[18/10/2010] News

L’Italia del record europeo della biodiversità a Nagoya, tra speranze, disillusioni e tagli dei parchi

LIVORNO. Anche l'Italia arriva ala Cop 10 della Convenzione per la diversità biologica di Nagoya  senza aver raggiunto gli obiettivi di salvaguardia della biodiversità per il 2010, ma il Wwf sottolinea che  finalmente ha adottato la sua Strategia nazionale «Dopo 16 anni dalla ratifica da parte del nostro Paese della Convenzione internazionale della biodiversità (1994)» e quindi «Con le carte in regola dal punto di vista istituzionale: la Strategia nazionale della biodiversità elaborata dal Ministero dell'ambiente e approvata dalla Conferenza Stato-Regioni, e fortemente voluta dal Wwf, è stata approvata il 7 ottobre scorso».

Un documento che non soddisfa molto altre associazioni, come Legambiente che solo qualche giorno fa, prendendo atto del fallimento degli obiettivi sulla biodiversità dell'intera Unione europea diceva: «In Italia solo buoni propositi. Si investano invece maggiori risorse. Il nostro Paese, leader in Europa per biodiversità, faccia tesoro del fallimento delle politiche europee e, invece di tagliare del 50% il budget destinato ai Parchi Nazionali, attori fondamentali nella conservazione della biodiversità, individui le risorse necessarie da investire» E a pochi giorni da Nagoya Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette di Legambiente, sottolineava: «La Commissione europea ha rilevato come sia importante affrontare i fattori di pressione che mettono a rischio la nostra biodiversità, dai cambiamenti climatici all'inquinamento, dalla frammentazione degli habitat all'invasione di specie aliene. Un percorso che nel post 2010 dovremmo necessariamente seguire anche in Italia individuando, in modo preciso, obiettivi, azioni, responsabilità e risorse per tutelare il grande patrimonio di biodiversità del nostro Paese». Nicoletti non sembra molto convinto che l'Italia giochi un ruolo di primo piano a Nagoya, nonostante le cifre della biodiversità che riporta anche il Wwf che ne fanno il protagonista assoluto in Europa: 57.468 specie animali (8,6% endemiche) 12.000 specie floristiche (13.5%) endemiche. Un patrimonio che però è in visibile erosione: attualmente in Italia sono a rischio il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi e l'88% dei pesci di acqua dolce.

Per il vicepresidente della Lipu-BirdLife, Fulvio Mamone Capria, «L'approvazione della strategia potrebbe rappresentare un primo passo in avanti, ma occorre garantire i fondi e rimediare al gravissimo taglio effettuato quest'anno a danno dei parchi nazionali. L'approvazione della strategia è un fatto positivo ma manca l'investimento economico che la renda attuabile. Il 2010 è stato un anno terribile per la biodiversità in Italia, con il Governo che ha operato pesantissimi tagli alle risorse riservate ai parchi nazionali. Chiediamo che queste contraddizioni stridenti vengano risolte al più presto con impegni precisi».

Ma il Wwf non perde l'ottimismo, secondo l'associazione quello che presenterà il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo è «Un ottimo biglietto da visita: ora devono seguire azioni concrete che diano gambe alla  Strategia stessa».  Il Panda ha inviato alla Prestigiacomo una lettera che è una sorta di road map in 4 punti per l'Italia a Nagoya: « Quattro sono gli impegni solenni che il WWF Italia chiede al nostro Governo in occasione di Nagoya: 1.destinare adeguate risorse economiche alla tutela della biodiversità a partire dalla finanziaria 2011, partendo da quei circa 30 milioni di euro necessari, a superare il taglio del 50% dei fondi per le aree protette previsto nella Manovra 2011-2012 varata lo scorso luglio. 2. procedere alla redazione e alla prima attuazione di Piani d'azione regionali, che rendano concreta e visibile l'intervento istituzionale. 3. tenere in conto la natura, definendo quegli indicatori di sostenibilità che sono previsti nella riforma della contabilità pubblica del 2009 (legge 196/2009). 4. procedere alla definizione di una legge quadro nazionale sulla biodiversità, come stabilito nella Strategia».  Inoltre il Panda sta promuovendo «Un obiettivo del "20 per cento entro il 2020" (20% by 2020) per le aree protette che a livello nazionale, potrebbe  assicurare la sopravvivenza e la ricchezza di tutti gli ecosistemi terrestri e costieri includendo accordi multi-nazionali che garantiscano un'analoga percentuale di protezione per le aree marine al di fuori della giurisdizione nazionale ma ricche di biodiversità».

Secondo il Panda «Questi sono obiettivi immediati coerenti con l'agenda di Nagoya  ma va anche tenuto conto che la Cop 10 indica il percorso che l'Italia deve intraprendere da qui al 2020 e che per il Wwf dovrà vedere il nostro Paese impegnarsi dal punto di vista istituzionale per: a) intervenire per frenare il consumo del suolo e il cambio di destinazione d'uso del territorio allo scopo di rendere coerenti con questi obiettivi i piani paesaggistici e territoriali. b) definire un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici basato sull'aumento della capacità di recupero degli ecosistemi. c) indirizzare virtuosamente i finanziamenti europei dei Fondi strutturali e dei Piani di sviluppo rurale nazionale e regionale. d) concordare programmi di cooperazione e scambio dei Paesi del Mediterraneo a tutela della biodiversità. e) creare le condizioni amministrative ed economiche perché si sviluppi il mercato delle professioni verdi, dei green job. Dal punto di vista della tutela degli ecosistemi: a) sostenere, a partire dal 2011 Anno internazionale delle foreste, programmi in ambito nazionale e internazionale di tutela del patrimonio forestale, anche come strumento per il contrasto ai cambiamenti climatici e lottare contro il commercio illegale di legame, aumentando l'utilizzo di legname certificato; b) porre dine allo sfruttamento eccessivo delle acque e alla frammentazione e devastazione dei sistemi idrografici, dando piena attuazione alla Direttiva comunitaria del 2000; c) eliminazione dello sforzo di pesca eccessivo (overfishing) e delle pratiche di pesca distruttive (ad es. le spadare), nel rispetto degli impegni assunti con la Dichiarazione del 2001 di Reykjavik».

Secondo Isabella Pratesi, responsabile Programma conservazione del Wwf Italia, «Bisogna che già in occasione della Cop10 di Nagoya le istituzioni del nostro Paese confermino nei fatti di considerare il patrimonio naturale e i servizi che vengono resi dagli ecosistemi come parte integrante della nostra ricchezza nazionale e del benessere della comunità».

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