabilire una varietà e una superficie di habitat sufficienti per tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo. E le misure volte alla preservazione, al mantenimento e al ripristino dei biotopi e degli habitat comportano l'istituzione di zone di protezione. Infatti, la direttiva prevede misure speciali di conservazione per quanto riguarda l'habitat, al fine di garantire la sopravvivenza e la riproduzione di dette specie nella loro area di distribuzione.

Di conseguenza, gli Stati membri devono classificare come Zps i territori più idonei in numero e in superficie alla conservazione di determinate specie. Così come devono adottare misure per le specie migratrici (anche per quelle non elencate dalla direttiva) che ritornano regolarmente, tenuto conto delle esigenze di protezione nella zona geografica marittima e terrestre per quanto riguarda le aree di riproduzione, di muta e di svernamento e le zone in cui si trovano le stazioni lungo le rotte di migrazione. A tale scopo, gli Stati devono attribuire un'importanza particolare alla protezione delle zone umide e specialmente delle zone d'importanza internazionale.

Gli Stati, inoltre, dovranno adottare le misure idonee a prevenire, nelle zone di protezione, l'inquinamento o il deterioramento degli habitat.

Le Zps andranno poi a formare e arricchire la rete ecologica europea Natura 2000 ossia la rete europea di zone e di aree speciali di conservazione che si propone di proteggere le aree naturali e le biodiversità della Comunità. Natura 2000 negli ultimi anni è andata notevolmente ampliandosi tanto che, con i suoi 26 mila siti copre attualmente il 18% del territorio dell'Unione europea.

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