[22/10/2010] News

Acqua pubblica, approfondimento sulla proposta di legge presentata dal Pd

FIRENZE. Il partito democratico ha presentato la sua Proposta di legge sull'acqua pubblica. In una fase dove il governo con i regolamenti attuativi del decreto Ronchi 135/2009 (convertito in Legge n.166/2009) vuole portare a termine il suo disegno di estensione della  privatizzazione della gestione del servizio idrico (la sostanza), mentre quasi un milione e mezzo di cittadini ha firmato per andare al referendum su questo argomento, condividendo le proposte del vasto Comitato referendario costituito dalla cosiddetta società civile, l'iniziativa del Pd si pone a nostro avviso due obiettivi: bloccare la deriva privatistica del governo e evitare il referendum che è stato sostenuto con posizioni più o meno personali anche da molti esponenti locali e non dello stesso Partito democratico (per non parlare degli elettori).

Sul primo aspetto le stesse spiegazioni in premessa alla proposta di Legge non lasciano dubbi: «Il Partito democratico si è opposto alle norme fatte approvare dal governo a colpi di fiducia e che spingono verso una privatizzazione forzata togliendo agli enti locali la possibilità di decidere e portando al rischio di monopoli privati nelle mani di poche grandi aziende spesso del tutto estranee ai contesti territoriali in cui viene svolto il servizio; norme presentate sotto il titolo di obblighi comunitari quando in realtà non c'è alcun atto comunitario o sentenza europea che imponga di forzare l'ingresso dei privati nel servizio idrico integrato».

Ma anche sul secondo aspetto nonostante i distinguo, è evidente che formalmente il Partito democratico si disimpegna dall'intraprendere una battaglia per l'affermazione dei quesiti referendari «Il Pd è contro il disegno di privatizzazione forzata imposto dal governo ed è vicino a quanti lo contrastano seguendo le diverse vie referendarie. Combattere, anche con il referendum contro la privatizzazione forzata dell'acqua è una battaglia fondata ma lo strumento referendario da solo non basta, è inadeguato sia per la scarsa efficacia dimostrata negli ultimi anni (24 referendum persi su 24 negli ultimi 15 anni per mancato quorum) sia perché sua natura abroga leggi senza definirne di nuove e più efficaci».

Sicuramente c'è necessità di una legge di riordino della materia tutta, e non solo da oggi. Ma almeno di un cambio di scenario non ci pare che ad oggi ci siano le forze in Parlamento per ottenere risultati per via legislativa e lo strumento referendario pare l'unica strada. Del resto ci sembra di "intuire" che i cittadini lo abbiano capito visto il risultato della campagna di raccolta firme per il referendum. Se si vuole davvero cambiare qualcosa nel modello di governo dell'acqua in Italia, a breve, l'unica strada è quella referendaria a cui va affiancato il lavoro di riordino legislativo.

E nel merito a nostro avviso ci sono alcuni spunti interessanti nella proposta del Pd. I principali: il richiamo al "ruolo" delle Autorità di distretto idrografico (che ancora non ci sono) e intensificazione del loro rapporto con le Assemblee d'ambito del servizio idrico integrato (cui è assegnato l'esercizio delle competenze nel comparto idropotabile); l'introduzione di un'Autorità di regolazione nazionale indipendente (oggi assente); l'introduzione di meccanismi che vincolino alla realizzazione degli investimenti necessari per il miglioramento del servizio; l'impegno aggiuntivo per garantire lo stesso livello di servizio in ogni area del paese. Si tratterebbe del Fondo nazionale per il riequilibrio territoriale (trattato all'art. 15 della Pdl) finanziato parte con la tariffa e parte con risorse a carico del bilancio dello Stato.

La proposta di legge sull'acqua pubblica del Pd non è piaciuta al governo, «La proposta del segretario Bersani di una legge sull'acqua pubblica costituisce un preoccupante scivolone della leadership del Partito Democratico su posizioni che non appartengono alla tradizione riformista di quel partito» ha  dichiarato il ministro per i Rapporti con le Regioni e per la coesione territoriale Raffaele Fitto, ma anche il Forum italiano dei Movimenti per l'acqua ha messo in evidenza più ombre che luci: «Se vogliamo dare un giudizio generale sulla proposta di legge- notiamo che nella sostanza riporterebbe la situazione sulla gestione dei servizi idrici a prima del Decreto Ronchi, senza intaccare le vie che hanno portato alla privatizzazione dei servizi idrici negli ultimi anni. Nella proposta abbiamo letto un timido passo in avanti quando si legge che gli investimenti devono tornare in capo al pubblico: logica vorrebbe che sparisse la "remunerazione del capitale investito" riconosciuta ai gestori, come noi chiediamo con il terzo referendum.

Vediamo invece che viene introdotto il concetto di "remunerazione dell'attività industriale", definizione che non esiste nella teoria economica e che gradiremmo che il Pd spiegasse meglio». Sulla dichiarazione di Bersani e Franceschini "anche i promotori dei referendum sapevano di fare una battaglia soprattutto culturale", il Forum italiano dei Movimenti per l'acqua precisa: «Non è cosi. Noi i tre referendum vogliamo vincerli, vogliamo che la gestione del servizio idrico torni pubblica e partecipata dai cittadini e dai lavoratori, nel rispetto di 1 milione e 400mila elettori che hanno sottoscritto i quesiti. Se la dirigenza del Pd va a cercare in qualche cassetto della Commissione Ambiente troverà la Proposta di Legge di Iniziativa popolare avanzata dal Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua e presentata a suo tempo grazie ad un percorso di partecipazione e alle 400mila firme raccolte nel 2007. Nell'incontro del 25 giugno il Forum chiese al Pd di adoperarsi affinché quella legge fosse portata all'ordine del giorno nel dibattito parlamentare, ad oggi niente si è mosso. Se i dirigenti del Pd leggessero quel testo potrebbero trovarci diversi spunti interessanti» hanno concluso dal Forum.

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