[27/08/2009] News

Taglio dei gas serra: Pachauri si schiera con i Paesi poveri per le 350 ppm di CO2

LIVORNO. A 100 giorni dal summit mondiale sul clima di Copenhagen, il presidente dell'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) e Premio Nobel  Rajendra Pachauri ha rilasciato un'intervista all'Afp che sembra una provocazione per rilanciare negoziati che sono in un pericoloso stallo.

Rispondendo a Marlowe Hood  dell'Afp, che gli chiedeva se appoggiasse le richieste dei Paesi in via di sviluppo, e in particolare degli oltre 80 Paesi più poveri e vulnerabili del mondo che chiedono che la concentrazione di CO2 in atmosfera non superi le 350 parti per milione (ppm) e che l'aumento delle temperature globali non superi gli 1,5 gradi entro la fine del secolo, Pachauri ha detto: «In qualità di presidente dell'Ipcc non posso prendere posizione, perché non facciamo le raccomandazioni.  Ma come essere umano sono pienamente a favore di tale obiettivo. Quello che sta accadendo, e ciò che è probabile che accada, mi convince che il mondo deve essere veramente ambizioso  e molto determinato nel  muoversi verso un obiettivo di 350».

Il presidente dell'Ipcc appoggia dunque con finta ritrosia una richiesta avanzata dalla Association of small island states (Aosis ) nel dicembre 2008 e che successivamente è stata fatta propria dal  49-strong bloc dei Paesi meno sviluppati dell'Africa e del sudest asiatico, una dichiarazione che cambia radicalmente le carte messe in tavola dalla stessa Ipcc che nel suo rapporto del 2007 sosteneva che per non fare crescere la temperatura oltre i 2/3 gradi serviva puntare a contenere la concentrazione in atmosfera dei gas serra a 450 ppm, un limite accettato anche dal G8 de l'Aquila di luglio.

Il "nuovo" limite di 350 ppm è una vera e propria bomba che Pachauri mette sotto i pigri piedi dei negoziatori della roda map di Bonn verso Copenhagen, visto che secondo gli ultimi dati forniti dall'osservatorio Noaa di Mauna Loa, alle Hawaii, ormai abbiamo già raggiunto le 387 ppm (nel grafico), senza contare che i dati di crescita delle temperature rispetto all'era pre-industriale sono già saliti tra gli  0,7 e 1 grado a seconda delle stime.

Quindi più che di una richiesta di limitazione delle emissioni si tratta di una richiesta di tagli immediati dei livelli già esistenti e Pachauri sembra proprio che voglia utilizzare la disperata forza d'urto del  blocco dei Paesi più poveri e più a rischio global warming per costringere i Paesi ricchi ed emergenti a rispettare gli impegni che teoricamente si sono dati ma che fino ad ora non hanno rispettato.

Pachauri è evidentemente preoccupato per l'isolamento dell'Unione europea e per la decisione del Major economies  forum di spostare al 2050 la riduzione dell'80% delle emissioni di CO2, mentre i Paesi industrializzati rifiutano le richieste di tagli dei gas serra dal 25 al 45% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990.

Con questa "prudente" intervista il Premio Nobel per la Pace mette tutto il suo peso sul piatto della bilancia dei Paesi più minacciati dal riscaldamento globale (e scommette su una loro tenuta ai negoziati di Copenhagen) per far capire ai ricchi che a dicembre la partita nella capitale danese non sarà facile e che il dopo-partita, in caso di un cattivo risultato, potrebbe diventare ancora più rischioso.

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