[26/08/2009] News

L'Africa ha bisogno di 68 miliardi di dollari l'anno per combattere il cambiamento climatico

LIVORNO. I 9 ministri dell'ambiente e dell'agricoltura dell'Unione africana riuniti ad Addis Abeba per definire la linea comune dell'Africa per i negoziati di Copenhagen sul cambiamento climatico stanno discutendo soprattutto di quali compensazioni ed incentivi chiedere ai Paesi ricchi per i danni che il continente africano sta già subendo a causa del global warming.

La risoluzione che verrà approvata nella capitale etiope dovrà essere ratificata il 29 agosto a Tripoli, in Libia, nel vertice straordinario di capi di Stato africani che si occuperà del preoccupante aumento dei conflitti locali che spesso hanno proprio nella scarsità (o nel possesso) di risorse naturali la loro causa scatenante.

Secondo i ministri africani i ricchi Paesi industrializzati, che hanno le maggiori responsabilità delle emissioni di gas serra che stanno provocano seri problemi all'Africa, il continente più povero e meno industrializzato, dovrebbero dare ai vari Paesi dell'Africa almeno 67 miliardi di dollari a titolo di risarcimento, comunque, anche per fonti internazionali indipendenti, sarebbero necessari almeno 50 miliardi di dollari all'anno per far fronte e mitigare gli effetti del climate change in Africa.

«La proposta è che questa sia una cifra significativa per determinare un rapido, sostenibile sviluppo ed industrializzazione dei Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa - spiega il rappresentante del Sudan all'Onu Lumumba Di-Aping all'Afp - Le compensazioni richieste potrebbero arrivare in totale fino al 5% del Pil mondiale, il che sarebbe intorno a 3 trilioni di dollari».

Alla riunione prendono parte i ministri dell'Algeria, che ha annunciato che guiderà l'intero continente a Copenhagen, della Repubblica democratica del Congo, del Kenya, di Mauritius, del Mozambico, della Nigeria, dell'Uganda, dell'Etiopia e del Sudan, tutti Paesi che, in diversa maniera, stanno facendo spesso drammaticamente i conti con imponenti cambiamenti ambientali e climatici che hanno innescato crisi sociali, economiche e politiche.

Ma intanto stanno emergendo le divisioni: Secondo Rhoda Tumusime, Commissario dell'Unione africana per l'economia rurale e agricoltura, «L'Etiopia, il cui primo ministro Meles Zenawi ha esposto le preoccupazioni del continente riguardanti il cambiamento climatico al recente summit del G8, è probabile che venga scelta come "rappresentante " nel meeting libico», questo metterebbe in dubbio il ruolo di capofila dei negoziatori africani che l'Algeria assicura che le sia già stato assegnato.

Invece, per Tumusime, «L'Etiopia sarebbe ideale per essere il portavoce del continente. È stata proposta perché il suo leader comprende il problema del cambiamento climatico».

Speriamo che questo ennesimo scontro tra Africa "nera" e nord arabo e islamico non porti nuovamente ad una confusione di voci per un continente che secondo l'Onu entro il 2020 potrebbe avere tra i 75 ed i 250 milioni di esseri umani che soffrono la sete.

Gli 8 di Addis Abeba stanno rivedendo e limando le posizioni comuni espresse all'inizio dell'anno all'altro summit di Nairobi che prevedono più finanziamenti e trasferimento di tecnologie per la produzione di energie rinnovabili e riduzioni significative (il fatidico 25 - 45% in meno) di gas serra da parte dei Paesi sviluppati.

Inoltre gli africani ribadiscono la richiesta già avanzata al G8 de l'Aquila di realizzare un centro continentale per il cambiamento climatico in Africa.

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